Riuscitissima trasposizione in lingua italiana di "Prescription: Murder", opera teatrale risalente agli anni '60, prodromica della più nota serie televisiva "Colombo", spalmata su 10 stagioni in 35 anni, per un totale di 69 episodi andati in onda dal 1968 al 2003. Impossibile iniziare questa recensione tralasciando le incredibili capacità palesate da Gianluca Ramazzotti e Pietro Bontempo. La coppia fa letteralmente rivivere Peter Falk e Gene Barry che, nell'episodio pilota della serie, interpretavano rispettivamente il Tenente Colombo e lo psichiatra Ray Flemming. Il primo concretizza postura e gestualità così incredibilmente verosimili, da far pensare ad una interpretazione che, piuttosto che impersonare il personaggio immaginario, sembra omaggiare l'attore newyorkese e i suoi particolari tratti distintivi. Stesso discorso per Bontempo, perfetto non soltanto nel ruolo di freddo e cinico omicida, ma anche in quello di altezzoso e arrogante esponente dell'alta borghesia americana. La regia attenta di Marcello Cotugno contrappone i due soggetti in uno scontro psicologico giocato sul doppio binario della commedia e del dramma: il pubblico sorride divertito alle manie e ai tic manifestati da Colombo, rimane tuttavia impietrito quando i due antagonisti si affrontano, studiandosi reciprocamente, disprezzandosi l'un l'altro, pur nell'apparente ossequioso rispetto imposto dai rispettivi ruoli rivestiti all'interno della società. In tal senso, preme quantomeno menzionare la scena in cui, per almeno un (interminabile) minuto, ormai giunti quasi alla fine del loro scontro, i due si osservano in silenzio, in un immobilismo raggelante che paralizza il pubblico alla poltrona, pur avendolo fatto sorridere ripetutamente poco prima. Si tratta di un esempio genuino di perfetta contemperazione tra serio e faceto, previa esaltazione di capacità espressive di un cast attoriale in possesso di indubbie capacità. Ramazzotti colloca immancabilmente questa pièce nell'ilare alveo, pur essendo egli circondato da attori che si muovono in compagini esclusivamente drammatiche: oltre a Pietro Bontempo, di cui si è già detto, gli altri sono chiamati nel difficile compito di offrire una recitazione che, oltre che seria, finanche austera, appare lontana dall'essere standardizzata, mutando di volta in volta in base al contesto nel quale ogni singolo personaggio è costretto ad operare: Sara Ricci interpreta la moglie disincantata, poi divenuta speranzosa, candidamente protesa alla vana ricostruzione del fragile ménage familiare; Samuela Sardo è l'amante frivola, poi sommersa da un crollo emotivo che letteralmente la stordisce, in seguito, a tradimento smascherato, inaspettata e algida vendicatrice; Nini Salerno, infine, è l'amico ingenuo che, sul finire, palesa una disperazione dai tratti poco dignitosi, giacché afferente non tanto alla portata dell'omicidio in sé, quanto agli effetti che lo stesso avrà sulla sua carriera politica. Quanto sopra è sublimato sia da una colonna sonora meravigliosa (che attinge inaspettatamente dal jazz trasversale di Bugge Wesseltoft, Bohren & Der Club of Gore e, soprattutto, John Zorn, artisti che, chi si occupa anche di musica, come chi scrive, non può non apprezzare), sia da un opuscolo divulgativo che risulterà interessante anche ai cinefili più intransigenti, riportando stralci biografici di Peter Falk e dei creatori dell'investigatore (William Link e Richard Levinson), nonché aneddoti legati alla regia (sapevate che il primo episodio della serie fu diretto da un giovanissimo Steven Spielberg?) e al meccanismo narrativo alla base di ogni singolo episodio (che, stravolgendo i criteri dell'epoca, permetteva di svelare immediatamente l'identità dell'assassino, tenendo poi il pubblico con il fiato sospeso grazie ad un Tenente Colombo inaspettatamente vincente). Questa recensione si riferisce alla rappresentazione del 4 novembre 2023. |
OLIVER & FRIENDS
|