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Agorà: il ritorno dei cavalieri solari








[Articolo apparso sul n. 1, anno 2008, di Rondò (rivista di musica classica, jazz e tecnica di riproduzione sonora) - pubblicato qui per gentile concessione dell'autore].

Sono pochi i gruppi che possono vantare un esordio dal vivo, peraltro inciso per una major come la Atlantic. Gli Agorà vantano questo primato. Formatisi nel 1974 grazie all’incontro di Roberto Bacchiocchi (piano), Ovidio Urbani (sax soprano), Renato Gasparini (chitarra), Paolo Colafrancesco (basso), Mauro Mencaroni (batteria), iniziarono a comporre un jazz-rock di stampo solare e mediterraneo in una chiesa sconsacrata situata nel centro storico di Serra San Quirico, un paese in provincia di Ancona, che diventò il punto di ritrovo per molti giovani musicisti delle Marche.

Il nome del complesso fu scelto da tutto il gruppo e da Cesar Monti, fotografo ed ideatore della copertina del primo album: nell’antica Grecia, Agorà era il luogo dove si riuniva l’Assemblea del popolo per emanare delle leggi e prendere decisioni in maniera collegiale. La parola fu ritenuta molto vicina allo spirito del gruppo che voleva da un lato indicare una sorta di luogo della musica con valenze aperte a stimoli emotivi, dall’altro rievocare le atmosfere della cultura mediterranea applicando spontaneamente temi melodici in un tessuto jazz-rock. Il contratto con la Atlantic si ottenne grazie Graziella ed Alessandro Sartori (rispettivamente coproduttore RCA e regista RAI) che, ascoltando una registrazione di materiale in studio, consigliarono un contatto con Claudio Fabi, all’epoca produttore della PFM. Renato Gasparini lo incontrò a Milano per proporgli un provino contenente 8 brani piuttosto articolati, preceduti da un’introduzione di appena 3 minuti per sole chitarra e voce, da egli registrata la notte precedente e inserita all’ultimo momento su consiglio di Colafrancesco. La sua fortuna, il gruppo, la deve proprio a tale brano (poi divenuto “Penetrazione”, presente nell’esordio discografico): dopo averlo ascoltato, entusiasta dell’atmosfera, Fabi propose una seduta di studio in presa diretta che venne eseguita dopo pochi giorni presso uno studio di Tortona. Il nastro ricavato dalla registrazione fu fatto ascoltare da Fabi al direttore della nascente divisione italiana della WEA, Pier Tacchini. A quel punto, il contratto con l’Atlantic divenne un proforma.

Ma le sorprese non erano finite: circa 20 giorni dopo l’avvenuto contatto con la major, durante una session presso Serra San Quirico, giunse al gruppo una telefonata presso il posto telefonico pubblico. Era Claudio Fabi con una comunicazione urgente: Claude Knobs, organizzatore del mitico festival di Montreux, aveva ascoltato il nastro proposto alla WEA, ne era rimasto entusiasta ed invitava il gruppo a Montreux per partecipare alla prestigiosa rassegna. Gli organizzatori del festival diedero vita ad una serata denominata “Euro Rock” alla quale, oltre agli Agorà, parteciparono il Perigeo, la PFM e il gruppo francese dei Magma. La performance fu interamente registrata e andò a confluire nel primo album che uscì nell’agosto del 1975. Da anni ormai considerato una pietra miliare del jazz-rock nostrano, l’album è oggetto di unanime critica afferente la sua durata, attestata a poco più di mezz’ora. È Renato Gasparini che si pronuncia sul punto: Il disco, in realtà, è privo del bis che effettivamente suonammo quella sera: al termine della prestazione, infatti, fummo chiamati a gran voce sul palco da un pubblico molto caloroso. Si trattava di un brano totalmente improvvisato che però non venne inserito nell’album poiché durante la sua registrazione si verificarono dei problemi tecnici che ne pregiudicarono la resa sonora (in particolare, se non ricordo male, ci fu un’interruzione di alcune linee microfoniche che esclusero alcuni strumenti). Ho alcuni aneddoti di quel periodo: prima del concerto a Montreux, il gruppo aveva suonato solo nella sala prove di Serra San Quirico. Da una dimensione casalinga, ancorché caratterizzata da elevata perizia tecnica e massima serietà, ci ritrovammo catapultati dall’oggi al domani in un clima di crescente interesse per il gruppo, prima da parte di strutture o enti italiani, poi addirittura internazionali. Strano eh? Un altro aneddoto curioso riguarda la mia giovane età di allora: alla fine del concerto, dovetti rientrare velocemente in Italia, in auto con mio padre, per sostenere l’esame di maturità: avevo solo 17 anni. Per quanto riguarda l’album, infine, ricordo che venne pubblicato anche in Giappone ove riscontrò un discreto successo commerciale. Anzi, a dire il vero, vendette più lì che in Italia”.

