Quando abbiamo “incontrato” i Jethro Tull per la prima volta lungo il nostro cammino sul web è stato 2 anni fa, durante la serata d’apertura del Pistoia Blues 2008, in un scenario tanto suggestivo quanto suggestiva è stata la performance della storica band inglese. Passati 24 mesi eccoci di nuovo a parlare delle gesta live del menestrello del rock Ian Anderson col suo ensemble, in formazione stabile ormai da anni e sempre pronta ad accogliere un gran numero di persone quando si esibisce in Italia. Non è da meno per l’occasione la Fortezza Da Basso, sold out per la loro unica data in Toscana del 2010 e ben entusiasta e disposta sin dal tardo pomeriggio, quando i primi spettatori si sono recati sul posto, complice anche un clima stranamente mite e pietoso nei confronti di chi ha acquistato il biglietto; addirittura quando il sole sta per calare, qualcuno alzando agli occhi al cielo ha anche ipotizzato una performance bagnata dal temporale, ma fortunatamente è andata diversamente.
I Jethro Tull, puntuali come un orologio svizzero si sono presentati sul palco alle 21.30, quando le luci artificiali da diversi minuti hanno sostituito quelle amatoriali, abbozzando senza fronzoli le dolci noti di “Nothing Is Easy”. La scaletta prosegue a mo’ di greatest hits (sempre che in 2 ore si possa essere un tempo giusto per il meglio di 42 anni di carriera) e quindi una dietro l’altra vengono sciorinate l’evergreen “A New Day Yesterday” con le belle variazioni Blues della chitarra di Martine Barre (sempre magistrale con la sua sei corde) ed il bel tappeto imbastito dalla tastiera di John O’Hara per poi proseguire con l’immancabile suite “Thick As A Brick” e “Songs From The Wood”, dove il folk di taglio ambientalista incontra la magia del flauto di Anderson. Ad essere onesti, il geniale cantante e flautista leader del quintetto britannico è stato per tutto lo show l’unica nota stonata: se il suo strumento imbastisce sempre dolci melodie e la sua presenza scenica è notevole tutt’oggi, la voce troppo spesso va e viene (più la seconda che la prima), lasciando spesso al pubblico il compito di concludere le strofe di un pezzo. Anderson è un musicista completo e carismatico, ma la sua ugola sembra davvero sentire l’anagrafe e questo ha reso questa performance dei Jethro Tull tutt’altro che memorabile.
Resta comunque il piacere di aver ascoltato un trittico finale magistrale, estratto completamente dal masterpiece del 1971 Aqualung: la title track che ha fatto alzare in piedi tutta l’audience anticipata dalla leggiadra poesia di “My God” e la conclusiva “Locomotive Breath”, sempre a metà strada tra irruenza Hard Rock e Progressive old school. Il concerto termina che sono le 23.30 passate da poco, la gente con calma lascia i propri posti e si avvia all’uscita comunque soddisfatta di aver assistito allo show di una delle formazioni più importanti della musica moderna, aldilà delle imperfezioni vocali del suo leader, anche perché alla fine si sa, la vita è una lunga e bellissima canzone.
Ian Anderson: Flauto, chitarra, mandolino, bouzouki e voce
Martine Barre: Chitarra elettrica
David Goodler: Basso
John O’Hara: Tastiere e fisarmonica
Doanne Parry: Batteria e percussioni
Data: 15/07/2010
Luogo: Firenze - Fortezza Da Basso
Genere: Progressive Rock
Setlist:
01. Nothing Is Easy
02. Beggar’s Farm
03. A New Day Yesterday
04. Pastime With Good Company (King Henry’s Madrigal)
05. Life Is A Long Song
06. Thick As A Brick
07. Songs From The Wood
08. Bouree
09. The Hare In A Wine Cap
10. A Change Of Horses
11. Cross-Eyed Mary
12. Farm On The Freeway
13. Martin Barre solo
14. My God
15. Aqualung
Encore
16. Locomotive Breath