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Prima di Eddie Van Halen, c'era l'italiano Vittorio Camardese

 

 

 

 

Pare doveroso segnalare Vittorio Camardese, un medico con la passione della chitarra le cui abilità tecniche nell'uso del tapping (tecnica chitarristica e bassistica che consiste nell'utilizzare la mano ritmica per percuotere le corde direttamente sulla tastiera, creando interessanti legami tra note e percussioni) - sono oggi immortalate in un filmato realizzato nel 1965 nel corso della trasmissione "Chitarra, Amore Mio" innanzi ad uno sbalordito Arnoldo Foà. Il video sta letteralmente spopolando nel web ormai da tre anni, raccogliendo consensi anche blasonati: tra questi, Joe Satriani che, scovatolo su youtube, lo ha inviato ad alcuni amici tra i quali un entusiasta Brian May.

Ma partiamo dall'inizio: classe 1929, originario di Potenza, Camardese era un medico specializzato radiologo che esercitò la professione a Roma, presso l'ospedale San Filippo Neri e il policlinico Umberto I.

Chitarrista autodidatta, non campò mai di musica sebbene di musica si occupò sempre con instancabile e rinnovata passione. Fu infatti un assiduo frequentatore del “Music Inn” e del “Folkstudio”, due dei principali locali romani del secolo scorso (il primo ad orientamento jazz, il secondo aperto anche ad altri generi), ed era in stretta amicizia con numerosi musicisti delle compagini jazz nazionale ed internazionale, quali Lelio Luttazzi, Romano Mussolini, il brasiliano Irio De Paula, gli americani Tony Scott, Joe Venuti e Chet Baker (l'ultimo era sempre suo gradito ospite in occasione della sua permanenza nella Capitale).

La sua prima apparizione televisiva risale al 1956, per la trasmissione “Primo applauso” (varietà televisivo della Rai in 36 puntate, che segnò l'esordio quale conduttore di Enzo Tortora), dove si piazzò al primo posto. Poco meno di 10 anni dopo, come detto in apertura, partecipò al citato programma “Chitarra, amore mio” e, agli inizi degli anni '70, fu chiamato da Renzo Arbore a “Speciale per voi” (talk show musicale trasmesso sul secondo canale della Rai), che lo volle ospite anche in un suo successivo programma, alla fine dello stesso decennio (le fonti tacciono il nome del programma, verosimilmente “L'altra domenica”).

L'attività artistica di Camardese è poco documentata e ci è nota principalmente attraverso la partecipazione alla citata trasmissione “Chitarra amore mio” (di seguito il video: , ad oggi, purtroppo, l'unico documento che testimonia le abilità esecutive del lucano). Tuttavia, il chitarrista è largamente presente sul web con un ottimo sito ufficiale (http://www.vittoriocamardese.com/) e addirittura una dettagliata pagina Wikipedia (https://it.wikipedia.org/wiki/Vittorio_Camardese). Numerosi, infine, sono gli articoli dedicati all'artista da riviste on-line.

Le sue doti esecutive sono oggi largamente pubblicizzate dal figlio adottivo, Roberto Angelini, con lui cresciuto fin dall’età di tre anni, che recentemente si sta dedicando alla realizzazione di un documentario sulla vita del padre, di cui è possibile visionare una breve anteprima qui di seguito.

Tornando al filmato estrapolato da “Chitarra amore mio”, il titolo che ne accompagna una identica versione postata da stranieri di lingua inglese (“Van Halen did NOT invent tapping!!... This Italian guy did in 1965!!!”. Qui , lo presenta quale l'inventore del tapping.

In realtà, proprio nel sito ufficiale dell'artista, alla sua pagina biografica (http://www.vittoriocamardese.com/#bio), viene doverosamente precisato che “tale tecnica era già stata impiegata precedentemente da altri strumentisti, come l'americano Roy Smeck negli anni trenta”. Ci sembra una bella prova di onestà, da parte dei parenti di Camardese, attribuire la paternità del tapping a Smeck nonostante, e lo ha accertato chi scrive, in nessuna pagina biografica di quest'ultimo, compresa la pagina Wikipedia a lui dedicata, si faccia riferimento alle sue abilità esecutive nello specifico settore.

L'unico video che fornisce prova in tal senso (anch'esso su youtube) dimostra che la sua tecnica, pur sbalorditiva, si limita al solo uso del pollice e si innesta su un consolidato contesto prevalentemente ritmico, esercitato dalle altre dita della stessa mano. Ne consegue che il tapping così come lo intendiamo noi – quello, per intenderci, lanciato da Eddie Van Halen - viene certamente forgiato da Camardese, peraltro, ed incredibilmente, con la chitarra acustica. “L'utilizzo originale di Camardese”, si legge nel sito ufficiale dell'italiano, “si caratterizza già per alcuni elementi che un decennio più tardi ne avrebbero decretato la fortuna in ambito pop, rock e fusion. Tra questi, il maggior virtuosismo, non solo in fase di velocità esecutiva, ma anche nella capacità di ricreare a livello uditivo la sensazione di un ensemble strumentale (contrabbasso, chitarra di accompagnamento, percussioni), il tutto su un impianto armonico di tipo prevalentemente jazzistico”.

In conclusione, nel rammaricarci per la scomparsa di Vittorio Camardese (avvenuta nel 2010), con particolare riferimento all'impossibilità di intervistarlo e, soprattutto, di vederlo gioire nel riscontrare la popolarità che giustamente oggi gli viene riservata, esprimiamo il desiderio di intervistare il citato Roberto Angelini che, apprendiamo con piacere, è un chitarrista e cantautore italiano che vanta una nutrita discografia solista (undici tra LP ed EP) e una blasonata partecipazione come session man per artisti quali Nicolò Fabi ed Emma (per la quale ha scritto anche diversi pezzi, uno dei quali risultato vincitore del noto talent show “Amici”).

Restiamo in attesa fiduciosi, in attesa di un suo contatto.

 

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