Per la terza volta, torna a Roma "Central Park West", tra le più corrosive commedie di Woody Allen (la prima rappresentazione si è tenuta, sempre al Marconi, nel giugno dello scorso anno, successivamente, a metà settembre, l'opera è confluita alla Sala Umberto). Se c'è un modo per vedere il commediografo americano in terra e lingua italiane, è certamente quello proposto da Antonello Avallone, il quale, non soltanto offre una regia pienamente attendibile (non a caso, fin dal 1992, egli ha rappresentato molti testi dell'americano, da quest'ultimo concessi in esclusiva), ma si profonde, in termini attoriali, con interpretazione, voce e posture incredibilmente somiglianti al personaggio originario: parlare di emulazione ci sembra inappropriato, giacché egli tende ad omaggiare Allen con una proposta che risulti il più attendibile possibile. Il risultato appare pienamente conseguito talché lo humor sottile presente nelle sue opere si palesa in maniera oltremodo intatta. Per ciò che afferisce alla trama, non rientrando, l'opera in questione, tra quelle più note, ci preme non spoilerarne il contenuto: basti dire che, in poco più di un'ora, la sceneggiatura riesce a comprimere circa 6 anni della vita di due coppie agiate, intente a demolire i rispettivi matrimoni nel vano intento di ricercare una felicità che poi si rivela vuota, menzognera, a tratti cialtronesca. A parte la citata impeccabile performance dell'attore/regista, ci ha colpiti l'interpretazione di Elettra Zeppi, particolarmente abile nel rappresentare il disincanto della felicità raggiunta con il successo e l'affermazione professionale, mentre Angelica Duccilli risulta perfetta nel ruolo della candida e spontanea Juliet (auspichiamo che il sigmatismo che connota il personaggio sia voluto). Trasposizione pienamente riuscita, altamente consigliata. Questa recensione si riferisce alla rappresentazione del 22 gennaio 2023. |
CENTRAL PARK WEST |