Quest'opera teatrale traspone su palco "Come ammazzare la moglie, e perché" e "Come ammazzare il marito senza tanti perché", cioè due dei più noti libri dello scrittore e umorista satirico Antonio Amurri, entrambi estratti dalla nota compagine "Discorso Costruttivo sulla Famiglia" (che comprendeva anche "Come ammazzare mamma e papà" e "Come ammazzare la suocera"). Pescando a caso tra i personaggi descritti nei citati volumi - come ad esempio la moglie impicciona o accumulatrice, il marito sessuomane - la rappresentazione segue soltanto in parte la struttura comunue ai libri sopra citati, divisa sostanzialmente in due parti: una descrittiva, ove sono esposte con pungente ironia le situazioni opprimenti vissute a turno dai due coniugi; l'altra esecutiva, afferente all'eliminazione fisica di uno di loro ad opera dell'altro. Qui, invece, soltanto la prima parte viene messa in scena, segnatamente dalla coppia Marco Cavallaro/Maddalena Emanuela Rizzi, mentre la seconda viene sostituita da un modus operandi squisitamente descrittivo, affidato a Bruno Governale e Alessandra Cavallari, che compongono a loro volta una coppia in forza ad un call center dispensante consigili di natura omicidiaria. Non potendo riprendere efficacemente l'elegante e pungente sarcasmo di Amurri, il regista Filippo D’Alessio sceglie saggiamente di sfruttare la comicità dirompente di Cavallaro, qui affiancato dalla valida spalla Rizzi, entrambi in grado di costruire personaggi caricaturali, finanche grotteschi, sublimati anche dall'uso azzeccato di vari dialetti italiani o degli accenti stranieri. Ad esempio, l'episodio (più riuscito) riguardante la moglie che, nel pieno della notte, stressa il marito perchè pervasa dal dubbio di non aver chiuso il gas, perde tutto ciò che ruotava attorno alla geniale rubricazione "Uxor nocturna sempermolesta" ad opera dell'autore Amurri, venendo tuttavia impreziosita dalle abilità di caratteristi manifestate dai due attori, con un Cavallaro a dir poco vulcanico nel suo parodiare il milanese-tipo a vocazione lamentosa. Se da un lato la coppia servente, posta al lato del palco, funge da mero contorno, talvolta purtroppo spezzando inevitabilmente il ritmo narrativo dell'opera, quella a cui è affidato il compito di dare un volto ad oppressi ed oppressori nella vita coniugale risulta invece vincente, pur considerando la maggior efficacia di alcuni episodi rispetto ad altri. Al riguardo, preme citare anche la capacità improvvisativa di Cavallaro, abile a cogliere elementi casuali determinati da un pubblico prevalentemente inconsapevole (la risata compulsiva di una donna, ad esempio, se non il rumoroso doppio starnuto di chi scrive), bucando con disinvolta nonchalance la quarta parete. Quanto sopra garantisce svariati momenti di spensierata ilarità, in alcuni casi davvero coinvolgente, in un contesto di apprezzato disimpegno. La recensione si riferisce alla rappresentazione del 23 febbraio 2024. |
COME AMMAZZARE LA MOGLIE O IL MARITO SENZA TANTI PERCHÉ
|