Commedia gradevole che si apprezza per i toni frizzanti della sceneggiatura e per una recitazione incalzante a vocazione squisitamente ilare. L'opera è leggera e disimpegnata ma dietro c'è chiaramente un gran lavoro. Una stratificata articolazione del palco, ad esempio, permette di tratteggiare tre location differenti, ove a turno il focus si sposta repentinamente: uno studio di una psicologa collocato su un piano rialzato; una vineria; un ambiente reso cangiante grazie ad un palco rotante piuttosto dinamico (che dipinge ora una mostra museale, ora un ristorante, ora un parcheggio ed altro ancora). Il ritmo è serrato grazie alle capacità di sei attori piuttosto vulcanici, tutti in grado di interagire tra loro in varie forme: talvolta la rievocazione di un ricordo si sovrappone al presente; in altri casi l'attenzione si sposta velocemente dallo studio all'enoteca, o viceversa; più raramente, la psicologa (una credibilissima Alessia Francescangeli), si rivolge agli astanti bucando la quarta parete. In tutto questo, Marco Cavallaro funge da vero mattatore, interpretando quattro personaggi, tre dei quali piuttosto spassosi (il coatto, un uomo colto con la puzza sotto il naso, una mascolina ragazza di saffiche tendenze). Il primo tempo offre volutamente un ritmo ondivago, modus che spinge il pubblico a chiedersi quale sia la direzione che la pièce andrà a prendere. Il dubbio si scioglie nel secondo atto, ove viene delineata una cornice definitivamente comica, talvolta sfociante nelle farsa (come quando entra in scena il coatto o quando il protagonista critica apertamente le scelte del regista, cioè egli stesso). Il sold-out della data qui recensita dovrebbe fugare eventuali dubbi residui in ordine alla gradevole e accattivante attitudine di questa commedia. Questa recensione si riferisca alla rappresentazione del 25 marzo 2023. |
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