L'attore e regista romano e il suo rapporto con la musica (Foto Colarieti/Lapresse)
L'amore di Carlo Verdone per la musica rock è cosa nota. Moltissimi i suoi film che ne contengono continui riferimenti: vanno ricordati, tra gli altri, "Maledetto il giorno in cui t'ho incontrato", la cui trama ruota attorno alla figura di Jimi Hendrix, "L'amore è eterno finché dura", durante il quale il regista incede volutamente sulle copertine di "Wheels Of Fire" dei Cream e del triplo concerto di Woodstock, "Posti in piedi in paradiso", ove egli interpreta il proprietario di un negozio di vintage musicale.
Ma non sono soltanto i lungometraggi a tradire questa passione, testimoniata anche da sue numerose interviste rilasciate ai media in qualità di incallito musicofilo (in alcune delle quali, egli non ha mancato di portare al seguito estratti della sua invidiabile collezione discografica), dalle sue ricorrenti incursioni nei negozi di dischi capitolini (ove l'ho incrociato io stesso alcune volte), dalla sua collaborazione, come batterista, con Antonello Venditti e la Mark Hanna Band (proprio la batteria è omaggiata nel suo film d'esordio, "Un sacco bello"), la sua partecipazione al recente docufilm "Vinilici" di Fulvio Iannucci, incentrato sulla riscoperta del disco in vinile.
Lo abbiamo incontrato, stavolta non nelle vesti di attore o regista, ma di appassionato cultore di musica ed incallito collezionista di vinili.
Ecco cosa ci siamo detti: qui l'intervista completa.