Successivamente, il gruppo partecipò a vari Festival, tra cui Villa Pamphili, Re Nudo e Parco Lambro con una formazione arricchita da una sesto elemento, il percussionista/sassofonista Nino Russo. Dell’esperienza al Parco Lambro (di cui esiste un raro documento sonoro), Gasparini ricorda: “Il clima durante il nostro concerto era alquanto surreale: da un lato il misticismo delle nostre musiche, dall’altro i gas lacrimogeni. Dopo quel concerto discutemmo a lungo sul pericolo di strumentalizzazioni politiche e sulle violenze che caratterizzavano certi raduni dell’epoca. Concludemmo che entrambe, politica e violenza, erano assai lontane dal nostro mondo, dalla nostra musica” (Gasparini). Nel secondo album, “Agorà 2”, uscito nel tardo ‘76, la formazione subì un altro cambiamento con l’ingresso del bassista, Lucio Cesari, che andò a sostituire il defezionario Colafrancesco.I cambiamenti rispecchiarono il mutamento stilistico del gruppo che iniziò a comporre in modo più strutturato con un minore spazio all’improvvisazione. Il secondo album fu registrato dopo 10 mesi di prove nella solita Serra San Quirico. I pezzi furono composti durante le prove, registrando tutte le improvvisazioni e traendo poi i temi più interessanti che successivamente venivano arrangiati. Il disco fu inciso a Milano, nella sala adiacente al Jazz Club “Capolinea”, punto di riferimento per la Milano Jazz di allora. Per non perdere il clima raggiunto in sede di composizione, i brani furono registrati in presa diretta con pochissime sovraincisioni successive. Il tecnico era Angelo Arienti che ci aiutò moltissimo e che apparve fin da subito molto coinvolto al progetto” (Gasparini). Fu anche realizzato un filmato – tuttora inedito – che si decise di ambientare sul lago di Montreux, in segno di legame con il primo album (il documento, infatti, era prodotto da Claude Knobs, l’organizzatore del festival). L’organico era ulteriormente variato, con l’arrivo di Savino Lattanzio al basso e Pepe Maina alle percussioni.

Dopo qualche mese il gruppo intraprese una tournée in teatri e piazze per un totale di 50 date, nelle ultime delle quali cambiò ancora l’organico: subentrarono Massimo Manzi e Robert Clark rispettivamente alla batteria e al basso. Il percussionista Nino Russo, inoltre, aveva nel frattempo abbandonato. Nel 1979, di nuovo con una formazione a cinque (Gasparini, Urbani, Bacchiocchi, Manzi e Clark), la band iniziò i provini per il terzo album, il cui titolo doveva essere “Costa dell’est”, ma riuscì a registrare solo 3 brani in studio. L’avvento di proposte musicali più leggere e commerciali (che misero in crisi anche e soprattutto il jazz-rock), una certa difficoltà della band a vivere dignitosamente di sola musica, il desiderio di ogni membro di dedicarsi alla propria famiglia, alle proprie inclinazioni musicali, sono solo alcune delle concause che portarono, nel 1980, allo scioglimento degli Agorà, comunque avvenuto serenamente e con matura consapevolezza. L’ultimo concerto si tenne Senigallia “e fu veramente memorabile anche perché vi suonammo con un gran coda Stenway e con il primo guitarsynt Roland, da poco sul mercato” (Gasparini).


