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Paolo Lucini (EZRA WINSTON)

Intervista pubblicata per gentile concessione dell'autore e della redazione di Paperlate (sul cui n. 54, anno 2007, apparve per la prima volta).

Introduzione:

Nel 1988, gli Ezra Winston sbucarono fuori dal nulla e, è proprio il caso di dirlo, colpirono l’immaginario collettivo per la proposta inusuale, mai scontata e tecnicamente ineccepibile del loro esordio, “Myth of the Chrysavides”: basti pensare che Sandro Pallavicini (che su “Metal Shock” e “Flash” curava le uniche pagine dedicate al mondo prog), inserì l’opera tra i migliori 20 album progressive di sempre, unitamente a capisaldi discografici attinti soltanto dai seventies. Tant’è che, in quegli stessi anni, molte band new prog si giocarono la carta dell’esordio, incentivate proprio da quella uscita discografica. Oggi, gli Ezra Winston sono unanimemente riconosciuti come pionieri e propulsori del movimento new progressive italiano. Da allora, il gruppo è stato oggetto di una crescente attenzione da parte della stampa specializzata, mai attenuata neanche nel corso della lunghissima pausa che ha fatto seguito al 2° album: un caso più unico che raro. Complice anche un certo distacco dalla stampa specializzata, il gruppo si è meritato l’appellativo di “band leggendaria” nel panorama underground italiano, oggetto di misteri ed incognite che abbiamo cercato di svelare con l’intervista che segue.


 

A&B - partirei con una domanda riguardante il primo album: come ti spieghi l’immediato interesse suscitato da quel lavoro, sia musicalmente, sia da un punto di vista meramente collezionistico?
Paolo Lucini
- considerando che al momento del mio ingresso in Ezra Winston tutto il progetto, oltre ad essere già impostato, era in avanzato stato di realizzazione, penso di poter rispondere in modo assolutamente disinteressato ed imparziale, quasi da elemento super partes. Già durante le mie prime sessioni di registrazione lo studio “pullulava” di persone estranee, che poi ho scoperto essere protagonisti del “piccolo mondo prog-underground”, che muoveva i primi passi nell’intento di (ri)stuzzicare il palato di chi, da troppo tempo ormai, era rimasto a bocca asciutta e, aggiungerei in tono un po’ polemico, non aveva mai osato denunciarlo. Non c’è dubbio sul fatto che l’evento dell’uscita del lavoro sia stato profondamente e saggiamente organizzato e che la tiratura limitata a 1000 copie (ovviamente si parla di vinile), abbia senz’altro contribuito ad un ulteriore “infervoramento” generale. Fatto sta che si registrò presto il tutto esaurito, grazie anche a copiosi ordini provenienti da Giappone, Germania e Francia. Non ultimo il fatto che, ribadisco la mia posizione imparziale, il contenuto musicale staccava decisamente da una tendenza generale volta all’eccessiva scontatezza.

A&B - successivamente uscì “Ancient Afternoon”, un disco che confermò l’eccellente vena creativa palesata l’anno precedente nonché l’elevata perizia tecnica dei componenti.
Paolo Lucini -
é ovvio che sono più affezionato a questo disco che non al primo: ricordo bene ancora tutte le session per gli arrangiamenti, specialmente per “The Painter and the King” e per l’incontro-scontro sulla scelta “anticonformista” del solo di sax tenore. Penso comunque che sia un lavoro più caro a tutti, in quanto rispetto a “Myth of the Crysavides” è molto meno “chimico”, più sanguigno, con più parti suonate in diretta e quindi più vissute e assimilate a livello di feeling.



A&B - che aneddoti puoi raccontarci riguardo questo album?
Paolo Lucini -
il primo aneddoto è abbastanza negativo: ad oggi non si sa ancora, almeno noi non lo sappiamo, che fine hanno fatto molte delle 5000 copie all’epoca prodotte. Ogni tanto trapelava qualche notizia sulla loro temporanea ubicazione (il negozio “99 th floor” aveva appena chiuso al pubblico, quando apprendemmo che molte copie erano verosimilmente conservate nei suoi magazzini). Ad un certo punto girò la voce che alcune copie presentavano difetti di fabbricazione mentre altre erano andate distrutte a causa di un allagamento dovuto ad una torrenziale pioggia. Non ti so dire altro e l’effettiva tiratura di quell’album costituisce un mistero ancora oggi, anche per noi.

Un altro simpatico aneddoto: in “Verge of suicide” Mauro suonò il contrabbasso che ancora conserviamo in studio con i pezzi di nastro adesivo applicati sul lato della tastiera (ormai scollata dal manico) per fargli capire “dove doveva mettere le dita”.

