Pensando ai Bullet-Proof, vengono in mente vecchi ma inossidabili soldati del metal ossessionati dal pensiero ricorrente di mai mollare la presa, nella ostinata direzione già intrapresa da tempo. Questa epica suggestione non è molto distante dalla realtà se si pensa che il genere da loro trattato è un thrash di matrice squisitamente classica e che almeno due dei quattro membri in organico vantano un'età piuttosto matura. La loro seconda fatica discografica è una conferma annunciata e chi scrive è doverosamente proteso a ricalcare quanto già affermato recensendo il primo album (QUI). Gli alto-atesini elevano i mostri sacri degli anni '80 dello specifico genere a loro indiscussi maestri, sublimando con volitiva convinzione e straordinaria efficacia gli archetipi sonori da questi ultimi proposti illo tempore. Stavolta il gruppo supera se stesso. Nel primo album, evocava i Megadeth da "So Far, So Good... So What!" in poi, ma qui va decisamente oltre: tracce del gruppo di Dave Mustaine sono ancora evidenti e sempre credibilmente espresse ("Revolution", "Forsaken One" e "Might Makes Right"), ma il quartetto manifesta la volontà di magnificare anche gli Slayer più duri e aggressivi ("Abandon"), per non parlare dei richiami ai Metallica di "Master Of Puppets", le cui suggestioni magnetiche sembrano rivivere magicamente in "No One Ever", il brano che tutti ci saremmo aspettati da James Hetfield & Co. a partire dal "Black Album" ma che, malauguratamente, mai è giunto alle nostre orecchie. Queste incredibili capacità esecutive e compositive non vengono meno anche quando la band persegue sani e genuini obiettivi da classifica, riuscendo a coniugare perfettamente qualità e sonorità più accessibili in almeno due brani, "Portrait Of The Faceless King" e "I Was Wrong", sebbene il primo superi di gran lunga il secondo in termini di originalità. Non c'è dubbio: i Bullet-Proof sono oggi una delle eccellenze del metal nostrano, sempre indirizzati alla esaltazione attenta di un glorioso passato, caparbiamente schierati in posizione di condanna verso le contaminazioni non sempre felici che caratterizzano il metal preceduto dall'odioso suffisso "Nu". Non a caso, la rassegna metal “Wrong Side Of The River” - che si tiene a Bolzano, in estate, ormai da due anni - li ha giustamente visti passare dal ruolo di semplici comprimari dell'anno scorso (QUI la rece dell'evento), a quello attuale e più meritato di indiscussi headliners, capaci, come sono, anche di tenere il palco con invidiabile presenza scenica. Avanti così! |
Richard Hupka: Chitarra e voce
01. Might Makes Right |