Giovanissimi, romani, preparati, i Portal Way esordiscono con un lavoro che è completamente esente da critiche, tanto risulta credibile a livello esecutivo, compositivo e di produzione. Andiamo per gradi: il genere è prog metal; loro sono in quattro; la musica è interamente strumentale. A voler trovare delle influenze è impossibile non citare i Dream Theatre, sebbene siano certamente presenti anche tracce della migliore produzione barocca e magniloquente (quella con predominanza di tastiere che ha fatto la fortuna di gruppi come Elp e Yes), nonché riferimenti all’universo progressivo made in Italy, in particolare gobliniano (ed infatti, alcuni loro brani sarebbero perfetti in contesti cinematografici): Claudio Simonetti sembra essere della partita, soprattutto quando Igor Campitelli si misura con effetti che richiamano il suono dell’organo a canne (The first battle, In the cathedral). A livello ritmico, il chitarrista Andrea Sgrilla è anch’egli vicino alle sonorità del folletto: nell’economia del suono risulta essere parsimonioso, talché le risonanze dure e metalliche non risultano mai predominanti sulla tastiera, esattamente come faceva Massimo Morante venticinque anni fa (negli assolo, invece, ha altri e più moderni punti di riferimento). Completano l’organico il bassista Margo Angeli (in Quick as lighting si palesa con un refrain colmo di tensione emotiva) e Omar Campitelli, batterista talmente competente che potrebbe suonare al posto di Portnoy, non certo nei Dream Theatre, ma senz’altro in gruppi come i Transatlantic o nei lavori solistici di Neal Morse. Peccato che la veste grafica (copertina a parte) sia assai infantile e la durata dell’opera si attesti sui 33 minuti scarsi. La qualità di questo album è parzialmente confermata nella seconda opera discografica, sempre valida ma di livello inferiore (qui la recensione di A&B). (Recensione apparsa sul n. 37, anno 2008, di “Musikbox - Rivista di cultura musicale e guida ragionata al collezionismo”, qui pubblicata per gentile concessione dell'autore). |