A&B - successivamente vi ripresentaste al pubblico apparendo sulla compilation “7 Days of a Life”, per la Musea, con il brano “Dark Angel Suite”.
Paolo Lucini
- devo rivelarti un piccolo mistero, in parte già svelato in passato: “Dark Angel Suite” (Di Donato/Palmieri) era in origine un brano molto più lungo, dato che conteneva una parte centrale molto più elaborata. Questa parte centrale non è altro che “Shades Of Grey (As The Obscurred Side Of The D.A.)” (Di Donato/Palmieri), la bonus track presente nella ristampa di “Ancient Afternoon” il cui sottotitolo, non a caso, era “parte oscurata di D.A.”, ossia di Dark Angel: ci abbiamo messo una settimana per elaborare questa cosa, ma fummo subito “sgamati” da un critico americano che svelò immediatamente il mistero, da lui appreso non si sa come, forse semplicemente intuito. Il brano – che nella originaria versione centrale di “Dark Angel” era molto più acustico – fu arricchito già nel 1996 con alcune nuove parti, suonate per l’occasione da Gianni e Stefano (Colaiacomo e Pontani. Ndi). Peraltro, mi preme segnalare che su questo pezzo (“Shades Of Grey”) suono per la prima volta il wind synth, già utilizzato dal vivo per integrare alcune parti di tastiera. Ad ogni modo, “Dark Angel Suite” fu realizzato in condizioni “disagiate”: lo studio era stato smontato e trasferito temporaneamente all’interno di una casa nel centro storico di Viterbo. Il solo di chitarra elettrica è stato suonato da Vito Laruccia, socio dell’ex “Campolungo Studio” ed unico valente fonico disponibile in quel periodo. La sua permanenza in Ezra Winston si limita solo a questo brano. Nella foto stampata nel booklet del Cd della Musea non compare invece Daniele Iacono, che partecipò ad una sola sessione di registrazione (nei credits, infatti, appare come guest).

A&B - per un certo periodo si è vociferato di un vostro brano inedito confezionato per una compilation curata da Guido Bellachioma. Successivamente è uscito il Cd “Progressivamente 1973-2003” che raccoglie una alternative version di “The painter and the king”. Che cosa è successo?
Paolo Lucini -
non era un inedito. Ricordo che ci vedemmo con Guido presso il nostro studio, ascoltammo alcune cose e gli consegnammo una edit version di “The painter and the king”. Se non vado errato, in studio dovremmo avere una pre-release del CD da lui realizzato con tutte le tracce, compilato prima della consegna del nostro contributo, quindi senza la traccia di Ezra Winston (il Cd in questione è uscito nel 2004 per la “Progressivamente” e raccoglie tracce inedite o alternative di Gianni Leone, Metamorfosi, Sinfonia, Ezra Winston, Hydro, Alberomotore, Vittorio De Scalzi, Virtual Dream, Leo Nero, Semiramis. Ndi). Comunque, in precedenza effettivamente realizzammo un brano inedito con l’intenzione di inviarlo alla “Magna Carta Records”, che si era mostrata interessata ad Ezra Winston, di cui ci avevano colpito e affascintato tanto l’estesa produzione musicale, quanto l’attività di promozione degli artisti. “Mars Attack”, questo il titolo di quel brano, stacca decisamente dalla produzione precedente: sono scaturiti dodici minuti di frenesia totale, da cui il titolo (partorito dopo aver ascoltato il risultato finale che all’epoca valutammo…molto divertente). Questo brano mi vede agli esordi in qualità di compositore, insieme all’onnipresente Mauro (Di Donato. Ndi), nonché come vocalist: ero solo in studio il giorno in cui missavo tutto il materiale che avevamo registrato e decisi di dedicarmi alle parti vocali, ancora assenti nel brano. Fu una cosa da pazzi, con il microfono messo sopra il banco di missaggio, circondato da una miriade di cavi. Un aiutino mi avrebbe decisamente fatto comodo!



A&B - cosa successe? Fu bocciato dalla “Magna Carta”?
Paolo Lucini
-  no, in realtà non glielo inviammo mai. La struttura, la particolare esecuzione, la durata del brano, ci portarono a valutare quest’ultimo come base per un progetto futuro, come prodromico di un discorso da realizzare, da sviluppare ed elaborare successivamente. E quindi, semplicemente, decidemmo di tenercelo per noi.

