Nota introduttiva (2015): La presente recensione apparve originariamente sulle pagine della rivista “Paperlate” (n. 54, anno 2007), qui pubblicata per gentile concessione della redazione di quest'ultima nonché dell'autore.
Il disco – che la predetta rivista fu la sola a ricevere in versione promo (fu anche l'unica a parlarne) – ad oggi non è ancora stato pubblicato sebbene un brano ivi presente, ancorché con titolo diverso (“The Reveille” è mutato in “Call-up”), è stato recentemente pubblicato nella raccolta “Progressivamente Story”, doppio cd contenente brani inediti di gruppi prog e new prog italiani. Sebbene l'autore non amasse recensire lavori discografici analizzandone dettagliatamente i singoli brani, decise di fare un'eccezione con questa fatica discografica in virtù del suo formato, un promo in versione ancora meramente embrionale.
Recensione (2007): Nel consegnarci una pre-release del nuovo lavoro, gli Ezra Winston hanno precisato che lo stesso è ancora privo di un titolo, che scaletta e titoli dei brani sono assolutamente provvisori, che alcuni di questi ultimi potrebbero subire ulteriori modifiche stilistiche. Ci è stato pertanto pregato di valutare con le “pinze” tale lavoro, anche in relazione al fatto che, non avendo ancora individuato una label, il gruppo non è ancora in grado di fissare una data di uscita. “Dial-Hectic” è sicuramente atipico perché caratterizzato dalla totale assenza di momenti intimistici e riflessivi, una vera novità per gli Ezra Winston. Il brano è pervaso da un certo dinamismo creato da un accattivante refrain alle tastiere e da una batteria serrata con rarissimi cambi di tempo. “The Reveille” è uno dei momenti di più elevato spessore: il brano si apre con sonorità folkeggianti proposte da due chitarre acustiche - che si intrecciano ripetutamente peraltro mai linearmente, piuttosto in modo sincopato tra loro - sui quali il flauto intesse briosi e scanzonati motivi. Evidente il riferimento ai Jethro Tull, con il cui leader Lucini condivide un approccio al flauto votato alla massima dinamicità, ad una minore accademicità dello strumento (ma solo in questo brano, essendo il secondo, l’italiano, diplomato al conservatorio, a differenza del primo). Il brano improvvisamente assume tratti marcatamente rock, pur sempre contraddistinto da continui ed inaspettati cambi di tempo, non rinunciando mai alla solarità iniziale, sempre promossa dal flauto. “Thougths”, pur essendo un breve trait d’union tra il precedente e il successivo brano, con i quali è collegato senza alcuna soluzione di continuità, rappresenta un altro picco di massimo valore dell’intero album. Pontani utilizza una loop station, giocando con la sua chitarra, l’unico strumento protagonista del brano unitamente a sporadiche percussioni di stampo orientale, sempre soffuse e mai invasive. L’intermezzo, di fatto costituito da una lineare sequenza di note ripetuta più volte con impercettibili variazioni, colpisce per la compostezza della melodia e per la perfezione stilistica, ispiratrici di un certo intimismo. “Fade Away” procede in maniera cauta, con un’iniziale malinconica melodia suonata dal pianoforte e si trasforma in un crescendo durante il quale i due chitarristi si alternano in assoli dalle note dilatate. “Mars Attack” vede l’esordio di Lucini in qualità di vocalist con ottimi risultati complessivi: il brano proietta gli Ezra Winston verso sonorità decisamente più dinamiche, soprattutto nella prima parte, ove il ritmo procede in maniera assai serrata pur con continui cambi di tempo. La seconda parte è più cadenzata e offre l’occasione ai membri del gruppo di sviluppare le proprie abilità ai vari strumenti, soprattutto al bassista, autore di una linea melodica molto avvincente. Il flauto, quasi del tutto assente (altra novità), compare inaspettatamente in un brevissimo stacco solistico, spiazzando l’ascoltatore con una melodia inedita, mai proposta dagli altri strumenti né prima, né dopo. Sul piano della composizione, al duopolio Palmieri/Di Donato (con qualche eccezione nel primo album), è subentrata una democratizzazione che vede, in qualità di compositori, anche Pontani (seppur in forma assai limitata, ancorchè efficace) e soprattutto Lucini (in due brani). Bene! I due non possono che portare giovamento al gruppo anche sul piano compositivo, visto che sono tra i principali innovatori del suono della band.
90/100
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Mauro Di Donato: synths, samples, piano elettrico, voce, chitarra classica e acustica, noise Paolo Lucini: flauto, sax piccolo, tenore e soprano, wind synth, noise Stefano Pontani: chitarra, guitar synth, loops Fabio Palmieri: chitarra elettrica, acustica, classica e chitarra a 12 corde, noise Simone Maiolo: basso Fabrizio Santoro: basso Ugo Vantini: batteria acustica ed elettronica, percussioni Daniele Iacono: batteria, percussioni
Anteprima mai pubblicata Genere: Progressive Rock
Tracklist: 01. Dial-Hectic 02. The Reveille 03. Thougths 04. Fade Away 05. Mars Attack
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