Ovidio Urbani continuò la sua attività di musicista, specificamente nel jazz, ove è divenuto un ricercato turnista, collaborando in particolare con Bruno Tommaso nella Marche Jazz Orchestra. Mauro Mencaroni e Lucio Cesari hanno operato nel circuito dei club, in Italia e all’estero. Massimo Manzi è diventato negli anni successivi uno dei più noti batteristi jazz italiani, mentre Roberto Bacchiocchi ha prodotto alcuni album negli Stati Uniti ed è rimasto nel circuito jazz-rock sperimentale. Nino Russo, invece, è purtroppo scomparso a causa di un grave male. Renato Gasparini è risultato il più attivo del combo: trasferitosi a Milano, iniziò una collaborazione con Claudio Fabi in diverse produzioni (Paolo Conte, Massimo Bubola, David Riondino) e, successivamente, insieme a Bruno Mariani, formò i Deluxe, un gruppo legato al circuito bolognese che proponeva buone sonorità rock e testi in italiano molto intelligenti. Ne scaturirono un album omonimo (Edizioni Musical/RCA, n. di cat. ZPLD134147) e un singolo (Edizioni Musical/RCA, n. di cat. ZPLD7241), entrambi editi nel 1981”. Dopo una tournée di supporto a Vasco Rossi, il gruppo si sciolse nel 1982 e il chitarrista collaborò con Edoardo Bennato, partecipando a tutte le sue tournée dal 1983 al 1987. Insieme a Giancarlo Ragni, infine, diede vita al Vallemania Recording Studio che divenne il punto di incontro di molti musicisti marchigiani ed in seguito internazionali. “Dopo queste esperienze abbandonai l’attività musicale. Avevo deciso di rifiutare le sonorità commerciali che allora stavano prendendo piede e che erano effettivamente necessarie a quasi tutti i musicisti italiani per vivere dignitosamente. Inoltre, desideravo essere presente nella vita dei miei 3 figli. Mi dedicai quindi al lavoro di architetto rilevando l’attività di mio padre ma continuai a mantenere un legame con la musica insegnando chitarra nelle Marche e progettando chitarre per la EKO. In relazione a quest’ultimo incarico, ricordo che partecipai a molte fiere in qualità di dimostratore delle chitarre da me progettate e presi parte ad alcune sessions memorabili con altri “dimostratori” quali Leslie West, Lee Ritenour e Steve Morse” (Gasparini).

