Quando si parla de "La Piccola Bottega degli orrori", la memoria corre inevitabilmente al film cult "Little Shop of Horrors" del 1986, dretto da Frank Oz ed interpretato, tra gli altri, da Steve Martin. In realtà, la rivisitazione in scena in questi giorni al Teatro Brancaccio riprende piuttosto fedelmente gli intenti narrativi del musical americano che debuttò nel lontano 1982, a sua volta basato sull'omonimo film di venti anni prima, diretto da Roger Corman. La precisazione è doverosa se si considera che il lungometraggio degli anni '80 presentava un finale e una morale completamente diversi, entrambi incentrati sui presupposti rassicuranti del "lieto fine", mentre la trama dell'opera originale (che si tratti del musical o del primo film), era contraddistinta da una certa crudeltà di fondo, pur priva di rappresentazioni scabrose e sempre rivestita di connotazioni favolistiche. Sulla scorta di questi presupposti, la proposta odierna pone l'accento in termini allegorici sulle particolarità caratteriali più impervie e disagevoli dell'animus umano: sadismo, malvagità, perfidia e scelleratezza sono aspetti che, a vario titolo e con una certa ironia di fondo, vengono affrontati con chiara abilità recitativa dall'intero cast. In tal senso, appare assolutamente azzeccata la scelta di affidare il personaggio di Seymour a Giampiero Ingrassia (che pure lo interpretò trent'anni fa, nel primo musical rappresentato in Italia), perfetto nella parte del nerd candido e timido, a dir poco sublime nel tipizzare il modus comportamentale del suo alter ego di elementi spietati e vendicativi, senza mai privarlo del tutto di una certa ingenuità di fondo. La pianta interpretata da un essere umano è credibilissima e, dopo aver constatato de visu, viene spontaneo decretare che soltanto una Drag Queen (Lorenzo di Pietro, in arte Velma K) poteva riuscire nell'intento: la voce suadente, giocata sugli alti e bassi di un registro piuttosto esteso, il costume che coniuga abilmente archetipi sfarzosi e grotteschi, la postura altezzosa, sublimata dai movimenti incredibilmente melliflui di dita e braccia (rectius, i rami), ci fanno chiaramente intendere che nessun altro avrebbe potuto dare vita ad una creatura che si presenta in termini suadenti, bizzarri, caricaturali e magniloquenti in un sol colpo. Infine, una nota di merito va indirizzata sia a Belia Martin, vero e proprio usignolo canterino, sia al trio di coriste (una delle tre, Giovanna d'Angi, emerge per la sua graffiante attitudine black), che forse più di tutti è in grado di proporre un certo retrogusto anni '50, pur in un contesto chiaramente contemporaneo (un bilanciamento, quest'ultimo, che è anche merito di un regista attento, capace di far esprimere agli attori una certa sensibilità velatamente nostalgica). Questa recensione si riferisce alla rappresentazione del 22 febbraio 2022 |
LA PICCOLA BOTTEGA DEGLI ORRORI
GIAMPIERO INGRASSIA – SEYMOUR con ENSEMBLE SCENE: GIANLUCA AMODIO ADATTAMENTO E REGIA: PIERO DI BLASIO
PRODUZIONE: ALESSANDRO LONGOBARDI PER VIOLA PRODUZIONI IN COPRODUZIONE CON OTI (OFFICINE DEL TEATRO ITALIANO) E CON BOTTEGA TEATRO MARCHE
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