Un monologo a vocazione stand-up, "Mutandine" di Cinzia Berni, e non una commedia, tantomeno "scoppiettante", come riportato nel comunciato stampa dell'opera: l'attrice non assicura di certo una profusione incontenibile di risate ma risulta gradevole, in ragione di un senso di generale spensieratezza trasmesso con apprezzabile leggerezza, trattando argomenti piuttosto drammatici come lo stress, il divorzio, il pregiudizio. Invero, molti aneddoti narrati sono riconducibili a luoghi comuni e cliché afferenti al rapporto uomo-donna in passato largamente trattati da altri comici (fra tutti, la donna sempre bistrattata e l'incapacità dell'uomo di fare due cose contemporaneamente), ma la Berni ha il pregio di ricorrere ad una esposizione piuttosto spontanea, velata di una certa candida attitudine, caratteristiche, queste, che ispirano simpatia ed empatia.Quanto sopra è impreziosito da una regia chiaramente protesa alla perforazione e alla subitanea ricostruzione della quarta parete, previo coinvolgimento ripetuto del pubblico da un lato, sfruttamento dello stratagemma delle finte telefonate/citofonate dall'altro, con ciò alternado la vocazione monologhista alla recitazione in senso stretto. Non si ride a crepapelle, a causa dell'assenza di battute sferzanti, ma si sorride, pur talora in forma tiepida, ascoltando per l'ennesima volta battute e concetti già largamente divulgati da altri che, tuttavia, non di rado fa piacere ripassare. La presente recensione si riferisce alla rappresentazione del 29 gennaio 2025. |
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