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Gary Moore: Ricordo Di Un Chitarrista Che Suonava Col Cuore

Hot Press has learned of the death of Gary Moore. The legendary Belfast-born guitarist died in his sleep last night, while on holiday in Spain. Questo breve lancio di agenzia ha lasciato schockato il mondo del rock, sopratutto il mondo di un certo rock chitarristico di grande levatura.

William Gary Moore, originario di Belfast (Irlanda) dove nacque il 4 aprile 1952, si era unito al gruppo dei Thin Lizzy nel 1973, dopo l'addio al gruppo del chitarrista Eric Bell. La band si accodava ad altri grandi irlandesi come Van Morrison e i suoi Them. Nel 1968, Gary si trasferì all'età di soli 16 anni da Belfast a Dublino, per formare gli Skid Row, un gruppo rock-blues (nome che negli anni “80 cedette all'omonima glam-band californiana) a cui seguì l'inserimento nella formazione di prog-jazz dei Colosseum II. In seguito approdò appunto ai Thin Lizzy degli ex compagni di scuola Phil Lynott e Brian Downey ed arrivò al grande pubblico con l'album Black Rose che li rese celebri in tutto il mondo.


Chi sia l'artista Gary è presto detto; uno dei più grandi e maturi talenti chitarristici che il rock-blues britannico abbia mai avuto anche se passava indistintamente da generi come il rock-jazz, l'heavy e un certo easy-listening (i suoi lavori di metà anni ottanta esplorano appunto il metal pop). La scuola però era quella di John Mayall, dei Bluesbreacker, di Jeff Beck, di Albert Lee, di Peter Green, anche suo personale maestro che gli regalerà la prima Gibson Les Paul, tutti “monoliti” del genere che ha dato poi vita alla british invasion ma anche fraterno amico di Hendrix di cui fu grande ammiratore e compagno di interminabili jam. Il suo debutto da solista fù nel 1973 con l'abrasivo album Grinding Stones accreditato appunto a Gary Moore Band a cui seguì una lunga pausa per poi ritrovare nel 1978 Phil Lynott e con lui dividere il seguente Back on the Street che includeva "Parisienne Walkways", oltre sette minuti di autentica libidine chitarristica, un successo da alta classifica ed un classico poi nel repertorio di Gary ma anche di tutte le blues-band a seguire. Alle tastiere di questo lavoro troviamo anche Don Airey, un amico personale di Gary, che poi ritroveremo negli anni a venire come membro fisso dei Deep Purple e dai quali era stato anche scelto per sostituire il lunatico Blackmore. Negli anni “80 recluta per i suoi lavori solistici il meglio del rock UnionJack con nomi come Ian Paice, Paul Rodgers, Mo Foster, Jack Bruce ma i riscontri non sempre saranno all'altezza dell'impegno profuso per realizzare autentiche perle come "Whishing Well" e "Rockin' Every Night". Ricongiunge addirittura i seminali Yardbirds per collaborare in alcuni brani del seguente Victims of the Future nel segno dell'hard-rock.

Alterne fortune in Europa ma grande seguito in Giappone dove realizza per il solo mercato del Sol Levante - Dirty Fingers in compagnia del fido Don Airey che gli ridarrà una fiammata di gloria tanto da vederlo pubblicato l'anno dopo anche in Europa. Riconvoca Phil Lynott al basso e alla voce per l'album Run For Cover del 1985 e riagguanta le classifiche con il rock-power di "Out of the Field". Un ritorno alle origine celtico-irlandesi con Wild Frontiers del 1987 e di nuovo nel segno del power-rock con After the War in cui troviamo anche Ozzy “The Sabbath” Osbourne, Cozy Powell e l'inamovibile Don Airey. L'inizio degli anni “90 vede Gary Moore assestare ancora un duro colpo al rock-blues a cui fa sistematicamente ritorno, come si ritorna dalla donna amata, con l'album Still Got the Blues: una perla di rara bellezza che sarà il faro per tutta la seguente generazione di blues-addict. All'album, uno dei più grandi successi di sempre, collaborarono George Harrison, Nicky Hopkins, Albert King, Andy Pile, il solito Don Airey, inoltre l'album conterrà omaggi a Johnny Guitar Watson, Muddy Waters e Jimmy Rogers; un vero monumento al rock-blues. La copertine stessa dell'ellepì sarà una citazione al grande Jimi Hendrix ritratto su di un poster che sormonta Gary impegnato alla chitarra. Sempre amore diviso fra il blues e l'hard -rock nel decennio dei “90, addirittura collaborazioni con Skunk Anansie e Primal Scream negli anni 2000. Seguono una innumerevole serie di DVD di concerti e diverse compilation celebrative ma senza mai arrivare al top delle classifiche anche se Gary rimane molto attivo nel giro dei concerti e dei festival in Europa. Ritorna al northern-irish-blues con Close As you Get e il seguente Bad for you Baby del 2008.

Alle 4 del mattino del 6 febbraio la tragica fine dell' artista. Gary Moore sarebbe morto nel sonno al Kempinski Resort Hotel di Estepona in Spagna dove si trovava in vacanza con la moglie, la prima a soccorrere il grande talento morto, pare, per insufficienza respiratoria dovuta ad enfisema polmonare, ma alcune indiscrezioni accennano però all'assunzione di sostanze forse stupefacenti miste ad alcol, ma questa è già un'altra storia... A questo grande chitarrista si ispireranno dichiaratamente, oltre che Eric Clapton per quel suo particolare stile detto slow-hand, fra gli altri, Mark Knofler, Joe Bonamassa ma anche Eddie Van Halen, Kirk Hammet e Marco Mendoza.

Brown Downey, batterista dei Thin Lizzy: "Sono sotto shock. Conoscevo Gary dal 1967, e da allora è sempre stato un ottimo amico. Ho suonato con lui nel 2006, dopo tanti anni dalla sua uscita dai Thin Lizzy, ed è stato un gran piacere. Non riesco a credere che adesso se ne sia andato."
Scott Gorham, chitarrista dei Thin Lizzy: "Suonare con Gary durante il periodo "Black Rose" dei Thin Lizzy è stata una grandissima esperienza: era un gran musicista e un grande uomo. Mi Mancherà."

Geezer Butler, Black Sabbath: "Mi rattrista enormemente venire a sapere che sia scomparso uno dei più grandi chitarristi di tutti i tempi. : il suo modo di suonare non può essere studiato e imparato, perchè semplicemente veniva dal cuore."



Gary Moore - DISCOGRAFIA SOLISTA COMPLETA:

Grinding Stone (1973)
Back on the Streets (1978)
G-Force (1979)
Corridors of Power (1982)
Victims of the Future (1983)
Dirty Fingers (1984)
Run for Cover (1985)
Wild Frontier (1987)
After the War (1989)
Still Got the Blues (1990)
After Hours (1992)
Blues for Greeny (1995)
Around The Next Dream (1996)
Dark Days in Paradise (1997)
A Different Beat (1999)
Back to the Blues (2001)
Scars (2002)
Power of the Blues (2004)
Old New Ballads Blues (2006)
Close As You Get (2007)
Bad For You Baby (2008)

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