L'ennesimo avvicendamento nei ranghi (entra Tom Brislin alle tastiere, al posto di David Manion) sembra non penalizzare in alcun modo i poliedrici e prolifici Kansas, capaci di sfornare un altro degnissimo capitolo della loro gloriosa tradizione, il loro sedicesimo in studio, quarto senza Steve Walsh, fuoriuscito nel 2014 (gli altri tre erano 'Vinyl Confessions' e 'Drastic Measures', del 1982-83 e il precedente 'The Prelude Implicit' (2016).
Se riuscissero a tollerare il fatto che l'album risulta pressoché composto dai nuovi membri Zak Rivzi e Tom Brislin, autori delle musiche afferenti a rispettivamente 6 e 3 pezzi (con contributi sporadici ai testi da parte di Ronnie Platt e Phil Ehart), anche i fan di lunga data sapranno apprezzare la validità intrinseca di questa nuova fatica discografica.
Il gruppo trova una stabilità nella studiata alternanza tra un hard prog piuttosto efficace ("The Absence of Presence", "Throwing Mountains", "Jets Overhead" e "Animals On The Road"), chiaramente devotissimo alle vecchie composizioni di Livgren e Walsh, e un propulsivo funambolismo che odora di masterpiece ("Propulsion 1" e, soprattutto, "The Song the River Sang", brano che presenta anche un prezioso epilogo sperimentale di stampo intimista, pur apparentemente incompiuto). E se le ballate "Never" e "Memories Down the Line" appaiono decisamente struggenti ma piuttosto ordinarie (unico neo di tutto il lavoro), "Circus of Illusion" evoca in maniera straordinaria gli Spock's Beard degli esordi, rimando che non può suonare oltraggioso se si pensa che il brano risulta interamente composto dai citati Platt e Rizvi (in ogni caso, considerando che, a loro volta, gli Spock's Beard sono fortemente debitori ai Kansas degli anni '70, il richiamo ha una sua ratio inconfutabile).
Alla luce di quanto sopra detto, quest'opera può essere consigliata come efficace punto di partenza anche alle nuove generazioni, a patto, ovviamente, che poi si navighi doverosamente a ritroso. L'album segna il debutto alla voce del citato tastierista Tom Brislin, cosa che porta il numero dei cantanti attuali a tre, una caratteristica ormai ricorrente dei nuovi Kansas (già presente nel terz'ultimo album 'Somewhere to Elsewhere'). |
Ronnie Platt – lead vocals Anno: 2020 |