A&B - e arriviamo alla ristampa del secondo album.
Paolo Lucini
-  fu un lavoro mastodontico: per ricondizionare i nastri analogici del master originale, ridotti in stato pietoso, ed impedirne pertanto lo “sfaldamento” durante la riproduzione per la conversione in digitale, io e Stefano (Pontani. Ndi) abbiamo “cotto” le bobine in un forno autocostruito. Direi che la fatica è stata ben ripagata dall’ottimo risultato complessivo ottenuto. Tutta la grafica fu rivista, ideata e realizzata da un fantomatico Jacko, alias io stesso: il dipinto in copertina l’ho trovato sotto la ruota di scorta della Panda di una mia amica pittrice, Paola Rossi, ferma a causa di una foratura di un pneumatico; si tratta di un paesaggio che si può vedere dal vivo in zona Castelnuovo di Porto, sulla Flaminia, poco dopo Riano. Tutti i testi furono trascritti su carta con pennino e calamaio. Ricordo, infine, che l’accordo con l’etichetta discografica, la brasiliana Rock Symphony, fu completamente virtuale, avendo mantenuto i contatti esclusivamente via e-mail.

A&B - perché il primo album non è mai stato ristampato in CD? Sapevate che un’etichetta giapponese, la “Tachika”, ne ha realizzato una ristampa? (peraltro largamente pubblicizzata sul sito http://www.hicom.net/~dlarson/italy__a-l.htm e, addirittura, sul sito della “Synfonic”).
Paolo Lucini -
affermare che sono sorpreso sarebbe da ipocrita. Ce lo aspettavamo. Poi si sa che in Giappone non guardano in faccia a nessuno. Onestamente mi fa piacere, la prendo come una cosa del tipo: “Dai su ragazzi, non vedete come ci siamo ridotti? Fateci vedere cosa sapete fare!”. Avevamo già progettato la ristampa in CD del primo album, prendendo però in considerazione l’ipotesi di “rivederlo” in alcuni punti che anche all’epoca non ci avevano soddisfatto. Ce l’abbiamo ancora tra le cose da fare e per ora preferisco non pensare allo stato dei nastri da ricondizionare!!!



A&B - sul punto vorrei farti una precisazione: in qualità di fruitore della vostra musica e vostro fan, vorrei sensibilizzarvi a ristampare questo album così com’è e a non ritoccarlo affatto. Mi limito solo a ricordarvi l’effetto che ebbe su molti fan l’uscita del cofanetto dei Genesis ove Hackett e Gabriel decisero di re-incidere rispettivamente l’assolo di chitarra di “Firth Of Fifth” e quasi tutte le parti vocali di “The Lamb”, svalutando, a mio avviso, l’originaria prestazione.

A&B -  sul sito http://www.progressiveworld.net/ezrawinston2.html un certo Vitaly Menshikov riferisce, testualmente “I understand why they (Ezra Winston. Ndi.) decided to carry on with their musical career with a new CD, which originally was just a compilation from their two LPs (.), including an unreleased track recorded in 1992”. L’uscita di tale album è invece stata data per certa sul sito http://www.gepr.net/em.html ove, oltre ai primi due album, appare anche questa terza uscita discografica: “Ezra Winston 1988-1992 (99, self-released Compilation sampler with one previously unreleased track)”. Cosa mi sai dire a riguardo?
Paolo Lucini -
ho letto l’articolo e penso che si tratti di un malinteso: dobbiamo molto al carissimo Vitaly, che ci ha continuamente assistito e supportato durante la realizzazione della ristampa di “Ancient Afternoon”, fornendo più informazioni possibili attraverso il suo mitico sito http://www.progressor.net/index.html. Tra l’altro, ha curato la distribuzione del lavoro in Europa (insieme alla Musea) e in Asia per concessione della Rock Symphony. Come non accettare la sua richiesta di una sorta di promo che contenesse anche qualcosa di inedito? Beh, non bisogna scomodare Nostradamus per prevedere che, se fosse uscito l’album, prima o poi avrebbe recensito anche quello! Ciao Vito!!

A&B - durante la realizzazione di “Dark Angel Suite”, Fabio Palmieri lasciò la band: una defezione importante atteso il suo duplice ruolo di esecutore e compositore (suo, ad esempio, è il brano “Verge of Suicide” del secondo album). La motivazione che giustificò l’uscita di Bianchi dalla formazione (mancanza di tempo da dedicare alla band), non regge per Palmieri (che infatti entrerà negli Epsilon Indi, con i quali realizzerà ben 3 album). Quali furono le cause della sua dipartita?
Paolo Lucini - non dico che c’entra Ron Hubbard e la sua Dianetics, ma dovremmo girare intorno a questo tipo di cose (per la cronaca, Ron Hubbard è quella sorta di santone in giacca e cravatta, fautore di una filosofia pseudo-zen in chiave moderna cui ha aderito recentemente anche Tom Cruise).



A&B -  successivamente, Palmieri rientrerà ufficialmente nella band (lo si è ascoltato dal vivo al concerto doppio con la Carl Palmer Band). Cosa è successo?
Paolo Lucini -
l’ho chiamato, gli ho fatto la proposta e lui ha accettato. Funzionasse il mondo così.

