Ecco quello che si dice un live con i controfiocchi: pubblicato recentemente per i tipi della Hi Hat (che sta recuperando registrazioni radiofoniche di una certa qualità di vari artisti, non necessariamente Jazz), è registrato dal vivo presso gli Elecctric Studio di New York, nel 1975 e presenta un audio perfetto (non soltanto per gli standard della compagine pirata), una scaletta superlativa (per buona metà attinta dall'album "No Mystery" del 1975), una esecuzione (affidata a Stanley Clarke, Lenny White, Al Di Meola, Chick Corea) a dir poco stupeacente. Questo organico - a parere di chi scrive, migliore di quello con cui la band esordì nel 1972, come noto privo di chitarrista - suona una fusion estreamemente dirompente, con molteplici e architettati cambi di tempo e vaghe influenze progressive. L'apoteosi di un simile climax musicale si raggiunge con "Celebration Suite", una coacervo di culture musicali che include un solidissimo substrato fusion nel quale vengono innestate influenze ispaniche, dirompenze squisitamente rock, variazioni sul tema principali tipiche della compagine progressiva. Maestri del genere, i Return To Forever del 1975 - e questo album ne è la genuina testimonianza - dimostravano pienamente di superare nel merito i poco concreti Weather Report - troppo distratti dai sofismi cerebrali di Zawinul e dalle astrazioni di Shorter - e di non essere secondi alla Mahavishnu Orchestra di John McLaughlin, band fino a quel momento inarrivabile, qui eguagliata proprio grazie alla presenza del grande, anzi, grandissimo Al Di Meola. Peccato soltanto che i quindici minuti e passa del brano “Vulcan Worlds” (stiamo recensendo la versione in vinile) siano ripartiti su due lati: una diversa composizione della tracklist avrebbe consentito di apprezzare il brano senza interruzioni di sorta. |
Stanley Clarke: basso Anno: 2015 |