Ancora un album acustico per Pat Metheny, perfettamente orientato all'intimismo già espresso in opere per sola chitarra come "New Chautauqua" (1979), "One Quiet Night" (2004) e "What's it all about" (2011).
Più vicino al primo, in termini di ambientazione, piuttosto che agli altri - vi vengono ripresi abilmente i contesti malinconici e a tratti eterei - questo nuovo lavoro si segnala per la particolarità di contenere tre brani, tutti a firma di Metheny, ciascuno però suonato da un artista diverso: Jason Vieaux esegue "Four Paths of Light", al Los Angeles Guitar Quartet è affidato "Road to the Sun", mentre il rinomato chitarrista interpreta il conclusivo "Für Alina", brano firmato dall'estone Arvo Pärt, compositore di musica classica e religiosa contemporaneo. Concettualmente, è possibile fare un parallelismo sia con "Different Trains/Electric Counterpoint", composto da Steve Reich e affidato al Kronos Quartet e allo stesso Metheny (un lato per ciascuno), sia con "Tap - John Zorn's Book Of Angels", in cui quest'ultimo suona interamente musiche a firma di Zorn. Tuttavia, la differenza sostanziale con quei lavori è che, in questo caso, l'opera è attribuita interamente a Metheny, con i nomi degli altri relegati alla back cover, cosa che potrebbe trarre in inganno i fans più oltranzisti, i quali, infatti, hanno già espresso più di una perplessità sui social. Ritenendo non perfettamente condivisibile la scelta, invero dominante nella musica classica, di riportare a chiare lettere il nome del solo autore delle musiche e non anche quelli degli esecutori (anche se, a dire il vero, non sta scritto da nessuna parte che ciò non si possa fare nel jazz o nel rock), rimane comunque il dubbio di come sarebbero apparsi questi brani se fossero stati incisi dal diretto interessato. L'esecuzione di Vieaux e del quartetto è precisa e di livello, ma lascia un tantino interdetta la totale assenza interpretativa del compositore dell'opera (e credo che la stessa sensazione di parziale castrazione l'abbiano provata i fans di John Zorn, nel sopra citato lavoro), talché l'ascolto fornisce un senso di spiacevole incompletezza, una sorta di velato senso di inappagamento, amplificato anche dalla brevità del citato pezzo "Arvo Pärt: Für Alina", peraltro incomprensibilmente qualificato quale bonus track. Sebbene, in verità, si faccia fatica a togliere il disco dal piatto, giacché l'opera è in possesso di un certo substrato magnetico, l'ascolto rende più lunga e impaziente l'attesa del prossimo disco, sensazione raramente provata ascoltando i lavori del virtuoso jazzista. |
Pat Metheny: guitar on "Arvo Pärt: Für Alina" Anno: 2021 |