Autore degli EP Lieto fine nel 2009, Numana nel 2012 e – l'unico recensito su queste pagine (qui la recensione) - dell'album Dodici storie nere nel 2010, questo ensemble propone un intimo acustico taste, sublimato da una voce calda che ricorda il primo De André e da esecuzioni e arrangiamenti raffinati e distinti.
Il gruppo - divenuto nel tempo un quartetto: ai tre fondatori Francesco Casarini (cantante), Claudio Brizi (chitarrista) e Pietro Zanini (bassista), si è unito il batterista Renato Ranieri – propone oggi D'amore non si muore, opera elegante dove ormai il sapore delle murder ballads, range sonoro da cui è originariamente partito il combo, ha fatto posto al cantautorato fine ed elgante, con tematiche generalmente dedicate all'“esistenzialismo passionale” posto alla base di ogni quotidiano rapporto interpersonale. Mantenendo fermo – come genere di appartenenza – quello che può essere descritto quale colto intimismo melanconico (“Porte chiuse”, “Dritto al cuore”, “Acque calme”, “INRI”, “Distante e diverso”, “Seconda pelle”), occasionalmente sfociante nel citato primo amore delle Murder Ballads (“Non ci lasceremo mai”), il gruppo non disdegna aperture verso altri generi musicali, complice anche un nutrito nugolo di collaboratori esterni, tutti portatori di diversi background musicali: si passa quindi dalla interessante commistione tra atmosfere spagnoleggianti, influenze nordafricane e tradizione italiana (“Da adesso in poi”), all'eleganza crosbyana, se non nelle linee vocali, quantomeno nelle musiche (“Lontano da me”), passando per energie più determinate, quasi rock (“Lei è lì”), orientazioni jazz (“Disarmato”, brano efficace ma inefficacemente collocato ad inizio album, cosa che rischia di non offrire un genuino e rappresentativo biglietto da visita) e addirittura sonorità legate alla frontiera del vecchio west (“Ti troverò”). L'efficace distinzione estetica di quest'opera – che, in una ipotetica partecipazione al noto Festival della Canzone Italiana, varrebbe al gruppo il premio della critica - non pregiudica affatto ascolti disimpegnati, ancorchè relegati a mero sottofondo, che, invece, sono assolutamente consigliabili per via degli arrangiamenti efficaci e di una costruzione melodica estremamente accattivante. Si auspicano, per questa interessante variante del cantautorato nazionale, riscontri non relegati al mero circuito indipendente. Voto: 80/100
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Francesco Casarini: voce
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