Non si intende, con questa recensione, calvalcare l'onda emotiva legata alla dipartita di Richard Benson, in alcuni casi totalmente ingiustificata: non pochi, infatti, coloro che lo citano oggi in termini positivi, quasi esaltanti, pur avendolo ignorato o preso largamente per i fondelli quando egli era in vita. Noi, invece, parlammo dell'artista in tempi non sospetti, dedicandogli due articoli, si ritiene assai rispettosi: "Viaggio nella misteriosa biografia di Richard Benson" e "Perchè stimo Richard Benson", entrambi risalenti al gennaio 2021.
Detto ciò, non leggerete qui di un album meraviglioso che sarà puntualmente ignorato dalla critica, giacché: a) questo non è un album meraviglioso; b) scopo di questo scritto non è certamente quello di tributare un personaggio, ma quello di analizzare il disco in termini di valore assoluto. Al riguardo, ci si aspettava, da uno come Benson, una musica in bilico tra sferzante heavy metal e viscerale blues rock, passando per granitico hard rock o suadente prog rock d'annata, in ragione della sua pregressa carriera di ottimo divulgatore di tali generi musicali e di musicista rock. Invece no! Presentata alla 41^ edizione del Music Day Roma, la fiera del disco della Capitale, questa fatica discografica lascia un tantino perplessi: sei brani ivi contenuti trovano corretta collocazione nei poco avvincenti anni '80 a vocazione plastica, segnatamente riconducibili ad una new wave dal sapore decadente ("Flash back", "Renegade", "Devil tonite"), quando non addirittura ad un algido synth pop ("Empty space" e "Can you see the monkey?"), talvolta connotato di delirio estetico del tutto trasversale ("Jaggered"). Tuttavia, "Processione" e "Madre Tortura" sono brani meravigliosi che, da soli, meritano l'acquisto dell'intero album: il primo è un esempio di eccellente rock dal sapore ipnotico, sublimato da arrangiamenti orchestrali assai seducenti; il secondo è un ottimo rifacimento del brano che diede il titolo al suo primo album del 1999, qui proposto in termini incredibilmente zeppeliniani, con un incedere vagamente ispirato a "Kashmir" e un assolo finale di chitarra elettrica assai funambolico e coinvolgente. Entrambi i brani, inoltre, sono arricchiti da testi mai banali, anzi complessi, profondi, intensi. Per dirla alla maniera dello stesso Benson, uno è dedicato ad un amore perso tra i "sospiri di un tempo andato", l'altro tratta il delicato tema "di una religione contaminata". Il cd è impreziosito da tre bonus track: le versioni strumentali dei due pezzi appena citati, forse superflue, e la cover di "A Whiter Shade of Pale" dei Procol Harum, pezzo dal sapore assai malinconico che è impossibile non associare alla scomparsa dello stesso Benson (i cui interventi vocali, peraltro, pur incompleti, sono stati miracolosamente pescati da una registrazione demo, poi completati in studio da Giampiero Ingrassia). In conclusione, nulla quaestio qualora il range musicale percorso dovesse attenersi ad una specifica volontà dell'artista, che va sempre rispettata, specie in fase postuma; diversamente, ci si chiede quale sia il motivo sotteso a tale scelta, non particolarmente rappresentativa, parlando di un rocker consumato come Richard Benson: i brani "Processione" e "Madre Tortura" dimostrano quanto il suo entourage sia stato abile ad operare nell'alveo della musica rock, quindi resta incomprensibile la scelta di percorrere strade diverse arrangiando gli altri brani. Si noti che “Flash back” e “Renegade” sono rivisitazioni di due pezzi apparsi su un (raro) 45 del 1984 che viaggiavano sulle stesse coordinate sonore e che oggi, debitamente rivisitate, avvrebbero potuto rappresentare una rara opportunità di rinnovamento. Alla luce di quanto sopra, anche se si evidenzia quale pregevolissima testimonianza postuma, comunque non scontata, anzi coraggiosa, questo album rappresenta un'occasione se non mancata, quantomeno non del tutto centrata, anche considerando che l'organico ha ignorato il pezzo disco “Animal Zoo” e i brani della colonna sonora “L’inceneritore”, che sarebbe stato interessante recuperare e attualizzare alla maniera di "Madre tortura".
QUI la presentazione del disco, avvenuta al Music Day di Roma il 21 aprile 2024.
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Richard Benson with The Richard Benson Orchestra: Simone Sello Marco Torri Francesco James Dini Alberto Orsi Valerio Baggio Fabio Trentini Pierpaolo Pelandi Davide Perini Dani Macchi Daniele Sirbu Villa Geno Pompeo Giampiero Ingrassia Daniele Gottardo Nicola Mazzucconi Alberto Sonzogni
Anno: 2024 Label: 1901 Artist Genere: rock, hard rock, new wave, synth pop, symphonic.
tracklist Processione (3.50) Madre tortura (4.30) Flash back (3.15) Renegade (3.00) Jaggered (3.51) Devil tonite (3.48) Empty space (3.30) Can you see the monkey? (4.25) bonus tracks A whiter shade of pale (5.04) Processione - Instrumental (3.50) Madre Tortura - Instrumental (4.30)
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