Vorrei stroncarlo di brutto, quest'uomo, giacché sono due anni che lo rincorro invano cercando di dare vita ad un'intervista del tutto simile a quella effettuata a Carlo Verdone, totalmente incentrata su aspetti squisitamente musicali.
Eppure, mi è proprio impossibile farlo in ragione di una devozione che ormai sfiora l'adorazione pura. Incalzante, vulcanico, pungente, Antonio Ornano ha il pregio di trattare il politicamente corretto in maniera scorretta, cosa invero comune a molti altri comici, facendolo tuttavia apparire lineare, logico e addirittura irreprensibile, e ciò raramente si riscontra in altri contesti. Questa caratteristica è anche dovuta all'uso intelligente di iperboli narrative che mai prescindono dal linguaggio colto (il tipo, del resto, ha fatto il Classico per poi laurearsi in Giurisprudenza): egli è quindi capace di passare da una gestualità e un linguaggio scabrosi (pur di rado utilizzati), ad una raffinatezza posturale ed espositiva che ha letteralmente il potere di magnetizzare, altra cosa del tutto unica: al riguardo, vale la pena citare la sua magistrale esegesi sull'onanismo adolescenziale, lungamente esposta sul filo del doppio senso etimologico senza mai, e si sottolinea mai, ricorrere al turpiloquio o ad una gestualità sfacciata. Il genovese usa la favella in maniera abile, non lasciando tregua all'astante, che è capace di far piombare in uno stato di piena e avvolgente ricettività. Non è un caso, d'altronde, se egli divenne famoso proprio interpretando un personaggio colto, l'apprezzatissimo Professore entomologo capace di utilizzare lo studio degli insetti come un grimaldello concettuale, necessario presupposto per la trattazione di questioni antropologiche afferenti ai rapporti interpersonali fra essere umani, soprattutto concernenti legami tra uomo e donna (il personaggio - unico neo di cui leggerete in questa recensione - è purtroppo mancato nello spettacolo qui recensito). Tra i soggetti e gli argomenti da lui trattati, l'immancabile Crostatina, da sempre incombente conditio sine qua non dei suoi spettacoli, la pallavolista di 25 anni, una semidea che mette a rischio le certezze di tutti gli uomini di mezza età, nonché le pazzesche citazioni musicali, genuina testimonianza della sua estesa conoscenza del music business (che di fatto dovrebbero costituire l'ossatura dell'intervista mancata alla quale alludevo poco sopra): Robert Plant e i Led Zeppelin, Pete Townshend e gli Who, Bono Vox e gli U2, Ozzy Osbourne e i Black Sabbath, per non parlare di Elton John, David Bowie, Iggy Pop, i Queen e il loro acclamato film "Bohemian Rhapsody", tutti chiamati in causa in maniera splendidamente coerente, sempre con raffinata arguzia e rinnovata intelligenza. In chiusura, c'è anche spazio per alcune profonde riflessioni, evocate da azioni piuttosto memorabili del Duca Bianco, capaci di dare addirittura vita ad un nuovo corso storico, peraltro tuttora in itinere, durante il quale crollarono alcune certezze politiche a favore dell'affermazione di valori quali l'amore universale e la libertà dei popoli. Questa recensione si riferisce alla rappresentazione del 17 ottobre 2023. |
MASCHIO CAUCASICO IRRISOLTO |