"Intoxicating Darkness" si segnala per le stratificazioni complesse che, talvolta, strizzano l'occhio ad altre derivazioni metal mentre "Apostle of Infinite Joy" tradisce ascendenze seventies (alcuni di questi ragazzi ascoltano anche i classici hard rock anglosassoni, evidentemente). In ogni caso, in almeno tre brani - "Natural Born Heretic", "Red Goddess" e "Venereal Ritual For Dispersion And Reintegration Of The Soul" - gli Antipope mantengono ritmi serrati e/o piuttosto violenti, se non brutali, non tradendo le loro origini. In tutti i brani, il cambio di tempo è ricorrente e i rimandi al prog metal sono sia latenti ("Apostle Of Infinite Joy"), sia palesemente espressi ("Intoxicating Darkness"). In entrambi i casi viene espressa originalità e sicurezza e il risultato è molto apprezzato. L'ultimo brano, dal curioso titolo "0 = 2", riassume abilmente quanto sopra espresso, spalmando l'intero substrato sonoro del disco in poco più di 7 minuti (non a caso, si tratta del brano di più lunga durata). Il cantato è convincente: lontano dall'abusatissimo growl, Mikko Myllykangas offre una originale proposta in bilico tra Tom Araya e Tim Baker, manifestando una credibile personalità. Non essendo un amante delle tematiche sataniche e/o anticlericali, non apprezzo l'ennesima stancante, generalizzante esegesi sullo specifico tema, ormai ricorrentemente offerta, specie in nord Europa, con risultati oltremodo prevedibili. |
|