A&B – Bentrovato Gianni. Vorrei partire, se me lo consenti, dalla storia più recente del Balletto di Bronzo: da quando si è ormai riformato, vent'anni fa, a fronte di una intensa attività dal vivo, ha registrato una scarsa produzione di materiale inedito. Gianni Leone – Come si può pensare di realizzare dischi con brani inediti se periodicamente si è costretti a sostituire il bassista, il batterista, o entrambi e ricominciare lunghi mesi di ricerche di nuovi elementi, organizzare incontri, fare provini? Come si può pensare di disperdere energie preziose per dedicarsi a brani nuovi quando quelli storici, fondamentali di YS non sono suonati in modo più che ineccepibile? Non appena ho potuto/voluto, ho composto Napoli sotterranea, L'emofago, Deliquio viola, Certezze fragili, e li ho inseriti nel dvd Live in Rome [Technoage, un altro inedito, era apparso nel disco dal vivo Trys, del 1999. – N.d.I.]. Penso di aver espresso chiaramente la mia idea su ciò che considero "prog", oggi: un tipo di musica senza polverosi scimmiottamenti del passato né stravolgimenti decisi a tavolino, tradendo così l'ispirazione originale. A me comunque piacciono anche altri generi musicali. Anzi, un certo tipo di prog palloso mi ha stufato fin dal 1975.
A&B – A quando un nuovo album? Gianni Leone – Quando avrò una formazione stabile per un tempo sufficiente e le persone intorno a me mi faranno stare tranquillo, senza stressarmi. Io sono creativo ogni giorno della mia vita, da quando apro gli occhi fino a quando li chiudo, ma non necessariamente nell'ambito musicale. Creo e restauro oggetti di ogni tipo, faccio sculture, accessori per l'abbigliamento, disegno i miei abiti... D'altronde sono diplomato al Liceo Artistico. Poi suono anche, certo. E compongo. E scrivo testi, racconti, aforismi. Ho da anni tanti brani inediti validissimi chiusi nel metaforico "cassetto"... E' un vero peccato.
A&B – Che ne pensi di un altro concept? Gianni Leone – Forse sbaglierò, ma l'idea dell'album concept la vedo troppo legata agli Anni '70 ed io non sono affatto un nostalgico. Io vivo esclusivamente nel presente. Però chissà... Dipende dal soggetto...
A&B – Da diversi anni ti esibisci ormai con una certa ricorrenza insieme ai nuovi Osanna e a David Jackson. Perché non entrare stabilmente in formazione? In fondo, nei primi anni '70, tu facevi parte dei Città Frontale, nient'altro che gli Osanna con Elio D'Anna come tuo sostituto. Gianni Leone – Ti rispondo con uno scioglilingua/filastrocca che amo recitare tutto d'un fiato, senza pause, alla massima velocità possibile, ogni qualvolta mi viene fatta questa domanda. "Quando faccio l'ospite sono servito riverito coccolato valorizzato spesato e pagato senza alcuna responsabilità se non quella di essere impeccabile nel mio ruolo di ospite. Nel Balletto di Bronzo invece tutto ciò che c'è prima durante e dopo ogni singolo concerto è solo ed esclusivamente sulle mie spalle e non sempre ho voglia di subire una tale pressione". Certo, la mia ambizione non è quella di fare l'"ospite" a vita! Devo portare avanti il mio gruppo, il Balletto di Bronzo. Ma ti dirò che, più di ogni altra cosa, ciò che mi dà la massima felicità è lo stare su un palco DA SOLO per cantare e suonare; così, almeno, se proprio devo arrabbiarmi con qualcuno, lo faccio con me stesso. Una curiosità: i brani che suono oggi dal vivo insieme agli Osanna sono gli stessi che suonavo con Città Frontale, da bambino, sul mio leggendario organo Farfisa. Non tutti lo sanno. Ritrovarmi dopo tanti anni sullo stesso palco con Lino Vairetti è stato ed è molto emozionante. Lui è uno dei pochissimi, davvero pochissimi, veri amici che ho. Ha energie, entusiasmo e pazienza inesauribili, è un vero professionista, è artista e allo stesso tempo solido come una roccia. Che dire di David? E' un grande musicista, è un vero gentleman, ha un senso dell'umorismo spiccatissimo, ha la vitalità di un ragazzino, ha una "sana" vena di follia che viene fuori nei momenti più impensati... Insomma, è un vero piacere suonare con lui. Durante i viaggi facciamo lunghe conversazioni sui più svariati argomenti. Gli altri ragazzi del gruppo sono tutti adorabili e bravissimi musicalmente.
