Roma, 23 Aprile 2008 - Stazione Birra
Osanna & David Jackson Special guest: Gianni Leone Stazione Birra, Roma 23 aprile 2008 Articolo apparso sul n. 36, anno 2008, di “Musikbox - Rivista di cultura musicale e guida ragionata al collezionismo”, qui pubblicato per gentile concessione dell'autore.
Come si fa a non parlare bene di uno come David Jackson! Preferiamo lanciare sassate contro i Van Der Graaf Generator, piuttosto, che hanno deciso di rinunciare a questo grande valore aggiunto, perdendo, oltre che una forte componente scenico-teatrale (le sue performances con due sassofoni sono esperienze visive che lasciano il segno), anche un musicista di pregio, ancora oggi e nonostante l’età. Buon per Lino Vairetti che, al contrario di Hammill, è riuscito ad adattare le esigenze del gruppo agli impegni di insegnante dell’amico inglese (Jackson aveva semplicemente chiesto che gli impegni musicali non rubassero troppo tempo alla sua seconda attività, didatta in una scuola per disabili), mettendo a segno un colpo da maestro: reinserire nuovamente i fiati in organico (e che fiati!). Questa collaborazione giova ad entrambi: Jackson suona con un gruppo altrettanto prestigioso, forte di una tradizione musicale non certo inferiore a quella dei Van Der Graaf (pensate a Palepoli, un album a metà tra progressive, sperimentazione e tradizione); gli Osanna – la cui ultimissima incarnazione non ci aveva proprio convinto (troppo ardita, è apparsa la sostituzione dei fiati con il computer) – colmano finalmente un buco enorme nel loro sound, peraltro con un nome internazionale rinomato e stimato. Orbene, il concerto del 23 aprile scorso non ha deluso aspettative e speranze del pubblico: il combo si è palesato coeso, osmotico, compatto. Il fiatista è apparso fin da subito molto più concentrato a suonare piuttosto che intento a rubare la scena ai nuovi compagni di avventura, perfettamente consapevole dello spessore che un nome come il suo riveste in un siffatto contesto scenico. Egli si è integrato in modo mirabile ed entusiastico, ben lungi dal presentarsi in termini di mera special guests, palesandosi, invece, come parte indissolubile ed integrante del gruppo stesso. Sul palco, anche Gianni Leone, tastierista del Balletto di Bronzo (ospite a Roma e Napoli, ma non nelle altre date), il cui legame con la band partenopea, mai reciso completamente, si è originato nei primissimi anni ’70, quando militava nella primissima incarnazione dei Città Frontale insieme a 4/5 dei futuri Osanna. Durante l’esibizione, i 7 musicisti hanno offerto una carrellata dei migliori brani degli Osanna: Animale senza respiro, L’Uomo, Mirror Train, il medley acustico composto da ’A Zingara/Oro caldo/My mind flies/L’amore vincerà di nuovo, Ce vulesse, Everybody’s gonna see you die, In un vecchio cieco, Oro caldo, Solo uniti (brano della seconda incarnazione dei Città Frontale), There will be time (proposta in veste minimale dal duo Vairetti/Leone). Solo due le critiche, peraltro non eccessivamente rilevanti: i fiati erano un tantino coperti dagli altri strumenti; sebbene i nuovi arrangiamenti ci piacciano molto, la presenza di un fiatista eclettico e stravagante come Jackson, avrebbe potuto fornire al gruppo l’occasione per (ri)presentare la sperimentazione e il coraggioso anticonformismo delle stesure originali. Invero, i musicisti si sono fatti perdonare ogni cosa, proponendo alcune chicche imperdibili: una coinvolgente Theme one dei Van Der Graaf Generator (suonata anche una seconda volta, come bis finale); un’intensa e struggente Can we still be friends, cover dell’inarrivabile Todd Rundgren, proposta in maniera appassionata dalla coppia Jackson/Leone; Sogni d’oro (in italiano nell’originale), un brano semisconosciuto della produzione solista di Jackson, dalle sonorità oniriche e fiabesche, forte di alcuni crescendo tipici dei Van Der Graaf più apocalittici. Bel concerto e bravi tutti, giovani e meno giovani, italiani e inglesi. Resta solo da sperare che, allorquando la collaborazione con Jackson sarà giunta al termine, Vairetti si decida a non rinunciare nuovamente ai fiati, così indissolubilmente legati al suono degli Osanna, come ha dimostrato quest’ultima esperienza. Il pensiero corre inevitabilmente ad Elio D’Anna: rivederlo in formazione, ancorché al posto di Jackson, ci gratificherebbe ancora di più che sapere quest’ultimo nuovamente in organico, ne siamo certi. (Gianluca Livi)
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"There will be time" è eseguito in duo da Lino Vairetti (voce) e Gianni Leone (tastiere) "Can we still be friends" è eseguito in duo da David Jackson (sax) e Gianni Leone (tastiere)
Tracklist:
10. Sogni d’oro |