Circa la pubblicazione del numeroso materiale inedito (che comprende il filmato promozionale girato a Montreux, la versione in studio del 1° album e gli inediti del 3°) la band si mostra oggi assai scettica: Siamo più interessati al futuro che al passato. Alcune composizioni inedite potrebbero però essere eseguite dalla nuova formazione, che per noi è come una nuova immagine sonora”. Nel 2002, infatti, grazie all’incontro tra Gasparini e il chitarrista-produttore Maurizio Mercuri, il progetto Agorà viene rilanciato, con l’intenzione di proseguire la ricerca musicale di allora, ancorché in versione completamente acustica. “Ritengo che questa scelta stilistica permetta ora al gruppo di rendere ancora più “trasparenti” le sue sonorità, concretizzando senza dispersioni gli istanti creativi e attivando una reale fragranza sonora. Determinante in questa direzione, è stato il contatto con Govanni Ceccarelli (pianoforte) e Aki Montoya (tabla e voce), due musicisti veramente eccezionali. Inoltre abbiamo deciso di inserire nel gruppo Alessandra Pacheco, dotata di un’incredibile voce che genera un nuovo campo sonoro in unisono tematico con il sax soprano e le chitarre acustiche. Gli altri membri della band sono tre del gruppo storico (Urbani, Mencaroni e Cesari) più Carl Potter alle percussioni. Attualmente non ci stiamo esibendo dal vivo poiché siamo impegnati alla realizzazione del nuovo lavoro, “Ichinen”, che sarà pubblicato a breve in Inghilterra ed in Giappone” (Gasparini). “Il gruppo prevede di partecipare ad eventi mirati dove sia particolarmente attivo un uso della musica come “strumento di pace” con il giusto “Ichinen”, un ideogramma giapponese che indica un atteggiamento capace di dare valore ad ogni istante, partendo dall’autoriforma individuale, con la certezza che ogni causa produce nella vita un effetto simultaneo” (Mercuri).L’intento è quello di cogliere il significato della “rivoluzione individuale” e di ricercare la sacralità della vita e dell’ambiente. Ci si è spostati, anche per una maturazione musicale e personale, da una situazione più “politica” e attenta al sociale ad una più meditativa. Si è orientata la focale dall’ambito sociale a quello individuale, nel senso che non ci si può aspettare di cambiare niente se prima non cambiamo noi stessi” (Gasparini). Informazioni recenti, divulgate previa autorizzazione della band, possono essere reperite nel sito ufficiale della Regione Marche, al Link http://www.mediateca.marche.it/teche_musicali/musicisti_emergenti_&_promozione_nuova_musica.htm ove è possibile sia scaricare foto live della nuova line up, sia ascoltare un brano tratto dal nuovo album.

 

 

GUIDA ALL’ASCOLTO / AGORÀ

1975 - LIVE IN MONTREUX

Lato A: Penetrazione (5:20) / Serra S. Querico (8:33) /

Lato B: Serra S. Querico II (6:40) / Acqua Celeste (6:00) / 5. L’orto di Ovidio (5:24)

Roberto Bacchiocchi: electric piano & vocal; Renato Gasparini: guitar; Mauro Mencaroni: drums & vocal

Ovidio Urbani: soprano sax & vocal; Paolo Colafrancesco: bass & vocal;

 

La formula proposta dagli Agorà è una mistura, talvolta improvvisata, tra certo jazz-rock statunitense di stampo più intimista e atmosfere calde tipiche della cultura musicale mediterranea. “Penetrazione” è un brano rilassato, caratterizzato da un ostinato al basso sul quale ogni singolo musicista innesta i propri interventi: determinato quello del sax; soffusi, quasi eterei quelli di piano, chitarra e batteria (quest’ultima impegnata in raffinatezze con i piatti). “Acqua celeste” e “L’orto di Ovidio” sono brani quasi gemelli, entrambi virtualmente suddivisi in due frammenti: una delicata introduzione che si sviluppa in crescendo ove soprattutto il sax si rende protagonista con rari interventi lineari; una seconda parte dinamica nella quale la batteria si palesa in termini più incisivi e determinati. Emerge, all’ascolto, l’impressione che non esistano leader all’interno del gruppo, che non prevalga alcun musicista sugli altri: è un lavoro di insieme, corale, compatto. Ciò ha dell’incredibile se si pensa che il gruppo si è formato appena un anno prima, peraltro con nessuna esperienza dal vivo. Ciononostante, sebbene siano tutti di assoluto pregio, i brani sembrano talvolta concludersi repentinamente, come se non fossero completamente portati a termine. Diverso il discorso per “Serra San Quirico”, un brano perfetto, dall’inizio alla fine, che riassume in 14 minuti la summa della proposta musicale del gruppo: contiene infatti tutti gli elementi proposti nelle composizioni precedenti e offre l’occasione ai singoli componenti di esibirsi a turno in individuali protagonismi, comunque sempre molto contenuti, mai invasivi. L’opera non è esente da critiche, tutte afferenti la produzione: la durata dell’intero lavoro si attesta solo su 32 minuti; la qualità sonora, inoltre, non è ottima atteso che il suono risulta compresso e non certo brillante; infine, la trasposizione su disco (e ahimè, anche su CD), ha penalizzato il brano “Serra San Querico”, troncato in due parti (non sarebbe stato più opportuno modificare l’ordine dei brani e proporlo nella sua versione integrale?)

