Ecco una rappresentazione teatrale che meriterebbe maggiore visibilità.
Va innanzitutto detto che l'opera permette di apprezzare le capacità recitative di Valentina Corti, un'attrice che palesa doti vulcaniche e camaleontiche senza rinunciare ad una innata, soave, fragile spontaneità. Già apprezzata in televisione in varie fiction (tra cui "Un medico in famiglia" e "Don Matteo 7"), in "Più vera del vero" raggiunge capacità interpretative talmente elevate da stordire letteralmente lo spettatore, capace di ridestarsi soltanto grazie alle azzeccate battute profuse da Fabrizio Gaetani e Fabian Grutt (entrambi con un passato piuttosto rilevante nel cabaret), non già co-protagonisti dell'opera, quanto, piuttosto, abili ed insostituibili spalle comiche. Il tema messo in scena dai tre e diretto con efficacia da Felice Della Corte è avvincente e delicato: Cloe e Giulio vivono la loro quotidiana convivenza, in bilico tra la felicità spensierata della giovane età e le femminili esigenze riproduttive, fronteggiando ricorrenti problemi esistenziali e il fastidio generato da Francesco, l'immancabile amico di lunga data, ospitato giocoforza in casa. C'è soltanto un problema: Cloe è un androide che Francesco ha regalato a Giulio per il suo compleanno. L'umanoide femmina è spettacolare: sviluppa una sua personalità grazie alla programmazione computerizzata ma ha la possibilità di perfezionare il suo carattere grazie alle esperienze e alle emozioni vissute giornalmente. Questo processo, di fatto, la rende più umana degli stessi umani. Le trovate goliardiche dei due mattatori, capaci di intrecciare con rara maestria le semantiche peculiarità dei dialetti partenopeo (Fabian Grutt) e romanesco (Fabrizio Gaetani), strappano sorrisi, risate e risate grasse, fino a quando, incredibilmente, l'opera diventa di colpo un dramma. La donna, ora, magnetizza l'attenzione degli spettatori, confusi dal cambio di direzione: è lei che domina dal palco questa platea ormai spiazzata, catalizzata dalla sua capacità comunicativa; si commuove, spinge lo spettatore alla riflessione, suscita emozioni profonde. In conclusione, se dovessi scegliere una scena che sintetizzi al meglio la validità dell'opera, mi soffermerei sul lungo monologo profuso da Valentina Corti: costei parla e ancora parla ai due, comunicando una serie lunghissima di cose sensate e cariche di pathos emotivo: quando lei termina, segue un breve silenzio che sorprende i suoi partner con la bocca spalancata. Beh, in quel frangente, non sono soltanto gli uomini sul palco a rimanere con la mascella in posizione cadente. Voilà uno spettacolare esempio di capacità recitativa perfettamente in grado di sedurre con spontanea naturalezza (attori maschi inclusi). |
Più vera del vero di Martial Courcier Regia: Felice Della Corte Con Costumi: Lucia Mirabile Teatro Marconi https://www.teatromarconi.it/ |