Wow! Ecco un album che lascia letteralmente di stucco!
L'aveva detto, Warren Haynes, che il suo terzo album solista avrebbe incluso musica assai diversa da quella finora pubblicata. Ed effettivamente, ascoltando questo disco, il chitarrista americano è difficilmente confutabile. Si parla, infatti, di brani dal forte orientamento folk "che non necessariamente erano adatti per la Allman Brothers Band o per i Gov't Mule", ha dichiarato egli recentemente. Orbene, organizzati alcuni incontri con la band Railroad Earth ("qualche anno fa", ha continuato Haynes, "abbiamo iniziato a fare girare un po' di canzoni ed è andata veramente bene. Poi mi è capitato di suonare con loro a New York: abbiamo fatto delle prove ed è stata una grande esperienza. A quel punto ho pensato che il mio prossimo disco avrei potuto farlo con loro"), ecco che il chitarrista tira fuori dal cilindro questa opera sublime, dai forti toni rarefatti, dal sapore malinconico che sa molto di Old Wild West, con le sue innumerevoli contaminazioni rurali, mai confluenti verso il country, genere invero qui per niente considerato. Lontanissimo dalle sonorità hard cesellate in forza ai Gov't Mule, questo disco è tuttavia molto più southern di tutto ciò che è stato fatto con il Mulo, anche in tempi antichi. C'è ovviamente un'eccezione (e non poteva essere altrimenti, con un personaggio controverso e fuori linea come Haynes): i toni scanzonati e quasi cialtroneschi del brano "Stranded In Self Pity" - un perfetto connubio tra la Chicago degli anni '30 e la musica da saloon - ancorché estramemente accantivanti, sono obiettivamente disallineati dalle atmosfere intimistiche presenti nell'intero album. Tuttavia, si tratta di un episodio assai trasurabile che minimamente intacca il valore dell'intera fatica discografica. Caldamente consigliato, pertanto, non solo ai fan della Allman Brothers Band e dei Gov' Mule, ma anche a coloro che amano la tradizione americana di malinconica accezione, qui suonata con la batteria proposta in termini minimalistici ma con chitarre acustiche, percussioni e violino sempre in primo piano, peraltro occasionalmente esaltati da una slide puntuale e perfettamente contestualizzata. Si vola alto, senza alcuna ombra di dubbio. 95/100
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Warren Haynes: chitarra, voce Anno: 2015 |