 

1976 - AGORÀ 2

Lato A: Punto rosso (5.24) / Piramide di domani (6.01) / Tall el zaatar (8.25)

Lato B: La bottega di Duilio (5.52) / Simbiosi (Vasi comunicanti) (5.28) / Cavalcata solare (8.40)

Roberto Bacchiocchi: electric piano; Renato Gasparini: guitar; Mauro Mencaroni: drums;

Ovidio Urbani: sax soprano; Lucio Cesari: percussion, bass; Nino Russo: percussion, sax baritono;

 

L’organico ha subito un paio di cambiamenti e anche il canovaccio interpretativo risulta leggermente mutato: meno presenti certe sperimentazioni che avevano caratterizzato l’esordio; più complessi ed elaborati i brani, qui sempre più caratterizzati da continui cambi di tempo e di atmosfere. È un’evoluzione naturale, frutto tanto di un’acquisita maturità tecnica, quanto di un’amalgama tra i componenti, già ottima in passato, ora praticamente perfetta. Il suono, inoltre, è meno intimista, decisamente più incisivo e determinato. Ciò è percepibile in almeno tre brani, “Punto Rosso”, “La bottega di Duilio” e “Cavalcata solare”, ove il gruppo propone ritmi più dinamici, seppur in presenza di continui cambi di tempo e di sporadici protagonismi individuali. “Piramide di domani” è pervasa da un sapore etnico legato anche all’uso di particolari strumenti percussivi, soprattutto nell’introduzione, mentre rarefatto e introspettivo è il suono in “Simbiosi”. Ciò che rappresentava “Serra San Quirico” nell’album precedente è qui espresso in “Tall el Zaatar”, una sintesi perfetta di tutte le sonorità proposte negli altri brani: atmosfere intimiste; cambi di tempo; intermezzi risoluti, prevalentemente al sax e alla batteria; ricadute delicate e pacate; brevi crescendo corali; persino un intermezzo quasi free ove ogni strumento sembra andare per conto proprio per confluire nuovamente nella melodia iniziale, sempre proposta ostinatamente da un basso deciso ma essenziale. E’ l’album della maturità: scomparse alcune sporadiche indecisioni presenti nell’esordio, il gruppo si presenta in termini definiti, traducendo in raffinatezza e compostezza stilistica una proposta musicale ora completamente personalizzata. Non a caso, subito dopo l’uscita dell’album, la critica discografica giudicò gli Agorà quale migliore band italiana nel 1976.

 

AGORÀ / Discografia

33 Giri (LP)

1975 - Agorà Live in Montreux Atlantic - T 50171 Euro 75,00 (C) (1)

1976 - Agorà Agorà 2 Atlantic - T 50324 Euro 65,00 (C) (2)

45 giri

1977 - Agorà Cavalcata solare I/II Atlantic - T 10941 Euro 15,00 (C) (3)

CD

2003 - Agorà Live in Montreux BTF/VM2000 - VMCD 086 Euro 18,00 (A) (4)

2003 - Agorà Agorà 2 BTF/VM2000 - VMCD 087 Euro 18,00 (A) (5)

 

Note e curiosità discografiche. LP/CD

È stata presa in considerazione la discografia ufficiale della band. La valutazione si intende per il disco/CD in condizioni Mint.

