Opera particolarmente consigliata a chi subisce il fascino degli articolati meccanismi ai quali è assoggettata la psiche umana, con la componente addizionale afferente alla complessità stratificata propria dell'universo femminile.
Il romanzo di Margaret Mazzantini, edito nel 1992, pare perfettamente rappresentato nella compagine teatrale anche grazie ad un cast assai indovinato. Nancy Brilli è Anemone, donna consapevole della propria bellezza, perfettamente in grado di determinare ascendenze fascinose e magnetiche verso il mondo maschile; Chiara Noschese è Ortensia, sorella gemella piena di insicurezze e fragilità. Va innanzitutto evidenziato che le due attrici manifestano, alla lunga distanza, la incredibile capacità di ribaltare le connotazioni caratteriali dei personaggi da loro interpretati. Più nel dettaglio, la Noschese, a parere di chi scrive, è la vera protagonista della piéce, giacchè tutto pare ruotare attorno a lei: recita in più dialetti e cambia il substrato emotivo in base al personaggio che evoca (la psicologa calabrese, il fidanzato romano, se stessa, persone occasionali), proponendo quindi, e sempre senza alcuna soluzione di continuità, un repentino scenario di rappresentazioni che offrono suggestioni in bilico tra risate e commozione. La Brilli pare incarnare il ruolo di mera spalla, pur vestendo i panni, se non dell'antagonista, quantomeno della sorella schierata in posizione di supremazia psicologica, sempre in termini di mera frapposizione. Eppure, sul finire, il regista confeziona per lei un intermezzo drammatico che suscita ammirazione incondizionata, peraltro interpretato, cosa assai ardua, subito dopo il susseguirsi di interventi a vocazione esclusivamente brillante: il pezzo de quo è l'unico dell'intera pièce che coinvolge voce e corpo talché l'attrice si lamenta, urla, piange fino allo stordimento, arrivando a carambolare in terra, ove permane totalmente sfinita una manciata di secondi. Questi paiono scanditi dal suo stesso respiro affannoso, come un conto alla rovescia che preluda ad un finale irreversibile. E' una parentesi tanto inaspettata quanto affascinante. Infine, la Manola evocata più volte, a partire dal titolo, non può identificarsi con la quarta parete (come viene asserito sia nei comunicati stampa, sia da certa critica teatrale già presente in rete), la quale, infatti, non viene mai infranta, essendo una donna con un'entità assente ma non estranea, contenitore dei disagi interiori e dei tumulti emotivi vissuti dalle due gemelle. La regia di Leo Muscato è particolarmente efficace, perché supera due difficoltà: la prima afferisce alla commistione tra dramma e ironia, un connubio non sempre facile da bilanciare; la seconda è legata alla capacità di interpretare correttamente l'universo femminile, pur in un contesto spesso parodistico, talvolta caricaturale. A titolo squisitamente propositivo, ci permettiamo di rilevare che le due donne interagiscono pochissimo tra loro (assai contenute, tra di loro, le occasioni di scambio in seconda persona) e ciò comporta, talvolta, una certa disorganicità nei dialoghi, circostanza che, pur lieve, rappresenta l'unico neo dell'opera tutta. Questa recensione si riferisce alla rappresentazione del 18 maggio 2022 |
MANOLA con Nancy Brilli e Chiara Noschese di Margaret Mazzantini Teatro Parioli Orario di apertura Martedì, Mercoledì, Venerdì 10.00–13.30/14.30–19.00, Sabato e Domenica 12.00–19.00. Nei giorni di spettacolo serale la biglietteria è attiva esclusivamente per la recita del giorno stesso |