Hard rock-blues di gran classe profuso dagli svedesi Gudars Skymning, già alla seconda fatica discografia (la prima, “Dansa Tillbaks Till Din Grav” del 2008, era autoprodtta).
L’opera – che giunge a noi grazie alle intenzioni della prolifica Blood Rock Records, nota label di Genova, distribuita dalla Black Widow Records – profonde un heavy blues assai accattivante, di matrice squisitamente settantiana, forte di tutti gli elementi che il genere impone: chitarra slide, voce rauca e strozzata, riff granitici e primigeni, talché il gruppo richiama esplicitamente tanto le sonorità hard della arrochita compagine statunitense, ben rappresentata, giusto per imporre un archetipo di immediata percezione, dai Mountain di Lesile West (peraltro coverizzati con il brano “Never In My Life”), quanto quelle altrettanto dure ma immancabilmente acide della scuola angolssasone che vede la più genuina espressione artistica nelle fatiche discografiche della indimenticata Experience di Jimi Hendrix (quasi clonata nel brano che apre l’opera, “Jag är en trollkarl”). A voler trovare influenze successive, val la pena di richiamare la lezione postuma impartita dai Badlands, strepitosa band statunitense nata nei tardi anni ’80, sempre gelosamente ancorata all’heavy blues del decennio precedente. Insomma, se in tempi recenti una band come i Firebird di Bill Steer vi ha aperto un mondo, i Gudars Skymning fanno proprio per voi: sebbene alcuni riff siano talvolta troppo simili ad altre cose già sentite, a questi ragazzi va riconosciuto il merito di persistere in una direzione degli anni ‘70, esaltante epopea che non ci stancheremo mai di ricordare in termini di fascino e seduzione. Una circostanza, la direzione appena descritta, che di questi tempi denota grande sensibilità musicale e richiede immutato slancio passionale. In un contesto squisitamente hard rock quale quello sopra descritto, infine, stupisce enormemente ascoltare, credibilmente rivisto in chiave hard, il crescendo finale di “Starship Trooper” - gioiello di Yessiana memoria mai uscito di mente - a conclusione del brano “Aldrig har jag vetat”, quale suo epilogo di somma e doverosa rivelazione artistica. |
"Djupe" Knut Hassel: Chitarra Anno: 2011 |