Riuscitissima trasposizione di "The Front", film del 1976 scritto da Walter Bernstein, diretto da Martin Ritt ed interpretato, tra gli altri, da Woody Allen.
Ci sono vari meriti ascrivibili a quest'opera: ad esempio, la stessa riprende integralmente il valore intrinseco del film, come noto incentrato sulla condanna del maccartismo. Ma la pièce esprime anche il senso corretto di un teatro sano: Antonello Avallone è noto quale attendibile traghettore in suolo italico di quanto profuso nel tempo dal Woody Allen attore e regista, cosa sulla quale abbiamo già speso parole di elogio in passato (segnatamente, recensendo "Central Park West"), ma ciò che rende pregevole quest'opera prescinde dalla volontà di onorare l'attore americano: la regia, ad esempio, risulta estremamente efficace, sfruttando in maniera assai funzionale quattro settori diversi di un palco relativamente contenuto, ciascuno dei quali raffigurante un luogo differente (la casa del protagonista, un bar, una redazione televisiva, un ufficio governativo); un gioco di luci decisamente funzionale esalta questa divisione virtuale, rendendo il palco lontanissimo dalla staticità; vanno inoltre menzionati gli attori coinvolti, tutti perfettamente in grado di navigare in un alveo drammatico a vocazione afflittiva (così può essere connotato il contesto storico macchiato dalla triste ascendenza del maccartismo), pur in presenza di due soggetti - lo stesso Avallone e, soprattutto, Maurizio Caste' - in grado di incursionare anche l'alveo dello humor, strappando risate garbate e sempre gradite; infine, gli abiti degli anni '50, puntualmente riprodotti, peraltro in termini generosi se si pensa che la co-protagonista Elettra Zeppi (la cui intepretazione drammatica, peraltro, ha particolarmente colpito chi scrive) ne cambia ben tre, nessuno dei quali risulta mai dozzinale. Stante quanto sopra, l'opera in questione si evidenzia quale espressione artistica di assoluto pregio, il cui unico difetto, una lunghezza forse troppo dilatata, è certamente assorbito dai numerosi contesti positivi che la stessa è in grado di esprimere con incredibile efficacia.
Questa recensione si riferisce alla rappresentazione del 02 marzo 2024.
|
|
Compagnia delle Arti srl presenta
IL PRESTANOME
Dall’omonimo film di Walter Bernstein
con Antonello Avallone Elettra Zeppi Maurizio Caste’ Roberto Attias Stefano Santerini Giuseppe Renzo Flaminia Fegarotti
Scene e costumi Red Bodò Versione teatrale e regia Antonello Avallone
New York, 1953. Siamo in pieno Maccartismo. Tutte le persone sospettate, anche solo come “simpatizzanti comunisti”, vengono messe in lista nera e non possono più lavorare. Questa lista nera riguarda anche il mondo dello spettacolo. Un periodo difficilissimo per gli USA in uno dei momenti più delicati della sua democrazia. Howard, simpatico “qualunquista”, sempre pronto alla battuta comica, spiritoso, divertente, lavora come cassiere in un bar. Un giorno Alfred Miller, suo amico di infanzia, sceneggiatore finito nella lista nera della Commissione per le attività antiamericane, gli chiede di diventare il suo prestanome, ovvero di poter utilizzare il nome di Howard per presentare le sue sceneggiature a un network televisivo, riconoscendogli una percentuale. Howard, sempre pieno di debiti, accetta con entusiasmo e pericolosa leggerezza, senza avere la minima idea delle difficoltà e della pericolosità dell’impresa. Dopo il primo successo, Howard si atteggia subito a grande scrittore e, privo del benché minimo cenno di cultura generale, conquista il cuore di Florence. L’amico Alfred gli passa copioni sempre più importanti, che Howard non legge mai, e i suoi successi si moltiplicano, diventa ricco e famoso, superando, in maniera estremamente comica e brillante, situazioni divertentissime, al limite del paradosso. Nessuno si accorge di niente. Finché la politica del senatore McCarthy, non arriva a indagare anche su di lui. Un delicatissimo e drammatico tema come quello della “caccia alle streghe”, riesce ad essere raccontato, in una maniera estremamente brillante, grazie proprio alla inadeguatezza del protagonista della storia che, solo alla fine, troverà una sua coscienza sociale. NOTA: Il film, del 1976, titolo originale “The Front”, fu diretto da Martin Ritt e scritto da Walter Bernstein (entrambi in lista nera) e vide come protagonisti Woody Allen e Zero Mostel, anche quest’ultimo in lista nera (fonte: comunicato stampa)
Teatro Nino Manfredi Via dei Pallottini, 10 Roma (RM) - Ostia +39 06 56 32 48 49
Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo.
Direzione Artistica: Felice della Corte
|