E' una formula vincente, quella promossa da Serena Dandini, con lo spettacolo "Vieni avanti cretina", che la vede interpretare il consueto ruolo di sagace intellettuale, caparbiamente protesa alla demolizione dei tanti, troppi cliché di stampo patriarcale che identificano la donna quale figura perennemente collocata in panchina. Per fare ciò, la conduttrice e scrittrice è affiancata da un manipolo di donne talentuose e motivate, decise a demolire la figura dell'uomo dominante a suon di sciabolate che traggono linfa vitale in primis, ma non soltanto, dalle storiche conquiste ascrivibili al movimento femminista. Il tutto, divertendosi con un modello perfettamente in bilico tra riflessione intelligente e grassa risata da osteria. In tal senso, meritano un plauso Laura Formenti, con il suo efficace monologo dedicato all'emanicipazione sessuale femminile (il diritto all'autonoma e orgogliosa gestione del clitoride ha tutti i numeri per diventare un classico della comicità internazionale) e Cristina Chinaglia, la migliore, a modesto parere di chi scrive, capace non soltanto di demolire impietosamente "50 sfumature di grigio", cioè il libro che (a torto) viene largamente considerato un classico della letteratura erotica mondiale, ma anche di ridicolizzare, in seno al rapporto sessuale, il ruolo dell'uomo quando si pavoneggia tronfio, assumendo vesti a vocazione dominante. La stessa operazione irriverente, stavolta al contrario, è portata avanti da Federica Cacciola (anche conosciuta con il nome di Martina Dell'Ombra, suo personaggio più noto), capace di mettere intelligentemente in risalto la povertà interiore palesata da una frangia giovanile dell'utenza femminile, totalmente protesa verso il futule, in grado di "emergere" soltanto in termini di edonismo più sfrenato. A seguire, Annagaia Marchioro, con il suo sdoganamento intelligente dell'omosessualità; Gioia Salvatori, sofisticata manipolatrice della parola; Marianna Folli, che ha evidenziato doti di inviadibile improvvisazione allorquando ha rivolto a suo favore la sfortuna del microfono malfunzionante; Germana Pasquero, nel ruolo di necessaria ed efficace spalla della Dandini. Non tutto è perfetto: il trio Le Hostress, ad esempio, appare tanto efficace sul piano vocale (magnifiche le stratificazioni vocali profuse, che subiscono chiaramente l'ascendenza di gruppi come, tra gli altri, Crosby Stills Nash, Manhattan Transfer, Simon & Garfunkel), quanto debole sul piano dei testi (forse, sarebbe il caso di farseli scrivere da una qualsiasi delle comiche sopra menzionate, se non dalla stessa Dandini, che, in quanto a sottile umorismo, non è seconda a nessuno); inoltre, il pezzo sull'aborto - al di là dei messaggi di cui è portabandiera (che, nel merito, volutamente non trattiamo al fine di rispettare i diversi approcci etico-morali alla delicata problematica) - incarna l'unico momento plumbeo dell'intera serata, così aprendo una parentesi antitetica rispetto alla goliardia che connota lo spettacolo tutto; molto efficace e divertente, infine, la perculazione diretta alla stratificata espressività somatica di Giorgia Meloni, a volte innegabilmente caricaturale; tuttavia, bisogna fare attenzione: quando, in questi casi, non si contrappone analoga operazione in direzione dei politici di schieramento opposto, si corre il rischio di far assumere alla satira pericolose derivazioni di stampo fazioso. |
|