"Foxtrot at fiftyone", dovrebbe chiamarsi il tour che celebra l'uscita dello storico album dei Genesis, uscito infatti il 6 ottobre del 1972. Ma se la formula risulta vincente, perché non riproporla? Partito il 9 settembre scorso dalla Swansea Arena di Landore, nel Galles, il tour celebrativo continua ancora oggi a macinare tappe, riscuotendo sempre immutato successo. Non di rado, la band torna in paesi già visitati in precedenza: in Italia, ad esempio, Hackett aveva già presentato lo spettacolo nel corso di cinque date spalmate tra il 14 e il 19 novembre (qui le nostre recensioni dei concerti tenuti a Bologna, al Teatro Celebrazioni il 14 e a Legnano, al Teatro Galleria, cinque giorni dopo) e ora torna per un totale di ulteriori sei tappe. Del resto, è arcinoto il successo che i Genesis riscontrarono nel nostro paese, anche con "Foxtrot", che arrivò al primo posto della nostrana classifica. E' un amore che non tramonterà mai, come testimonia la presenza di molti giovani al concerto qui recensito. Rispetto alle date del 2022, il chitarrista ha tagliato il solo brano "A Tower Struck Down" (pur in origine eseguito dal solo Jonas Reingold), confermando senza alcun'altra variazione la restante tracklist, costituita da una manciata di brani attinti dalla produzione solista (prevalentemente di matrice seventies, eccetto "The Devil's Cathedral", tratto dal recente "Surrender Of Silence"), l'intero quarto album dei Genesis, e i bis "Firth of Fifth" e "Los Endos", l'ultimo dei quali connotato da estratti della carriera solista. Detto ciò, di fronte ad un anfiteatro letteralmente gremito, l'artista ha confermato la sua piena legittimità a proporre la musica dello storico gruppo, l'unico, di quel mitico quintetto, a farlo ormai da anni. E, parlando di arrangiamenti, se almeno una rilettura fa storcere la bocca ai puristi (Rob Townsend ha dato prova di essere un ottimo flautista ma, verosimilmente per volontà altrui, sono anni che privilegia l'uso del sax, castrando talvolta il flauto dove originariamente previsto), alcune rivisitazioni ormai collaudate appaiono assai interessanti: il magnetismo costituito dalla parte sperimentale collocata nel mezzo di "Los Endos"; l'intermezzo al sax di matrice jazz che contraddistingue "Camino Royale"; il lungo assolo di chitarra elettrico alla fine di "As Sure as Eggs Is Eggs (Aching Men's Feet)"; le inedite e complesse intelaiature costruite al basso dal citato Reingold. Il tutto sublimato da una spettacolare gestione di luci e ghiaccio secco e da uno scenario incantevole, fatto di pini e antiche vestigia romane, del tutto compatibile con la musica progressiva tipica sia del gruppo inglese, sia del suo innovativo chitarrista. |
Steve Hackett: chitarra, voce
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