  1. Live in Montreux” è stato registrato dal vivo al “Mountain Recording Studio” di Montreux, nel corso del Montreux Jazz Festival (Montreux Casino) il 7 luglio 1975. Mostra una confezione in cartoncino liscio (interni ed esterni) apribile sul lato alto, con copertina sagomata (shaped), rappresentata da un albero ritagliato su cui compaiono: sulle fronde, complesso e titolo; sulle radici logo della Atlantic e numero di catalogo. La 2° di copertina (anch’essa shaped, naturalmente) è completamente bianca ma, all’altezza del tronco, è presente un piccolo rinforzo in cartoncino con due sostegni per permettere all’albero di sostenersi autonomamente. La 3° di copertina mostra una strada ripresa in lunghezza con le strisce pedonali in primo piano (concettualmente, come la copertina di Abbey Road dei Beatles). In 4° di copertina appaiono la track list e una foto mezzo busto dei componenti. Sulla costina – che si trova sulla base della confezione, atteso che la copertina si apre sul lato alto – compare l’indicazione della casa discografica (in alto), il nome del complesso (al centro) e il numero di catalogo (in basso). Sulla busta interna (esterno ruvido, interno liscio), di colore marrone (lo stesso colore di una Company sleve dell’Atlantic di inizio anni ‘70) compaiono: su un lato, informazioni relative alla band, alla registrazione e alla produzione, i ringraziamenti, la track list; sull’altro lato, informazioni (in inglese ed italiano) relative al complesso e alla parola Agorà dal punto di vista etimologico. La label è quella classica (un semicerchio verde in alto, un semicerchio rosso in basso, una striscia bianca orizzontale che li separa). Il logo della “Atlantic” compare in alto, nella parte verde, sotto il quale si trovano a scendere: titolo, complesso, elenco dei brani e loro durata, credits, anno. Il numero di catalogo compare due volte: sulla destra del logo e in corrispondenza della striscia bianca (unitamente al lato di riferimento). Il bollino SIAE impresso sulla label è di colore rosso. Alla fine dei solchi (run off groove) è impressa, in stampatello, la sigla “S W 59 T 501711L” (oppure “2L” finale, a seconda del lato di riferimento), seguita a breve distanza da uno strano simbolo (forse le lettere “cgd”, con la “g” leggermente più in alto delle altre due) e dalla data (in questo formato: 26 8 75). Il disco è di difficile reperibilità. A questo si aggiunga che è ancora più arduo rintracciarlo con la copertina in condizioni accettabili attesa la fragilità del tronco dell’albero, molto propenso alla rottura. Live in Montreux è stato pubblicato il 9 luglio del 1977 anche in Giappone, in una versione assai diversa dall’originale (Atlantic, n. di cat. P-10399A, euro 70,00). Mostra una confezione a busta con apertura sulla destra in cui è assente lo shaped presente nella versione italiana talché l’albero è un tutt’uno con la strada. La stampa è corredata di classica fascetta obi e da un inserto di 4 pagine in cui nelle prime 2 pagine vengono riprodotti rispettivamente la strada priva dell’album e una foto del gruppo dal vivo di Cesar Monti (già presente nell’edizione italiana), nelle altre 2 pagine informazioni in inglese e in giapponese. La 4° di copertina è la medesima dell’edizione italiana. La busta interna è in cellophane trasparente. L’album è di difficile reperibilità, soprattutto corredato di fascetta obi.

