Intervista a Fabio Liberatori Intervista Con gli Stadio. Marco Nanni, Ricky Portera, Fabio Liberatori e Gaetano Curreri (1982-1984) A&B: Nonostante la tua fuoriuscita dagli Stadio, hai continuato a collaborare con loro (negli album "Di volpi, di vizi e di virtù", "Dammi 5 minuti" e "30 I nostri anni") e sei rimasto in stretti rapporti con Gaetano Curreri (a differenza di Ricky Portera, che ha troncato ogni legame con il suo vecchio gruppo). Come è nato questo legame successivo? Fabio: Come dicevo, il nostro rapporto non è mai veramente stato in discussione e, ogni volta che è stato possibile tornare a lavorare con loro, ho avuto molta soddisfazione. Forse proprio “Di volpi, di vizi e di virtù” è stato uno dei momenti più belli di queste “reunions”, oltre ai fantastici concerti dell’anniversario a Roma e Bologna. Abbiamo vissuto giorni davvero magnifici, molto intensi, in un meraviglioso studio in Liguria, con la produzione di Bob Rose, il leader del mitico gruppo rock americano “Ambrosia" e produttore, tra gli altri, di George Harrison: un musicista davvero di livello mondiale. Portando in studio i miei synths più amati (Serge Modular, Prophet 5, Memorymoog) ho vissuto momenti di impegno musicale notevole quanto appagante.. non c’era da scherzare con un produttore simile. A&B: Visto che è stato nominato più volte, sei rimasto in contatto anche con Ricky? Fabio: Con Ricky ho forse mantenuto il rapporto migliore e ci sentiamo regolarmente. Abbiamo fatto qualche serata insieme negli ultimi anni, divertendoci molto, e avevamo un progetto quasi clamoroso riguardante una nuova/vecchia band. Purtroppo il covid ha fatto rimandare tutto proprio mentre stava partendo. Se ne riparlerà casomai nel 2021... A&B: Ci descrivi la tua recente esperienza con la Reale Accademia di Musica? Fabio: Devo fare una premessa: il primo album della “Reale” (rimasto l’unico della band fino al 2018) fu un capolavoro assoluto e ancor oggi è estremamente amato ed apprezzato da molti fans in tutto il mondo. Io ebbi la fortuna di sentire la precedente formazione (i “Fholks”) del loro leader, il grande chitarrista e compositore Pericle Sponzilli, da ragazzino, e mi entusiasmarono molto. Durante la serata in un locale a Roma, sulla Via Trionfale, proprio vicino casa mia, mi invitarono a salire sul palco e a suonare l’Hammond. Per me era la prima volta... mi fecero dei complimenti e fui molto emozionato, come si può immaginare. Mi dissero che prevedevano un mio buon futuro di musicista. Erano bei tempi per i gruppi. con la Reale Accademia di Musica (2018) A&B: Fino ad arrivare al secondo album... Fabio: La sorte ha voluto che dopo tantissimi anni, io e Pericle ci ritrovassimo ad arrangiare un album molto particolare, “Il Poliedro di Leonardo”. Ci trovammo davvero bene insieme e, finalmente, nel 2018 (con mia grande sorpresa ed emozione), mi propose di riformare la storica e ormai mitica band, di entrare nel gruppo, cosa che si è concretizzata con il vero secondo album della Reale Accademia di Musica, “Angeli mutanti”, dove ha trovato posto la mia canzone “Tempo”, forse il vero seguito di “Un fiore per Hal”. Con la RAM è un’esperienza unica per la mia carriera, tornare a far parte e lavorare in un gruppo davvero prog-rock dopo così tanto tempo... è come un tuffo in acque limpide e inebrianti. Ritornano le composizioni in un certo stile, le più da me amate, le sonorità preferite, la ricerca musicale, i testi liberi da ogni condizionamento commerciale, gli strumenti prediletti: tanti synths vintage, il Fender Rhodes, il Mellotron, ecc. Per un musicista della mia formazione è la vera gioia professionale. E trovarsi in sintonia e amicizia con Pericle e con gli altri, tutti bravissimi strumentisti, è un’occasione unica, non facile da creare o trovare, come ho potuto constatare in tanti anni di attività. A&B: Hai sonorizzato diversi film di Carlo Verdone. Quale, a tuo avviso, il miglior tuo lavoro per un suo film? Fabio: Sono sincero, li amo quasi tutti e mi è difficile indicarne uno. Forse "L’amore è eterno finché dura” mi ha dato più spazio e soddisfazione. A&B: E' conosciuta la passione di Carlo per la musica degli anni '70, generalmente a vocazione rock o hard rock. E' notoriamente appassionato di Hendrix, Led Zeppelin e altri artisti di quel periodo. Sonorizzando i suoi film, ti è mai capitato ti chiedesse di proporre quel tipo di sonorità? Fabio: Sì, su questo siamo stati sempre in grande sintonia. Erano anche i miei vinili più consumati (penso a “Led Zeppellin 4” ad esempio). A&B: Come è