Ecco un altro trascurabile live dei Deep Purple, non più originali, non più mitici. All'elevato spessore dei 4/5 della attuale formazione (Roger Glover, Ian Paice, Steve Morse e Don Airey, tutti grandissimi, a prescindere dal periodo in cui si è verificato il loro ingresso nella band) vanno purtroppo contrapposte due note dolenti: una si chiama Ian Gillan, estremamente imbarazzante nel suo stridente starnazzare; l'altra è rappresentata dalla criticabile scelta di eseguire una tracklist che guarda al passato della band, trascurando la produzione attuale. Riguardo alla voce solista, quello che colpisce negativamente è la ostinata volontà del cantante di incedere sulle note alte o altissime, nonostante una voce che ormai non conserva nulla degli antichi fasti. Apprezzeremmo molto di più un suo più intelligente ricorso alle ottave più basse, atteggiamento che, oltre ad apparire quale (encomiabile) dichiarazione di modestia, permetterebbe al combo di riarrangiare i brani in chiave più attuale, in base alle odierne capacità esecutive del singer. E invece no! Urla sguaiate e voce stuprata fanno apparire la perfomance dello storico componente molto più vicina al grido di dolore di una gallina alla quale si sta tirando il collo, piuttosto che ad una prestazione di un personaggio chiave della cultura hard rock mondiale. Quanto alla seconda nota dolente, valgano qui le pertinenti parole espresse a metà tra il laconico e l'annoiato da un sagace Ritchie Blackmore: tempo fa gli fu chiesto cosa pensasse dei Deep Purple post 1993 (cioè quelli successivi al suo definitivo abbandono). Rispose egli con una domanda che conteneva non una, ma mille risposte: "Stai parlando di quella cover band?". La penso come lui. E' un peccato mortale relegare un chitarrista e un tastierista eccelsi come Steve Morse e Don Airey a meri scimmiottatori dei loro predecessori, vedendoli suonare - in uno stile che peraltro è lontanissimo dal loro - pezzi storici che solo la Mark 2 aveva il diritto eseguire. Io ritengo che un organico profondamente mutato come quello dei Deep Purple attuali, con due componenti di spessore come Morse e Airey e un repertorio post Blackmore che ormai si attesta sui 5 album, tutti buoni, se non ottimi, possa doverosamente consentire il definitivo cambio pagina, previa adozione di un repertorio costituito dall'80% di nuovi brani relegando ad una manciata i vecchi classici (concordo sul fatto che "Highway Star", "Smoke on the water" e "Perfect Stranger" dovrebbero essere sempre presenti"). E invece no! (e siamo a due!): la band si ostina a proporre un repertorio che vede invertiti le percentuali di cui sopra (con un Gillan che, come detto, è totalmente fuori fase), relegando ad una manciata i brani odierni (generalmente, peraltro - e questa sarebbe la terza nota dolente - si tratta di quelli meno avvincenti). Se volessi ascoltare i Deep Purple di "Lazy", "Strange King Of Woman" e "Black Night" sfilerei dallo scaffale il doppio "Made In Japan" e ricorrerei a "Nobody's Perfect" per brani come "Bad Attitude" o "Knocking at Your Back Door". Da questa formazione, invece, mi aspetto di sentire il chitarrismo esuberante di Morse (e non quello barocco di Blackmore) in brani come "Ted the Mechanic" e "Hey Cisco" (da "Purpendicular"), "Any Fule Kno That" e "Fingers to the Bone" (da "Abandon") o le tastiere futuriste di Airey (e non l'organo distorto di Lord) in "House of Pain" e "Picture of Innocence" (da "Bananas"), se non entrambi in "Money Talks" e "Wrong Man" (da "Rapture of the Deep"), "A Simple Song" e "Out of Hand" (da "Now What?!"). Che senso ha sentire pezzi come "Space Truckin'" o "Into The Fire" in assenza del dualismo Lord/Blackmore? Nessun senso. Avete ancora dubbi? Vi consiglio di ascoltare "Hush" e "Black Night" in chiusura del setlist: i vocalismi di Gillan, stancamente seguito da quelli che sembrano automi puntualmente programmati, ma con pile pericolosamente in fase di esaurimento, suonano come un tristissimo canto del cigno, un epitaffio mediocre per una band che potrebbe ancora esprimersi in termini a dir poco dignitosi, se soltanto lo volesse. 55/100 |
Ian Gillan: Voce Anno: 2015 CD1: 01- Highway Star CD2: 01- Above And Beyond
|