  2. Agorà 2” è stato registrato al “CAP Studio” di Milano tra l’8 e il 23 settembre del 1976. Mostra una confezione in cartoncino liscio (interni ed esterni) apribile sul lato destro. Il disegno presente nella copertina si sviluppa senza soluzione di continuità sulla costina (ove compaiono il nome del complesso, il titolo, il numero di catalogo) e in 4° di copertina (ove compaiono l’elenco dei brani, la loro durata, i credits, il logo della Atlantic in bianco e nero e il numero di catalogo). In 2° e 3° di copertina compare una foto in bianco e nero della formazione che si sviluppa in tutta la larghezza dell’album aperto. Notizie sul complesso e sugli strumenti utilizzati, nonché informazioni varie relative all’album compaiono in 3° di copertina, in basso a destra. La busta interna: è completamente bianca (esterno ruvido, interno liscio); ha i 4 angoli smussati; presenta un foro circolare per ciascuna facciata, all’altezza della label. Quest’ultima è quella classica (un semicerchio verde in alto, un semicerchio rosso in basso, una striscia bianca orizzontale che li separa). Il logo della “Atlantic” compare in alto, nella parte verde, sotto il quale si trovano a scendere: titolo, complesso, elenco dei brani e loro durata, credits, anno di produzione. Il numero di catalogo compare due volte: alla destra del logo e in corrispondenza della striscia bianca, sempre alla destra (unitamente al lato di riferimento). Il bollino SIAE impresso sulla label è di colore rosso. Alla fine dei solchi (run off groove) è impressa, in stampatello, la sigla “59T 50324 1L” (oppure “2L” finale, a seconda del lato di riferimento), seguita a breve distanza dalla data (in questo formato: 18-11-76). Il disco è di difficile reperibilità.

  3. L’unico singolo della band è estratto dal 2° album e riporta il brano “Cavalcata solare”, suddivisi in due parti, una per ciascun lato. Mostra una confezione con apertura in alto. La copertina è la medesima dell’album con la differenza che il titolo del brano e il nome del complesso compaiono in rosso (e non in nero come nel 33 giri). La label è quella di inizio anni 70 (un semicerchio nero in alto, un semicerchio rosso in basso). Il logo della “Atlantic” compare in alto, in rosso; in basso, in nero, informazioni relative al titolo, al complesso, ai brani, ai credits, all’anno di produzione. Il bollino SIAE impresso sulla label è di colore rosso. Alla fine dei solchi (run off groove) è impressa, in stampatello, la sigla “59 W 109411N”, seguita a breve distanza dal medesimo strano simbolo che compare nel run off groove del 2° album (forse le lettere “cgd”, con la “g” leggermente più in alto delle altre due), e dalla data (senza alcun simbolo che separa le tre cifre: 19 4 77). Il disco è di difficile reperibilità. Il brano “Cavalcata solare part II”, (unitamente a Pietra su pietra” di Fred Buongusto), è uscito anche in 45 giri, edizione juke box (Atlantic, n. di cat. PROMO 034, euro 5,00).

  4. La ristampa in CD di “Live in Montreux”, mostra una confezione cartonata apribile sul lato destro in cui è assente lo shaped del vinile (l’albero è un tutt’uno con la strada). In 2° di copertina appaiono informazioni (in inglese ed italiano) relative al complesso e alla parola Agorà dal punto di vista etimologico. In 3° di copertina compaiono la formazione, indicazioni relative al missaggio e alla registrazione, la track list, una foto color seppia della band dal vivo. In 4° di copertina compaiono la tracklist e una foto mezzo busto della formazione. Sulla costina compaiono il nome del complesso (al centro) e il titolo (in alto). Sulla busta interna, di colore nero, appaiono su entrambi i lati indicazioni relative alla etichetta discografica. Il CD è corredato di una fascia amovibile che copre la costina (obi) su cui compaiono: sul fronte, indicazioni in italiano relative al gruppo; sul retro ideogrammi in lingua giapponese. È presente anche un booklett di 8 pagine che contiene un commento in italiano e in inglese; la discografia della band, la riproduzione delle label del vinile, del solo albero, della strada priva di quest’ultimo, quanto riprodotto in 2° e 3° di copertina della confezione cartonata. Nessun inedito. Il CD è attualmente in catalogo ed è di facile reperibilità.