A&B: come mai gli Ezra Winston non hanno mai suonato molto spesso dal vivo?
Paolo Lucini: sin dalle nostre prime esperienze live, i concerti prog erano considerati degli eventi specifici che difficilmente avevano un seguito, e questo fatto noi lo abbiamo sempre valutato in maniera estremamente negativa, per non dire dannosa. Tieni presente che, nei concerti, il setup è estremamente complesso. E poi ci sarebbe la necessità di un fonico di sala esperto che dovrebbe ben conoscere la musica da eseguire: una sorta di elemento aggiunto della band. Anche la preparazione è lunga ed il fatto di esibirsi una sola volta, o comunque ad intervalli di tempo lunghi, fa sì che ogni volta si debba ricominciare da capo. La situazione comunque sta cambiando: già da qualche anno si assiste ad ottime manifestazioni che potrebbero costituire un’ottima soluzione a questo problema.

A&B -  il concerto allo Stadio Centrale del Tennis, nel giugno 2004 a Roma, ha rappresentato una tappa fondamentale per gli Ezra Winston.
Paolo Lucini -
stavo proprio per parlare del Concerto al Centrale. Intanto ti riferisco una curiosità su Carl Palmer: Ugo (Vantini, il nuovo batterista. Ndi), memore della sua precedente esperienza con Gianni Leone (Balletto di Bronzo, ndi), ci aveva spiegato che Palmer si sarebbe indisposto se ci avesse trovato sul palco prima del suo sound-check. E così è andata: si è verificato un ritardo nella scaletta – a causa di una lenta preparazione dello palco da parte del service – e Palmer si è immediatamente incazzato, costringendoci ad interrompere il sound-check (cosa che peraltro si è ripercossa durante il concerto). Devo dire, però, che si è subito calmato quando è esploso il Marshall del suo chitarrista, circostanza che ci ha magnanimamente indotto a prestargli il Mesa Boogie di Stefano (Pontani. Ndi), con risultati anche migliori a livello di suono. Ad ogni modo non so se si è accorto (e vi siete accorti) che durante l’esecuzione di “The Reveille”, terzo brano in scaletta, lo abbiamo omaggiato con un breve inserto di “L.A. Nights”, di cui è autore, originariamente presente su “Works vol.1” degli ELP.

A&B: puoi dirci quali furono i brani suonati, così approfittiamo anche per rivelare i titoli che appariranno sul vostro prossimo CD?
Paolo Lucini: i brani suonati furono, nell’ordine:
  • “Dial-Hectic” (Lucini/Di Donato/Palmieri);
  • “The Painter and the King” (Di Donato/Palmieri);
  • “The Reveille” (Di Donato/Palmieri) inclusa una citazione di “L.A. Nights” (Palmer);
  • “Thougths” (Pontani);
  • “Fade Away” (Di Donato/Palmieri);
  • “Ancient Afternoons of an Unknown Town (edit)” (Di Donato).

A&B - puoi darci qualche anticipazione sul nuovo album?
Paolo Lucini
- c’è ancora poco di definito, ma questo non è preoccupante, dato che - cercando di contemperare esigenze legate al lavoro, alle famiglie, agli impegni musicali paralleli - sviluppiamo in continuazione molto materiale. Questa produzione, se da un lato rende difficoltosa la previsione del termine dei lavori, dall’altro favorisce certamente l’“effetto sorpresa”, dato che ci si può trovare improvvisamente ad avere “tutto pronto” a livello compositivo e di arrangiamenti, ed occuparsi del solo aspetto tecnico-realizzativo. Comunque siamo tutti abbastanza determinati: per l’ultimo concerto al Centrale del Tennis, ad esempio, abbiamo praticamente arrangiato tutti i brani inediti in versione definitiva, che poi sarà la “studio version” che apparirà nell’album. I testi, poi, sono stati preparati in tempi veramente stretti.



A&B - non temete che sia intercorso troppo tempo tra l’ultima vostra uscita discografica e il prossimo lavoro in studio? Lo zoccolo duro degli Ezra Winston sarà sicuramente contento, ma per molti sarete certamente degli sconosciuti.
Paolo Lucini
-  certamente dal punto di vista commerciale non è una scelta che paga e dire che ci interessa poco sarebbe nuovamente da ipocriti. Il fatto è che teniamo molto a Ezra Winston (guarda, sto citando il gruppo come persona, come entità a sé stante. Figurati un po’…). Lo accudiamo come un bimbo in fasce e vogliamo che per lui sia tutto perfetto.

Ciao Paolo e grazie per la tua disponibilità.
Grazie a te per lo spazio che ci riserverai all’interno di una pubblicazione così prestigiosa come Paperlate.

E mi raccomando: non fateci aspettare ancora per la pubblicazione del terzo lavoro.

Tranquilli, faremo il possibile.
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