Home Recensioni Live Yes - Roma, 4 Novembre 2009

Yes
Roma, 4 Novembre 2009

Roma, 4 Novembre 2009 - Teatro Tendastrisce

La nuova, inedita incarnazione degli Yes vede affiancarsi a tre quinti della formazione classica (Steve Howe, Chris Squire e Alan White), due nuovi membri: il tastierista Oliver Wakeman e il cantante Benoît David. Il primo non è altri che il figlio del più noto Rick. Egli avrebbe dichiarato, in merito alla sua presenza nella band: “Mio padre ora non è in buona salute, ma prima o poi tornerà a suonare con gli Yes. Io non mi sento un raccomandato o un figlio di papà: Howe conosce bene le mie qualità, perché abbiamo già collaborato nei nostri rispettivi dischi”.
Benoît David è un cantante canadese di rock progressivo, già membro dei Mystery e dei Close to the Edge, una delle più note tribute band degli Yes. Dal 2008 si è unito a questi ultimi come nuovo cantante solista, in sostituzione dello storico Jon Anderson, che non godeva di ottima salute. Sul punto Squire avrebbe recentemente dichiarato: “siamo molto dispiaciuti di non avere Jon Anderson con noi, ma non può più affrontare tour impegnativi come quelli con il gruppo. Per questo ci siamo messi alla ricerca di un nuovo cantante. Un giorno ero su You Tube in Internet e ho digitato “Close to The Edge”, il titolo di un nostro album. È comparso un video di un gruppo che faceva le nostre cover e che veniva da Montreal in Canada. David era il loro cantante e aveva caratteristiche vocali perfette per il nostro repertorio. Così è stato subito contattato.
A sentire il bassista questa formazione farà uscire un album di nuove composizioni entro la fine del prossimo anno. 
Orbene, il concerto ha riservato piacevoli sorprese: il gruppo ha finalmente effettuato la scelta di non proporre una tracklist consueta e standardizzata, cosa che succedeva da almeno 15 anni: accanto ai soliti cavalli di battaglia, sono stati pertanto proposti brani non comuni come “Astral Traveler”, “Onward” e “Southside of the sky” (estratti rispettivamente dal secondo album, da “Tormato” e da “Fragile”).
Non è finita: l’assenza di
Anderson ha riservato tutto sommato risvolti positivi, giacché i cinque hanno eseguito due brani (“Tempus Fugit” e “Machine Messiah”) tratti dallo splendido "Drama" – album largamente sottovalutato – mai eseguiti dal vivo da quasi 30 anni a questa parte. L’esecuzione è stata encomiabile, se si escludono un paio di stecche alla chitarra acustica ad opera di Benoît David. Quest’ultimo, chiariamolo subito, è in possesso di qualità vocali indiscutibili, peraltro non riconducibili al mero possesso di una voce che è identica (e si sottolinea identica) a quella del più noto predecessore.
Ciononostante, il concerto non ha completamente soddisfatto: la band ha proceduto con un incedere incerto, talvolta claudicante. Non vorremmo apparire ingenerosi con il nuovo cantante, ma l’incarnazione con Jon Anderson non sbagliava un colpo: era semplicemente perfetta. Nessuna sbavatura, nessuna stecca, nessuna vaghezza (al punto che il gruppo era spesso accusato di replicare in forma troppo pedissequa quanto proposto in studio).
Questa nuova formazione, al contrario, è apparsa poco coesa e non ha ingranato se non da metà concerto in poi. Se, da un lato, Squire e Wakeman sono stati impeccabili (ci sono piaciuti la consueta irruenza del primo, nonché la precisione e la modestia al tempo stesso del secondo), Howe ha alternato prestazioni di livello ad altre di pessima fattura: giusto per citare un esempio, nell’improbabile esecuzione di “Owner of a lonely heart”, il chitarrista ci è sembrato immediatamente in palese imbarazzo e, successivamente, addirittura in difficoltà nel suonare l’assolo, peraltro completamente diverso dall’originale. Sarebbe stato certamente più sensato non proporre un brano che – a prescindere dal fatto che non lo ha mai riguardato, giacché, nel 1983, il chitarrista della band era Trevor Rabin – risulta completamente estraneo al suo background musicale. Quella che ne è uscita fuori è stata una delle più malriuscite versioni mai eseguite, complice anche un rallentamento nel ritmo ad opera di uno stanco Alan White, che ha notevolmente contribuito allo snaturamento del brano. Quanto al batterista, egli ha offerto una prestazione mediocre per tutto il concerto, apparendo discontinuo e irregolare nell’esecuzione: talvolta era debole nell’azione del percuotere, altre volte eccessivamente energico, quasi si risvegliasse improvvisamente da un torpore generalizzato.
Scettici ma speranzosi, attendiamo il gruppo al traguardo del disco in studio.

 


Steve Howe: Chitarra
Chris Squire: Basso
Alan White: Batteria
Oliver Wakeman: Tastiere
Benoît David: Voce, chitarra

Data: 04/11/2009
Luogo: Roma - Teatro Tendastrisce
Genere: Progressive Rock

Setlist:
01. Intro
02. Siberian Khatru
03. I've seen all good people
04. Tempus fugit
05. Onward
06. Astral traveler (including drum solo)
07. And you and I
08. 1st Steve Howe acoustic solo
09. 2nd Steve Howe acoustic solo
10. Owner of a lonely heart
11. Southside of the sky
12. Machine messiah
13. Heart of the sunrise
14. Roundabout
Encore
15. Yours is no disgrace

 

Banner

Questo sito NON utilizza alcun cookie di profilazione. Sono invece utilizzati cookie di terze parti legati alla presenza dei “social plugin”. Se vuoi saperne di più sull’utilizzo dei cookie nel sito e leggere come disabilitarne l’uso, leggi la nostra informativa estesa sull’uso dei cookie .

Accetto i cookie da questo sito.