  5. La ristampa in CD di “Agorà 2”, mostra una confezione cartonata apribile sul lato destro. La grafica è la medesima dell’edizione in vinile. Sulla costina compaiono il nome del complesso (al centro) e il titolo (in alto). Sulla busta interna, di colore nero, appaiono su entrambi i lati indicazioni relative all’etichetta discografica. L’album è corredato di una fascia amovibile che copre la costina (obi) su cui compaiono: sul fronte, indicazioni in italiano relative al gruppo; sul retro ideogrammi in lingua giapponese. È presente anche un booklett di 8 pagine che contiene un commento in italiano e in inglese; la discografia della band, la riproduzione delle label del vinile, quanto riprodotto in 2° e 3° di copertina della confezione cartonata, una foto inedita del complesso dal vivo. Nessun inedito. Il CD è attualmente in catalogo ed è di facile reperibilità.

 

Parco Lambro” (1976, Artisti Vari, Laboratorio, n. di cat. LB/LP 201, Euro 75,00) raccoglie brani live registrati tra il 26 e il 29 giugno 1976, a Milano, al “Parco Lambro”, nel corso della “VI Festa del Proletariato Giovanile”. Vi compaiono gli Agorà – con il brano “Cavalcata solare” – unitamente a Ricky Gianco, Eugenio Finardi, Carrozzone, Taberna Mylaensis, Canzoniere del Lazio, Sensations’ Fix, Toni Esposito, Paolo Castaldi, Area. La tracklist comprende anche 2 jam session collettive (rispettivamente in apertura e in chiusura) nonché 4 monologhi (intitolati Assemblea), di altrettanti relatori anonimi. Il 3° di questi e il brano di Ricky Gianco contengono testi blasfemi. Il disco mostra una confezione a busta in cartoncino liscio, con apertura sul lato destro. In copertina, su sfondo nero, compare un rettangolo nel quale è raffigurato un collage di dipinti antichi e foto di oggetti e persone del 20° secolo. Al di sotto vi compaiono label (al centro) e numero di catalogo (a destra). Al di sopra vi compaiono il titolo e l’indicazione del luogo e della festa. In 4° di copertina compaiono gli artisti partecipanti, ringraziamenti, collaboratori, ente distributore (Dischi Ricordi S.P.A.). La busta interna: è completamente bianca (esterno ruvido, interno liscio); ha i 4 angoli tagliati in obliquo; presenta un foro circolare per ciascuna facciata, all’altezza della label. Quest’ultima riporta una foto in cui vengono raffigurate le gambe di una bimba e una scopa. La foto è in bianco e nero fatta eccezione per i calzini indossati dalla bimba, rossi. Sul pavimento bianco compaiono track list, esecutori e autori dei brani. Sempre nella label è presente il numero di catalogo, l’anno, la sigla SIAE, l’indicazione “Stereo 33½ Giri”, il lato di riferimento). Il bollino SIAE impresso sulla label è di colore rosso. Alla fine dei solchi (run off groove) è impressa, in stampatello, la sigla “LB 20 1” seguita dalla lettera “A” (o “B” a seconda del lato di riferimento), a sua volta seguita dalle cifre “1” e “520”. Non è presente la data. Il disco, di difficile reperibilità, è stato ristampato in CD nel 2005 (Stampa Alternativa/Nuovi Equilibri, n. di cat. RP02, Euro 18,00) con copertina diversa (vi vengono raffigurati alcuni rappresentanti del pubblico immersi nel fango). Mostra una confezione cartonata a busta con apertura sulla destra. Il CD è allegato al volume “Area - Musica e rivoluzione” di Gianpaolo Chiaricò edito nel 2005 dalla casa editrice “Stampa Alternativa” (i due prodotti non sono vendibili separatamente). Il volume è attualmente in catalogo, ma non è di facilissima reperibilità.

Recentemente, a nome Agorà, è uscito un CD intitolato Tinghi e Tingone” (Blond Records, 2003, n. di cat. BRDC 000307, euro 12,00) ove sono proposti, come suggerisce il sottotitolo impresso in copertina, “canti e musiche della tradizione calabrese”. Si tratta di una band omonima che non ha nulla a che vedere con gli Agorà degli anni ‘70.

 

Discografia a cura di Gianluca Livi e Paolo Maggi

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