Gov’t Mule, Ciampino (Roma), 21 maggio 2015 - Orion
Nella impeccabile cornice sonora fornita dall’Orion Club – locale alle porte della Capitale che sintetizza efficacemente il nuovo concetto di spazio musicale – i Gov’t Mule, ancora una volta, si manifestano perfettamente credibili nella loro ormai rodata incarnazione a quartetto. Proponendo un set certamente più ridotto rispetto all’altra data italiana (15 brani nella Capitale a fronte dei 20 suonati a Milano), ma non per questo meno avvincente, il Mulo ha nuovamente proceduto con instancabile ostinazione, condotto efficacemente da un Warren Haynes che si è confermato mattatore di pregiatissimo livello, ancorché di selvatica attitudine, genuino e graffiante esecutore della sei corde. Percorrendo tutta la carriera discografica – particolarmente tributati gli album "Déjà Voodoo", ai cui brani “Bad Man Walking” e “Perfect Shelter” viene affidato l’onore di aprire le danze, e "Shout!", dal quale viene estratto almeno ¼ dei pezzi che compongono l’intero set list della serata – la band si è posta in termini oltremodo taglienti, palesando la grezza ma efficace attitudine sonora grazie alla quale è oggi indicata quale indiscusso archetipo del genere.
Abbandonate le liquide incursioni floydiane espresse nella recente fatica discografica The Dark Side Of The Mule (obiettivamente poco credibili, per un gruppo così ruspante e insolente), ridotte al solo brano “Scared To Live” le discutibili citazioni reggae (pesantemente abusate in album come The Dub Side Of The Mule e Mighty-High, entrambi caldamente sconsigliati da chi scrive nella recensione che si trova qui), i Government cesellano una scaletta essenziale ma straordinariamente efficace, percorrendo il range a doppio filo che oscilla tra southern e rock blues, non mancando di omaggiare anche il genere fusion coverizzando una perla come “Stratus” (dell’immenso Billy Cobham), qui proposta in termini scalpitanti e irrequieti, come di consueto. Una serata a dir poco magica, quella qui recensita, appena appena scalfita dalla citata incursione reggae – che chi scrive non si stancherà mai di stigmatizzare con inflessibile convinzione – e dal bis, “People Are Strange”, brano troppo smargiasso, per non dire cialtronesco, per un gruppo così efficace, la cui esecuzione, peraltro, è stata pregiudicata da problemi tecnici legati allo strumento a fiato suonato da Danny Louis.
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Warren Haynes: voce, chitarra Data: 21/05/2015 Setlist: encore
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