Interessante uscita discografica a nome Beatles, chiaramente attinta dalla compagine pirata.
"Home and studio demos", si legge consultando la back cover, "unrealesed & unpublished songs, studio sessions outtakes, home jams, rehearsals, improvs, alternate takes/demos, concerts, covers, auditions, unpublished alternate mixes, studio monitor mixes, acetates, informal sessions, home tapes, live recordings, reunions, appearances on tv/movies/radio/specials video/events/songs in interviews and everything else involving Beatles unofficial music audio". E' una descrizione fin troppo generosa, giacché l'opera contiene, di fatto, versioni embrionali di vari brani, alcuni dei quali poi diventati del classici, generalmente catturate rudimentalmente, sebbene siano presenti anche registrazioni attinte direttamente dal mixer. In generale, l'atmosfera è intima e calda, essendo i pezzi prevalentemente suonati in veste acustica: poche le eccezioni, tra cui "You Wear Your Women Out", in cui compare una batteria, forse suonata da McCartney, all'interno del quale, peraltro, è riconoscibilissimo l'incipit iniziale di "I've Got A Feeling". La citazione di un brano tratto da "Get Back" non è casuale giacché questo 33 giri attinge prevalentemente dalle sessions di quell'album, proponendo canzoni rinvenibili in vari titoli non ufficiali del gruppo, pur mai editi in vinile, tra i quali preme quantomeno citare "Artifacts II" e "Artifacts III" (box di 4 cd ciascuno, editi nel 1995 dalla label Big Music) e "The Complete Get Back Sessions" (monumentale cofanetto di ben 83 cd, pubblicato nel 2019 dalla giapponese Moonchild Records). Al riguardo, si segnalano "Everybody Got Song" (che evidenzia elementi di "Don't Let Me Down"), il ritornello "Everyone Had A Hard Year", cioè la chiosa conclusiva di (ancora una volta) "I've Got A Feeling" (qui magnificamente proposto in veste intima), e un breve e preziosissimo stralcio di "Let It Be" impreziosito dalla voce di Lennon, assente nella versione poi resa nota al pubblico. Si segnalano anche elementi sonori apparsi nel "White Album": tra gli altri, "Look At Me", qui del tutto irriconoscibile, "Is It Discovered", motivo di fondo che poi andrà a sublimare la lisergica "Cry Baby Cry". Infine, sono inclusi stralci di brani poi confluiti nelle discografie soliste, come "Woman Is The Nigger Of The World" e "Cold Turkey", nonché alcune bozze di cover, tra le quali preme citare "Bye Bye Love" degli Everly Brothers, "Save The Last Dance For Me" dei Drifters, "Hi-Heel Sneakers" di Tommy Tucker, "I'd Have You Anytime" e "Nowhere To Go" di Bob Dylan, entrambe incluse in "All Things Must Pass", prima uscita discografica a nome George Harrison (la seconda è inserita soltanto nell'edizione del 50° anniversario). Alla luce di quanto sopra descritto, la collocazione di queste incisioni nell'esteso range che va dal 1957 al 1969, cioè quasi l'intero arco di vita del quartetto, come trascritto nei crediti, appare del tutto ingiustificata: più verosimilmente, i brani risalgono al biennio 1967-1969. In ogni caso, quella di cui sopra è senz'altro un'analisi parziale ed esemplificativa, risultando farraginoso commentare nel dettaglio i 39 pezzi che compongono l'opera tutta, la quale, per evidenti motivi legati all'importanza marginale che questi proto-brani rivestono in seno alla discografia ufficiale, è evidentemente consigliata ai soli completisti. |
John Lennon Anno: 2020 |