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Pat Metheny
Solo Career

 

 

 

Pat Metheny - Solo Career

 

di Gianluca Livi

 

Nota introduttiva: la presente monografia, originariamente realizzata nell'agosto del 1996, inviata alla redazione della rivista "Melodie e Dissonanze", non venne mai pubblicata per prematura chiusura di quest'ultima. Successivamente, stralci di questo scritto apparvero su un'altra rivista, senza alcuna autorizzazione del sottoscritto, peraltro neanche citato quale autore. Fortunatamente, parlando di diritti d'autore, chi scrive ha conservato la corrispondenza originale con cui l'opera venne inviata per la prima volta alla redazione sopra indicata.
Va infine detto che l'esame dettagliato della discografia dell'artista è aggiornato nel dettaglio al 1996, mentre soltanto occasionalmente al periodo successivo. Chi volesse fornire un contributo, aiutando a completare l'articolo, è ovviamente bene accetto.

 


Analisi critica della discografia

Bright Size Life, 1976, ECM.


Primo album in assoluto (con riferimento anche alla carriera del Pat Metheny Group), questo “Bright Size Life”, a parte qualche sporadico episodio che strizza l’occhiolino a musicalità un po’ più “dure”, come la cover di Ornette Coleman, si rifà decisamente a certe sonorità tanto care a Gary Burton, col quale Metheny cesserà la collaborazione appena un anno dopo. Indubbiamente, gli embrioni del discorso che poi verrà intrapreso a livello solista e, soprattutto, con il Group, vengono già intrapresi in questo lavoro dove la chitarra non è affatto messa in disparte, come nei lavori del vibrafonista Burton, soprattutto nel primo lavoro, “Ring”. Due gli artisti che vi suonano: Jaco Pastorius al basso, del quale si nota il pesante e prezioso apporto musicale, e Bob Moses alla batteria. Sette brani sono di Pat Metheny più, Round Trip/Broadway Blues, citata cover a firma di Coleman.

 

Watercolors, 1977, ECM.


Album attribuito al solo Metheny anche se, curiosamente, vi suona una prima embrionale formazione del Pat Metheny Group: Lyle Mays al piano, Dan Gottlieb alla batteria, che resterà per cinque anni circa, e il bravissimo Ederhard Weber al basso, l’unico elemento che non entrerà mai nel Group. L’album propone una sorta di geniale compromesso tra jazz, new age e rock progressivo, dove ambientazioni incorporee ed impalpabili come “Icefire”, “Sea Song”, “Oasis”, si alternano a veloci episodi concreti ed immediati come “Watercolor”, “Lakes”, “River Quai”. Notevole il lavoro di Lyle Mays, spesso protagonista e per niente relegato ad un ruolo di mero accompagnamento. Tutti gli otto brani sono di Pat Metheny.

 

New Chautauqua, 1979, ECM.


Il primo tra tutti gli album completamente suonati e composti dal chitarrista, in totale assenza di batteria e piano (presenti tutte le chitarre: acustiche, elettriche, 12 strings, basso elettrico, suonato sempre da Pat Metheny). Un album a suo modo sperimentale, abbastanza uniforme nel messaggio, volto alla ricerca di ambientazioni rarefatte e malinconiche, percepibili soprattutto in brani come “Hermitage”, “Sueño Con Mexico” o nei 10 minuti di “Long-Ago Child/Fallen Star”. Non manca un fugace sguardo al country (addirittura), di cui è possibile percepire traccia non tanto, e a dispetto del titolo, nel brano “Country Poem”, che segue sostanzialmente il messaggio melanconico dell’intero album, quanto in quello omonimo, posto in apertura. Nominato album jazz dell’anno, insieme al primo omonimo del Pat Metheny Group.


Works vol 1, 1984, ECM.
Works vol 2, 1988, ECM.


Antologie relative al periodo ECM. Sebbene siano attribuite al solo Pat Metheny, ambedue le pubblicazioni attingono dall’intera produzione methenyana, compresi quindi i dischi a nome Pat Metheny Group e in coppia a metà con altri artisti. I brani, tutti editi, sono: su “Works vol. 1”: Sueño Con México, (cross The) Heartland, Travels, James, “it’s For You”, Every Day (i Thank You), Goin’ Ahead; su “Works vol 2”: Unquity Road, Unity Village, Open, Story From A Stranger, Oasis, Sirabhorn, Farmer’s Trust.


Secret Story, 1992, Geffen.

Album suonato con la London Symphony Orchestra, unitamente a diversi membri del pat metheny group e, soltanto in alcuni pezzi, con artisti del calibro di Charlie Haden al basso, Steve Ferrone alla batteria, Will Lee al basso, Sammy Merendino alla batteria, Toots Thielemans all’armonica, Andy Findon al flauto, Akiko Yano alla voce, Skaila Kanga all’harp e Nana Vasconcelos, un tempo membro del pat metheny group, alle percussioni e alla voce. In un brano sono presenti anche numerosi fiatisti. Più di 70 minuti di musica riconducibili per molti versi al discorso portato avanti con il pat methney group, con maggiori e più concreti accenni ad altri generi musicali o ad orchestrazioni particolari (come i cori di bambini, che aprono l’album), e, naturalmente, con un accentuato spirito sinfonico. Tutti i brani sono di pat metheny.


Zero Tolerance For Silence, 1994, Geffen.

Album sperimentale e avanguardistico per sola chitarra elettrica. Thurston Moore dei Sonic Youth lo ha definito “una pietra miliare della chitarra elettrica, un album tra i più radicali di questa decade”. Per contro, l’opinione del pubblico non è stata altrettanto entusiasmante. Alcuni hanno detto che è un lavoro da capire e da digerire mentre, invece, con tutta probabilità non merita affatto di essere capito e digerito avvicinandosi più alla cantonata che alla sperimentazione, sebbene sia da premiare lo spirito anticonformista che ha animato l’iniziativa. Tutti i brani a firma di Metheny.


Passaggio per il Paradiso, 1996, Geffen.



Colonna sonora del film omonimo diretto da Antonio Baiocco, con la partecipazione di Mariano Rigillo, Vittoria Belvedere e Thomas Arana. Suonato dal solo Metheny, si colloca agli antipodi rispetto al precedessore, come fanno facilmente intendere le copertina, solare e serena questa, cupa e iontroversa l'altra. Strutturato su 13 pezzi che, tutto sommato, rispettano i cliché tipici delle colonne sonore: grandi ambientazioni atmosferiche e alcune melodie portanti che vengono riproposte in più versioni. Un album molto ambient in cui i sintetizzatori la fanno da padrone. Tra le varie musicalità presenti, alcuni frammentari pezzi di chitarra classica e, soltanto su alcuni brani, una batteria, sapientemente programmata, che non stona affatto.
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