A&B – Il Balletto è uno dei pochi gruppi al mondo che, pur presentando membri non originali, risulta oltremodo credibile. Io penso, infatti, che il vero Balletto sia quello di YS, non certo quello precedente. Cosa ne pensi del primo album? Gianni Leone – Come sarebbe a dire "con membri non originali"? E Gianni Leone dove lo metti? Oggi come allora sono l'autore delle musiche, l'unica voce, il tastierista, il front-man... Basta e avanza! SIRIO 2222 è un album a suo modo addirittura un po' rivoluzionario. Chi faceva, in Italia, in quel periodo, musica così? Nessuno. Quel tipo di rock di stampo anglosassone, ricco di melodie vocali semplici ma accattivanti, risulta piacevolissimo ancora oggi. Certo, paragonato a YS, appare di colpo "leggerino", commerciale, ingenuo...insomma, è tutta un'altra dimensione.
A&B – Pensi che sarebbe possibile presentare dal vivo brani tratti da quell'album? Gianni Leone – Non mi appartengono, quindi non ci penso proprio. Però mi è capitato che qualche volta all'estero il pubblico mi chiedesse di eseguire, chessò, “Neve calda” o “Meditazione”... “Neve calda” non l'ho mai suonata, mentre una volta a Rio de Janeiro cantai brevemente a cappella “Meditazione”, che mi era stata espressamente richiesta, e il pubblico gradì moltissimo. Una curiosità: dopo aver lasciato Città Frontale, per un periodo mi unii al Balletto della formazione originaria e facemmo dei tour in Italia suonando i brani di SIRIO 2222 in 5, con me alle tastiere. Dopo pochi mesi però, Gianchi Stinga e Lino Ajello mi seguirono nell'avventura del Balletto di YS, mentre Cecioni e Cupaiuolo lasciarono il gruppo e partirono per la Svezia. Una curiosità (un'altra ancora...): alcuni mesi fa Lino Ajello ed io pensavamo di registrare un cd con tutti i brani di SIRIO 2222 riarrangiati. Avremmo coinvolto un bassista e un batterista, magari proprio Gianchi Stinga, ma lui non era interessato. Io decisi che avrei voluto cantare tutte le parti vocali, solo cantare senza nemmeno toccare le tastiere. Stavo perfino cominciando a pensare a una versione di “Meditazione” interamente a cappella, fatta di sole voci sovrapposte. Il progetto mi stuzzicava e divertiva, poi non se n'è fatto più niente a causa di eventi e persone che hanno in qualche modo interferito.
A&B – Parlando delle varie incarnazioni a tre elementi che si sono succedute fin dai primi anni '90, quale è stato il duo (basso/batteria) con cui ti sei trovato meglio? Gianni Leone – A detta di moltissimi, la formazione con Riccardo Spilli alla batteria e Alessandro Corsi al basso, durata dal '97 al 2003. Lo penso anch'io. Corsi entrò nel Balletto che aveva 19 anni, Spilli 22. Comunque c'è stata un'altra formazione davvero straordinaria. Quando nel 2002 suonai a Tokyo proprio con Spilli e Corsi, conobbi il batterista Masuhiro Goto ed il bassista Atsushi Hasegawa dei Gerard, gruppo prog giapponese davvero notevole. Pensammo di fare qualcosa insieme, una specie di Balletto di Bronzo italo-nipponico. Io rientrai in italia a settembre e tornai a Tokyo a ottobre. Intanto loro due si erano studiati i brani di YS in modo maniacale. Facemmo solo una prova veloce, e bastò. La sera dopo suonammo dal vivo in un teatro e fu qualcosa di travolgente! Ho la registrazione di quell'unico concerto, ma non l'ho ancora utilizzata.
