Home Articoli Libri Giampiero Orselli - Quando ero un Beatles. La vera storia di Pete Best, il primo batterista dei Beatles.

Giampiero Orselli
Quando ero un Beatles. La vera storia di Pete Best, il primo batterista dei Beatles.

 

 

 

 

Dopo una premessa brillante e commovente, la lettura di questo libro dedicato a Pete Best, primo batterista dei Beatles, è purtroppo appagante soltanto per metà: a parte un iniziale errore di sintassi piuttosto grossolano, pessimo biglietto da visita per chi sceglie di fare della scrittura il proprio mestiere (nella frase “La maggior parte dei palazzi erano stati trasformati in giganteschi ...” il verbo dovrebbe essere coniugato alla terza persona singolare, “era” e non plurale, “erano”), l'immediata impressione che si evince dalla lettura è quella di uno testo fortemente derivativo, mera compilazione di altre fonti editoriali piuttosto che frutto di una effettiva attività di ricerca, che invece sarebbe lecito aspettarsi da un giornalista.

Ed effettivamente, per stessa ammissione dell'autore, l'opera è stata prevalentemente costruita previa consultazione di due testi: “Shout!” di Philip Norman e “Beatle! The Pete Best Story” di Pete Best e Patrick Doncaster (il primo, peraltro, così parrebbe dalle note, nella sola edizione italiana edita da Mondadori). La presenza di eventuali scoop, nuove rivelazioni, inediti episodi legati al primo periodo dei Beatles, è quindi semplicemente mutuata dai libri sopra citati.

Al riguardo, basti dire che il taglio compilativo di un'opera editoriale non assume necessariamente vesti negative: tuttavia, un conto è costruire meticolosamente un percorso (si pensi, rimanendo in casa Beatles, alla oggettiva validità di un'opera come “Help! 1961-2011”, scritta sempre da un italiano, che riporta, con taglio analitico, la monumentale - e oggettivamente difficile da assemblare - discografia realizzata dai Fab Four per e con altri musicisti), altra cosa è limitarsi a comporre senza apportare alcuna novità, omettendo di fornire, se non dettagliati commenti o ricche disamine, quantomeno un minimo contributo personale.

Pur apprezzando la forma della descrizione squisitamente cronologica dei fatti (sebbene incomba sull'autore il sospetto di aver saccheggiato anche la ricostruzione analitica degli eventi dalle pubblicazioni di Mark Lewisohn, il più autorevole tra tutti gli scrittori della compagine beatlesiana, anch'egli citato tra le fonti bibliografiche), ciò che manca, a questo libro, è il valore aggiunto dell'opinione individuale, limitata alla sola citata premessa (che, al contrario, come già detto, appare certamente efficace e fruttuosa, pur nella sua poco apprezzabile concisione).

Parlando in termini concreti, ad esempio, non soltanto manca una dettagliata recensione della discografia del batterista, ma è addirittura assente una sua elementare elencazione. Ad una particolareggiata analisi critica riservata al primo album solista di Pete Best, “Best of the Beatles", si è preferita una veloce e troppo lapidaria descrizione (“nel disco (.) c'erano sei standard e sei canzoni originali composte da Tony Waddington e Wayne Bickerton”) e, soprattutto, un commento sul titolo ingannevole ideato dal discografico Dave Rolnick, francamente inutile e tedioso, vista l'evidenza truffaldina dell'escamotage.



Per non parlare di “Anthology 1”, primo ed unico disco ufficiale dei Beatles ove compare effettivamente Pete Best (in ben 9 brani, tra cui una primissima versione di “Love Me Do”), appena citato sia dall'autore, sia dallo stesso Best (del quale si riporta l'intervista italiana da egli rilasciata il 31 maggio del 1997 a Rolando Giambelli, fondatore del Club Beatlesiani d’Italia Associati).

Passando ad altri settori, sarebbe stato doveroso, a modesto avviso di chi scrive, commentare adeguatamente “Backbeat”, bellissimo lungometraggio del 1994 che condivide con il libro la narrazione di fatti aventi medesima collocazione temporale.
E che dire della interessante intervista rilasciata da Best al "Late Night with David Letterman" il 14 luglio del 1982? L'autore ha preferito ignorarla, perdendo l'occasione di descrivere il personaggio vestendolo di (inaspettate) spigliatezza, goliardia e serenità, come effettivamente è apparso di fronte allo storico conduttore americano, preferendo tratteggiarlo, dalla prima all'ultima pagina, in termini tristemente drammatici, descrivendolo quale figura disgraziata, impotente ed inerte di fronte all'evolversi dei fatti.

Tuttavia, quest'opera editoriale ha certamente un merito non trascurabile: se da un lato appare indubbio che si concretizzi quale occasione mancata di presentare la vita dell'inglese nei termini doverosi di un trattato, al quale viene preferita (purtroppo) la formula del mero libercolo, è anche vero che rappresenta l'opera editoriale più dettagliata in lingua italiana dedicata al primo batterista del gruppo.

Per dirla con l'autore: “Esistono centinaia di pubblicazioni sulla storia dei Beatles, ma pochissime citano la figura di Pete Best, se non per liquidarlo con poche righe che lo qualificano come il primo batterista del gruppo”.
In tal senso, al di là dei difetti sopra rimarcati, l'acquisto di questo libro - ormai soggetto alle impietose regole del collezionismo, giacché è fuori catalogo ormai da anni - è altamente consigliato se non agli incalliti fans del gruppo di Liverpool (che, verosimilmente, conoscono già gli eventi ivi narrati), quantomeno agli appassionati più ponderati.



Pagine: 124
Uscita: 1999
Editore: Theoria
Prezzo: 7,30 €

 

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