Finalmente il Rovescio della Medaglia torna ai vecchi splendori.
Dopo i pessimi "Il Ritorno" e "Vitae" - banali album di pop rock che calpestavano impietosamente la gloriosa tradizione del gruppo - e il successivo "Microstorie", non proprio hard rock, né prog, ma certamente di qualità, ecco finalmente l'album del Rovescio che tutti aspettavano da anni. Lo stile è certamente diverso dal periodo RCA ma la musica è di altissima qualità e le etichette "Cramps", "Progressivamente" e "Prog Italia", ostentate bellamente sul retro copertina, sono adesso più che mai appropriate. Si tratta di un'opera in bilico tra prog e hard che appare totalmente convincente nelle sue espressioni strumentali, mentre piccole riserve si nutrono sui testi, non sempre immediati, talvolta prevedibili, ma incredibilmente ben cantati (e non poteva essere altrimenti, essendo la voce prevalentemente affidata a Chris Catena, un grande del metal nostrano). Tuttavia, si tratta di un neo oltremodo trascurabile se si pensa che il prog suonato appare moderno e dinamico, mai una volta celebrativo del vecchio Rovescio, ma non per questo meno valido. La formula è nuova e oltremodo avvincente: i cambi di tempo si susseguono, le atmosfere si avvicendano, i brani non sono mai ripetitivi o prevedibili. L'impronta hard è determinata dalla chitarra, estremamente graffiante, sempre stridula, votata spesso al funambolismo intelligente e mai fine a se stesso. L'Orchestra Filarmonica Calabrese condotta da Alexander Frey (sovvenzionata in parte dai fans, previa richiesta di Enzo Vita in persona) - che contribuisce all'esecuzione dalla suite che occupa l'intero lato uno - conferisce al disco quel suggestivo sapore retrò, tipico della cultura settantiana, a cui il nuovo Rovescio sembra finalmente - e speriamo stabilmente - tornato. L'augurio è di continuare su questa strada, nel caso fosse in programma un'altra uscita discografica. |
Enzo Vita: guitars
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