Con questo terzo lavoro, The War is In My Mind, siamo in campi difficilmente etichettabili o per la cui qualificazione è fondamentale ricorrere a faticose ma necessarie girandole espressive, talché in questo lavoro sono perfettamente bilanciate almeno 5 grandi influenze.
Innanzitutto, vanno certamente citati King Crimson più criptici e artificiosi, cui tracce evidenti sono riscontrabili in brani come “The R38 Class” e “Kosmos 233”. Nondimeno, sono oltremodo evidenti riferimenti alle sintetiche combinazioni dell’Allan Holdsworth più soffuso (in “A Million Random Digits”) o a più compatte soluzioni metalliche (in “G1S Transition”). In “XPT3”, invece, il citato gene holdsworthiano sembra perfettamente diluito e amalgamato con quello del più macchinoso e criptico Steve Vai solista. In “Aragonite Sea” e “Blindness”, le dissonanze aspre dei Djam Karat più duri e disarmonici si dissolvono in astrusi e macchinose rotazioni sperimentali o in granitiche barriere sonore, come fossero mura costruite con i più difformi elementi - disomogenee al tatto, disarmoniche alla vista – ma in maniera tale che la parete risulti assolutamente impenetrabile.
“An Homage To Frank” e “The Enhancer Trap” sono fughe nella sperimentazione più pura, con soluzione sonore de-strutturate, dalla forma mutevole e instabile. Gli ultimi due brani - “The Cathedral Of Incarnation” e “(Dead) On The Road”- presentano soluzioni sempre complesse e artificiose, seppur vicine alla compagine heavy metal, con una mistura efficace tra riff hard e soluzioni circolari molto vicine ai Crimson ellittici di inizio anni ’80. Il secondo pezzo, poi, è impreziosito (o svilito, a seconda dei punti di vista), dalla voce gutturale e roca di Stian Culto, ex vocalist dei Mayhem.
Detto ciò, il giudizio conclusivo è di assoluto spessore talché l'opera possiede un innegabile valore artistico che conferma le doti espressive di questo dotato musicista italiano. Tuttavia, devo muovere una critica: da (modesto) batterista quale sono non posso che stigmatizzare la scelta del musicista di affidarsi alla programmazione della batteria. L’opera di costruzione ritmica di un percussionista o di un batterista, non potrà mai essere sostituita da un’algida programmazione di sequenze ritmiche, ancorché ottimamente costruita, come nel caso in ispecie.
Si apprende, da una intervista presente nella rete, che al riguardo l’autore ha una sua personale opinione, di seguito riportata testualmente: “ho sempre visto male l’utilizzo della tecnologia per imitare l’essere umano e viceversa il ricorso alla stessa per rendere più precisa un’esecuzione umana. Quando scrivo una parte di batteria per un computer voglio che sia proprio quello, con diversi accorgimenti a livello di poliritmia, complessità di tempi e velocità di esecuzione che credo non siano fattibili da braccia umane.” Orbene, il lavoro alla batteria in quest’opera non risulta affatto inarrivabile giacché la ritmica proposta dall’artista, pur ben studiata e ottimamente costruita, appare assolutamente riproducibile. Alla luce di quanto sopra, risulta incomprensibile la decisione di non affidarsi a braccia e gambe umane, preferendo una programmazione che, anche per via dei suoni, deprezza non poco il valore di un’opera discografica che, altrimenti, avrebbe raggiunto livelli artistici di massimo livello.
79/100
Gabriele Pala: Tutti gli strumenti
Stian Culto: Voce nella traccia (Dead) On The Road
Anno: 2012
Label: SG Records
Genere: Prog Metal
Tracklist:
01. The R38 Class
02. Kosmos 233
03. A Million Random Digits
04. Aragonite Sea
05. Blindness
06. An Homage To Frank
07. The Enhancer Trap
08. XPT3
09. G1S Transition
10. The Cathedral Of Incarnation
11. (Dead) On The Road