Continua la rassegna "Pirandelliana 2023" ad opera del vulcanico Marcello Amici, che propone 10 atti unici di Luigi Pirandello, equamente divisi in tre step, proposti ciclicamente nel corso di giornate specifiche, tutti rappresentati negli spazi aperti adiacenti alla Basilica dei Santi Bonifacio e Alessio all'Aventino (noi di A&B ci siamo già occupati del trittico "Bellavita", "Sgombero", "La Giara"). Attinge da attori non professionisti, la compagnia teatrale "La bottega delle maschere", ed attinge bene, stante la presenza di talenti genuini. Nell'episodio "L'altro figlio", in particolare, colpisce, la bonaria austerità di Massimiliano Ferretti, la fragilità che muta in forza palesata da Tiziana Narciso, la ostinata determinazione dell'affermazione di sé stesso manifestata da Federico Giovannoli (rispettivamente nei panni del giudice buono ma scettico, della donna vittima di violenza, del figlio scaturito da quella stessa violenza). Vincente la scelta (ne "La patente") di far interpretare a Luca Mandara il servitore che teme la sfortuna (in particolare, ci è piaciuta la sua capacità di impersonare chi è pervaso da reale timore, pur senza uscire dall'alveo comico imposto dal personaggio), mentre Marina Benetti e Caterina Lo Bue meritano ex aequo un plauso particolare (entrambe impegnate ne "L'altro figlio"): la prima è stata abile nel rappresentare una certa e delicata fragilità interiore; la collega è apparsa impeccabile nel ruolo di donna vulcanica, spigliata, finanche sfrontata (la sicurezza che ha accompagnato il suo ingresso sul palco ha letteralmente magnetizzato l'attenzione della platea). Alcune riserve (e si auspica che venga colto l'intento costruttivo perseguito da chi scrive): la compassata signorilità di Francesco Meriano è apparsa perfettamente in linea con le esigenze di voce narrante ("La Verità") e con il personaggio del buon dottore ("L'altro figlio"), meno in quella dell'aspirante suicida ("L'imbecille"), sebbene quanto eccepito da ultimo non sia imputabile a lui ma a chi ha voluto assegnarli quel ruolo; il sigmatismo di Martina Pelone è altamente penalizzate e la sua algida attitudine potrebbe essere sfruttata in altri contesti, ad esempio in un giallo o in un thriller, non certo nella compagine pirandelliana; infine Marcello Amici, a dir poco esemplare ne "La Patente", piuttosto imbarazzante ne "La Verità": nel primo caso, egli è riuscito in pochi frangenti a travasare la sua lunga esperienza attoriale, e ciò vale con riguardo a tutto ciò che egli ha saputo esprimere (voce, toni, posture, gestualità); nel secondo, purtroppo, la scelta di tenere in mano il cappello, il cui "contenuto", peraltro, era da lui massicciamente sbirciato, ha letteralmente distratto gli astanti, più colpiti dalle sue malcelate intenzioni, piuttosto che dal valore della performance in sé, pregiudicata anche da evidenti difficoltà nella lettura (un foglio a terra sarebbe stato notato meno e certamente tollerato, qualora scorto). In chiusura, preme segnalare la rappresentazione dell'Enrico IV, che chiude la rassegna aggiungendosi ai 10 atti menzionati in apertura, spalmata su sei date, dal 1° al 6 agosto. Questa recensione si riferisce alla rappresentazione del 29 luglio 2023. |
Pirandelliana 2023 L'altro figlio
Giardino della degli affetti Basilica dei Santi |