Parliamoci chiaro, se pensiamo al progressive metal non andremmo mai a cercare un prodotto nostrano. Prendendo la cartina geografica punteremmo il dito verso la Scandinavia o gli States, due posti dove il genere in questi quindici anni ha donato il meglio (salvo qualche eccezione dall’Est Europeo).
Il fatto è che da qualche anno, anche il nostro Paese sta sfornando da questo punto di vista prodotti assai interessanti. Magari siamo ancora legati a certi modelli esteri, ma è sempre piacevole sapere che potremo contare su un futuro roseo anche dalle nostre parti. Gli ultimi arrivati (per modo di dire, si intenda) in tal senso sono questi interessantissimi Silenzio, quintetto lombardo alla prima prova (demo autoprodotto) appena pubblicata. Il disco per tutti i ventiquattro minuti si fa apprezzare per un incredibile lavoro delle tastiere, sempre in primo piano come nell’opener “Vision From Tomorrow”, sorretto anche da un riff ai limiti del power e da un ritornello dove la ritmica incalza: il vocalist, Daniele, appare da subito come elemento di buonissima tecnica. Che i Dream Theater siano uno dei nomi tutelari per chi suona progressive metal è indubbio, ma i Silenzio sembrano in “Dragonfly” omaggiarli, con il pianoforte a spezzare la cavalcata di tastiera e di chitarra ad inizio pezzo, col tutto che si trasforma nella seconda parte in una ballata dai toni decadenti ed epici, con inserimenti di doppie voci nel ritornello. Nel finale da apprezzare anche l’assolo di Marco Denari, chitarrista che mostra all’interno di tutte e quattro le tracce grande versatilità e sensibilità; per le parti più melodiche. “Son Of Pain” si mostra pezzo dalla struttura strettamente power, potente ed energica, dove gli “scambi di battute” tra gli strumenti evitano una catalogazione facile e con a metà pezzo una voce fuori campo puramente in italiano che si pone interrogativi sull’esistenza (il disco è interamente cantato in inglese, tranne il chorus del pezzo di chiusura). Toni tesi e più cupi per l’aggressiva “Silenzio”: pezzo tiratissimo, una vera cavalcata prog, che si pone al termine di questa prima raccolta di sicuro valore artistico. Il songwriting c’è, la consapevolezza dei propri mezzi anche. In attesa che qualcuno porga la dovuta attenzione verso questo prodotto, curatissimo anche a livello produttivo (missaggio e volumi degli strumenti davvero ottimi) pare più che doveroso promuovere il tutto. |
Marcello Stefanelli: Basso Anno: 2007 Sul web: |