A&B – …e quello con cui ti sei trovato meno in osmosi? Gianni Leone – Non ce n'è uno in particolare. Io sto male, soffro fino ad odiare la musica OGNI VOLTA che nel gruppo qualcosa non funziona più bene, quando l'equilibrio fra noi si incrina per i più svariati motivi, quando il bassista, il batterista o entrambi cominciano ad andare "fuori di testa" per una ragione o l'altra, a perdersi, a non impegnarsi abbastanza, o semplicemente perché antepongono al Balletto problemi, esigenze, capricci, progetti personali, e questo mi è successo con ogni formazione. Ecco la ragione di tanti cambiamenti di organico. Non credo che certe alchimie fra le persone possano ricrearsi, una volta che sono svanite. O almeno deve passare del tempo prima di rivedersi, eventualmente. In fondo è come una storia d'amore: va finché va, poi finisce. Io poi non credo nemmeno nelle storie d'amore, figuriamoci! Sono sempre stato fieramente SINGOLO. Per me è inconcepibile anche solo ipotizzare, immaginare di avere una figura accanto a me nella MIA vita, che peraltro non ho mai avuto e che non cerco: mi sentirei in gabbia. Io sono la mela completa, non cerco "l'altra metà". Mi basto. Tengo comunque a precisare che non sono affatto una specie di "mostro" crudele che pretende chissà che dai musicisti, sfatiamo questa leggenda/calunnia! È chiaro che per fare le cose bene bisogna applicarsi e studiare. Stop. Io chiedo questo. Mi pare il minimo. Diciamo che, avendo cominciato a suonare coi 18enni quando ne avevo 11, e poi coi 26enni quando ne avevo 18, sono abituato da sempre a fare le cose con disciplina e dedizione totale ed a suonare con musicisti bravi. Odio il pressappochismo. Non tollero che si facciano errori da dilettanti, che si abbiano gravi limiti tecnici perché ciò non permetterebbe neanche a me di migliorare. Inoltre ho oramai da anni e per il resto della mia vita perso ogni residuo di pazienza, quindi tutto mi stufa molto presto, specie le situazioni e le persone che mi procurano insoddisfazione, infelicità, problemi. Se tutto va bene, invece, nessuno riesce a starmi dietro in quanto a energie ed entusiasmo. Sono comunque in ottimi rapporti con tutti (meno che uno, almeno al momento, ma non dirò di chi si tratta) gli ex bassisti e batteristi del Balletto a partire dalla prima formazione, quella nata nel '95 con Romolo Amici al basso e Ugo Vantini alla batteria. Ci sentiamo, ci vediamo, ci stimiamo, scherziamo. L'attuale batterista Dario Esposito, per esempio - sorpresa! - ha già suonato col Balletto fra il 2004 e il 2005.
A&B – Sei uno dei pochi artisti che è riuscito ad esibirsi ad entrambe le edizioni del Prog Exhibition (la prima come ospite degli Osanna, la seconda con il Balletto). Cosa pensi di entrambe le edizioni? Gianni Leone – La prima edizione mi è piaciuta molto di più, sia perché è stata la migliore sotto tutti i punti di vista, sia perché, da ospite, ho avuto meno responsabilità e "rotture" burocratico-organizzative sulle spalle. La seconda edizione, decisamente più in sordina, mi ha procurato arrabbiature varie, non ultima quella con Richard Sinclair, "affibbiatoci" come ospite: non si era preparato il brano del Balletto che avrebbe dovuto suonare insieme a noi e inoltre, quando l'ho annunciato, è uscito sul palco come una gallina uscirebbe dal pollaio per razzolare, smarrita, sull'aia e non è riuscito a combinare nulla di buono: dalla sua chitarra uscivano solo rumoracci e note stonate. Altro che "star"! Forse era ubriaco. Da quel momento ho rotto ogni rapporto con lui, e mi sono lamentato sonoramente con Iaia De Capitani e Franz Di Cioccio (gli organizzatori dell'evento) che, ovviamente, sono stati totalmente solidali e concordi con me. Comunque, anche la seconda edizione ha avuto un suo fascino e una sua importanza storica.
