Geppy Gleijeses è stato allievo di Eduardo e da quest'ultimo ricevette il permesso a rappresentare le sue opere. Con "Uomo e galantuomo", egli si cimenta per la settima volta in una rappresentazione firmata dal Maestro partenopeo. Tralasciando considerazioni in ordine al fatto che tale commedia rappresenta una delle rare opportunità di visionare un'opera a fortissima vocazione ilare presso il Teatro Quirino, location generalmente ospitante pièce di stampo drammatico, preme segnalare la validità intrinseca del messaggio defilippiano, qui del tutto integro. Stratificata su una serie di gustosissimi episodi comici, alcuni dei quali fortemente farseschi (tra questi, la prova ad opera della compagnia di attori e il meccanismo ripetuto ad oltranza dell'incipit "Nzerra chella porta"), quest'opera permette di gustare performance attoriali fortemente comiche, in taluni casi del tutto inaspettate: più nel dettaglio, vedere Geppy Gleijeses ripetere ab libitum il tormentone "Io tengo 'na buatta", aggiunge divertimento al divertimento giacché l'attore è generalmente accostato, quantomeno da chi scrive, a ruoli drammatici o seriosi. Impossibile poi non citare l'esemplarità espressiva di Ciro Capano: egli riveste il personaggio da lui interpretato di posture assai formali, a tratti addirittura auliche, e la collocazione dello stesso in uno scenario quasi burlesco determina effetti a dir poco esilaranti. Ci sono altri contrasti che colpiscono lo spettatore in termini ilari: gli effetti dell'alcol su una donna protesa al formalismo estetico (Antonella Cioli); il gioco delle altezze differenti tra coniugi (Ernesto Mahieux e Roberta Lucca); il camaleontico mutare di espressività del finto folle (Lorenzo Gleijeses). Il regista Armando Pugliese, infine, si palesa in vesti autorevoli e legittime, avendo più volte diretto opere di Eduardo, peraltro aventi spesso per protagonista Luca De Filippo. Questa recensione si riferisce alla rappresentazione del 21 febbraio 2023 |
Uomo e galantuomo
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