lavorare con lui? Ti suggerisce delle cose, delle sensazioni legate ad alcune scene, oppure ti lascia totale libertà d'azione? Fabio: Carlo è un conoscitore di musica davvero notevole e la sua collezione non ha eguali per qualità e rarità dei titoli, dunque sa quasi sempre cosa desidera per le varie scene. Tuttavia, collaborando e confrontandoci, siamo delle volte riusciti davvero a creare sonorità prima inesistenti nelle OST italiane, almeno così spero sia anche per gli ascoltatori. Fornisce dunque molti suggerimenti, certo, ma è anche disponibile a quelli del compositore, se capisce che sono validi. E’ un lavoro delicato, un confronto non sempre facile ma che mi pare sia stato soddisfacente nei risultati. A&B: Ti trovi più a tuo agio a sonorizzare i suoi film con personaggi normali oppure quelli in cui si sbizzarrisce ad interpretare figure caricaturali (il coatto, l'imbranato, il pedante, ecc.)? Fabio: Mi pare che nel mio modo di lavorare non ci sia mai stata una caratterizzazione dei personaggi, almeno rivedendo e ragionando retrospettivamente oggi sui tanti film cui ho lavorato. Invece, mi sembra che il mio modo di sottolineare sia “di scena”, di situazione, pensando piuttosto alle atmosfere che non ai caratteri. A&B: Tu ed Ennio Morricone siete stati i principali autori delle colonne sonore dei suoi film. Va certamente considerata anche la parentesi di Antonello Venditti in "Troppo Forte". Tre musicisti con un background e un modo di intendere le sfumature musicali estremamente diversi tra loro. Quali di questi - te incluso - ritieni si sia più adattato alle opere cinematografiche del regista e per quale motivo? Fabio: Il Maestro Morricone è stato sempre straordinariamente efficace nell’adattare il suo stile, pur così personale, alle varie tipologie di film, e dunque è stato ottimo anche per Verdone, non c’è dubbio. Venditti ha partecipato da par suo (e supportato dai suo ottimo consueto staff di musicisti) al film forse più adatto ad un suo contributo, e mi pare con un buon risultato. Io e Carlo (e spero di non sembrare immodesto, perché lo dico come fatto stilistico e non come merito) credo che fin dal 1982 (“Borotalco”) abbiamo definito un nuovo modo di operare nelle colonne sonore italiane, bandendo definitivamente marcette, tristi clarinetti, sottolineature grottesche, armonie goffe e povere, melodie scadenti. Ho portato per primo o tra i primissimi gli strumenti elettronici come fondamento della colonna sonora... A&B: Forse, prima di te, soltanto i Goblin avevano osato tanto.... Fabio: Senz’altro, vanno assolutamente annoverati come una delle punte di diamante italiane del genere, ebbero grande accoglienza anche internazionale, e alla fine mi pare che qualche intento musicale in comune ci sia, con loro. A&B: Hai detto di aver operato, come compositore di colonne sonore, sottolineando la "scena”, la situazione, con sguardo alle atmosfere e non ai personaggi. Come definisci questo stile? Fabio: Ho usato uno stile musicale parzialmente minimalista e abbastanza rarefatto, sulla scia dei gusti musicali di Carlo e miei per certa musica rock ed elettronica. Credo che questo si possa dire serenamente senza tema di smentita, a prescindere dal valore che si possa dare ai nostri risultati, e che appartiene al giudizio e al gusto di ognuno. A&B: Nel tempo libero, vi immagino comunque insieme, seduti su un divano, ad ascoltare vecchi vinili, oppure entrambi in giro per negozi di dischi, a Roma (ove l'ho incontrato alcune volte). E' una visione corretta? Fabio: Non sbagli di troppo ma devi ambientare questa scena a casa sua prima, e al mio "Studio Hawk" dopo…. A&B: Un'ultima domanda su Carlo. Quale il disco che accomuna entrambi? Fabio: Tantissimi albums ci accomunano, non saprei da dove cominciare. Uno a caso, sicuro: “L.A. Woman” dei Doors. A&B: Vorresti sonorizzare film di altri registi, italiano o stranieri, con cui non hai mai lavorato in precedenza? Fabio: C’e solo l’imbarazzo della scelta, purtroppo non ho avuto possibilità di lavorare con un gran numero di registi. Il mio sogno sarebbe oggi forse più di tutti Sorrentino: “a long shot”, però. A&B: Potresti riassumere in poche righe la tua esperienza con Ivan Graziani, nel cui album "Piknic" hai suonato. Fabio: La BMG-Ariola mi convocò per affidarmi l’arrangiamento e la produzione di questo album di Graziani, che non conoscevo personalmente. A&B: non avevi lavorato con lui nel Q-Concert del 1980 con Ron e Goran Kuzminac? Fabio: in effetti lavorai non poco sul Q-concert ma soprattutto per Ron e