A&B – A cosa pensi si dovuto il successo del primo e quello decisamente più contenuto del secondo? Gianni Leone – Mah, ce lo siamo chiesto tutti. I presupposti c'erano... Pare che ci fosse una stramaledetta, immancabile partitaccia di pallone in concomitanza con l'evento... Eppure il pubblico musicale e quello pallonaro dovrebbero vivere in galassie diverse... Infatti della prima edizione fu realizzato un bellissimo cofanetto contenente 7 cd e 4 dvd, mentre della seconda solo un doppio cd. Ad ogni modo mi sono molto divertito entrambe le serate, sempre assediato dagli "Amantes" [Gianni definisce con questo termine gli estimatori del Balletto. – N.d.I.]. Certo, l'evento può anche essere letto dai detrattori come una patetica reunion di vecchie cariatidi e zombies imbolsiti, ma ciò non vale per me, poiché io l'ho vissuto con lo stesso spirito col quale partecipavamo ai vari festival nel '71, '72, '73. E poi io voglio che i decenni passino solo per il mio certificato di nascita e non per me. Purtroppo non sono riuscito ad incontrarmi con alcuni "colleghi", per esempio con Joe Vescovi dei Trip e Tony Pagliuca delle Orme, che non vedevo dagli Anni '70. Il pomeriggio del 6 [Gianni parla della prima edizione.- N.d.I.] ci siamo ritrovati con Claudio Simonetti, Walter Martino, Vittorio, Francesco e Rodolfo del Banco e abbiamo parlato, fatto foto... C'era gente venuta dal Messico (che aveva visto il Balletto al Baja Prog), dal Giappone (già presente ai nostri concerti a Tokyo), dalla Costa Rica, dagli USA, oltre che da mezza Italia. Mi hanno subissato di foto, domande, richieste di autografi fin dal giorno prima. Ho rincontrato anche Carlo Massarini. Che simpatico, Thijs Van Leer dei Focus! E' un vero matto (matto artistico, of course). E poi è un musicista bravissimo, forse ancor più di David Jackson, ed è tutto dire. Finora ci eravamo sempre incontrati all'estero, questa è stata la prima volta in Italia. Per quanto riguarda il Banco, mi spiace per quella persona meravigliosa e grande musicista di Rodolfo, un po' in secondo piano nel contesto del gruppo dopo i gravi problemi di salute di qualche anno fa. Francesco avrà esaurito le imprecazioni per la rabbia di aver avuto un calo di voce proprio la sera della celebrazione del quarantennale del prog! Ma il corpo umano, ahimè, fa di questi scherzetti!... Un paio di aneddoti. Dopo le esibizioni del Balletto e dei Focus a Città del Messico nel 2003, il pubblico richiamò me e Thijs a gran voce sul palco. Ci ritrovammo, in quanto membri storici dei rispettivi gruppi, a dover fare "qualcosa". Partimmo con delle improvvisazioni jazzistiche, io alla voce e lui all'Hammond. Poi sfociammo in una incredibile “Besame mucho”, sempre io alla voce e lui all'Hammond, che fece impazzire il pubblico. Al Prog Exhibition, prima di uscire per la mia esibizione, avevo le mani fredde e lui, che era dietro le quinte accanto a me, le prese "amorevolmente" fra le sue e se le portò al petto trattenendole e massaggiandole per alcuni minuti. Doveva essere una scena un po' buffa da vedere. Sarebbe stato un bel momento da fotografare. Poi Lino mi annunciò ed io balzai in scena con le mani ben riscaldate.
A&B – Quale gruppo, al momento, incarna la vera essenza del prog (non importa se composto da giovanissimi o da meno giovani)? Gianni Leone – Non saprei.
A&B – Mi aspettavo di vederti al saluto organizzato in occasione della scomparsa di Francesco di Giacomo.... Gianni Leone – No, guarda, io ai funerali non vado: non voglio celebrare la vittoria della morte e la sconfitta dell'uomo. Non sono andato nemmeno a quelli di mia madre, di mio padre, di mia sorella e di alcuni fra i miei più cari amici. Se si svolgono in chiesa, poi, non se ne parla nemmeno: io metto piede in una chiesa solo ed esclusivamente mosso da interessi artistici e/o architettonici, non certo per assistere a inutili pagliacciate di un prete/soubrette e a scene(ggiate) pietose più o meno sincere da parte dei presenti. Francesco, da persona evoluta e intelligente, ha infatti voluto una cerimonia LAICA.
A&B – In quale paese il Balletto riscontra o ha riscontrato il maggiore successo di pubblico (sia in termini di vendita, sia di pubblico in occasione di concerti). Gianni Leone – Sicuramente in Giappone e in Messico. In Messico, quando scendo fra il pubblico per lanciare i foglietti con i miei aforismi, mi strappano letteralmente i vestiti di dosso! I giapponesi sono più contenuti per loro natura e cultura, ma comprano davvero di tutto, perfino gli autografi incorniciati! E poi ti idolatrano, ti riempiono di... inchini! Besos. Leo
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