Goran. Non ci fu occasione di vera conoscenza con Ivan. Con lui fu tutto molto rapido e senza tempo di dialogo, di conoscenza, di approfondimento. A&B: torniamo al 1986... Fabio: Fu una bella avventura, restammo chiusi negli Studi RCA di Roma per giorni e giorni, e adottammo una metodologia del tutto inusuale: montammo un vero palco “live” nell’enorme studio RCA, e Ivan e la sua ritmica suonarono molte parti dell'album dal vivo, con le sonorità degli amplificatori e del PA (la sigla sta per "Public Address" ed è un amplificazione audio da sala, da concerto; in altre parole, si tratta degli impianti audio di potenza che si usano ai concerti). Lui, che di synths era un po’ diffidente e inesperto, per formazione, fu però molto gentile e disponibile con me, da quella bella persona che era, e mi diede molta fiducia; così come al solito inserii l’elettronica da me preferita, come nei suoi dischi non era forse mai avvenuto. “Piknic” rimane una delle sue opere più particolari, e anche se diversi “fans" ebbero qualche difficoltà sentendosi un po’ spiazzati da arrangiamenti per lui inusuali, trovo che al suo interno ci siano dei veri piccoli capolavori di canzoni, sono veramente onorato di aver potuto lavorare a così stretto contatto con una persona ed un musicista quale lui era. A&B: Da solista, hai realizzato due opere ambiziose e complesse, inserite nel range sonoro della musica sperimentale ed elettronica: "Empire Tracks" (1997) e "The Asimov Assembly" (2002). Prima di queste, avevi firmato anche la colonna sonora del film "Antelope Cobbler" di Antonio Falduto, di medesima estrazione sonora. Sembra destino che i tastieristi di grandi gruppi del passato (vengono in mente Gianni Nocenzi del Banco del Mutuo Soccorso e Giuseppe "Baffo" Banfi del Biglietto Per L'Inferno) si cimentino con questo genere musicale. Fabio: In fondo trovo questo naturale, alla luce di quanto detto finora: la mia formazione e quella dei prestigiosi colleghi che hai citato è stata decisiva per una scelta di stile che era nella scia delle formazioni rock-prog del periodo d’oro, e che in Italia ha trovato uno straordinario momento di creatività e di lustro (finalmente anche europeo e mondiale) con gruppi come la PFM, Le Orme, il Banco, la Reale Accademia di Musica, ecc.. E’ un vertice che poi non mi pare sia più stato possibile toccare a livello di band. Bei tempi, per me, da un punto di vista musicale, e forse non solo. A&B: Hai in cantiere altri lavori solisti? Fabio: No, al momento sono molto preso da due progetti: innanzitutto, il terzo album della Reale, il secondo cui partecipo dopo “Angeli mutanti” del 2018; le canzoni sono ormai tutte completate e manca solo di registrare con la nostra potente ritmica (Fabio Fraschini al basso e Andy Bartolucci alla batteria) e incidere le voci di Pericle e della nostra musa Erika Savastani, con la co-produzione di Danilo Pao. Penso che a primavera 2021 saremo pronti per l’uscita. Inoltre, Roberto Vitelli - fondatore e deus-ex-machina degli “Ellesmere", gruppo prog italiano, ma anche con ospiti internazionali davvero prestigiosi, ormai al terzo album, dopo alcune precedenti collaborazioni - mi ha chiesto ora di arrangiare insieme a lui il futuro quarto disco del gruppo e anche questa è una avventura molto interessante perché si basa su suoi brani originali “vintage” di stile molto “progressive” che verranno recuperati e riarrangiati... musica dal sapore fortemente classic-prog, che poi è il mio brodo primordiale. Anche qui ci rivedremo nel 2021, ma più in là, forse entro fine anno. Abbiamo al momento affrontato solo 5-7 minuti di musica. A&B: Perchè non raccogliere le musiche che hai composto per film in un unico lavoro commemorativo? Fabio: I miei fans me lo chiedono da anni, ma purtroppo è difficile, ci sono vari editori delle musiche, e l’interesse commerciale è ovviamente limitato. Sembra una vera “mission impossible”. A&B: Ultime parole per i lettori di A&B. Fabio: E’ stato un vero piacere essere ospitato da voi, in un consesso di persone davvero appassionate ed attente, che è sempre la cosa migliore per qualsiasi musicista. Vi ringrazio molto e sono a disposizione per qualsiasi necessità musicale... sapete dove trovarmi. Grazie, Gianluca! Ricky Portera, Gaetano Curreri e Fabio Liberatori al Festival del Cinema di Roma (2017) in occasione del restauro del film di Carlo Verdone "Borotalco" (Foto di Vittorio Zunino Celotto/Getty Images Europe). |
FABIO LIBERATORI Colonne sonore (film e regista)
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