Lo show, nella sua prima parte, è incentrato sulla produzione solista del chitarrista; materiale estrapolato da “Spectral Mornings” e "Voyage of the Acolyte", lavori entrambi di ottimo livello. Sostanzialmente Hackett tratteggia nella maggior parte delle composizioni la sua personale idea di come avrebbero potuto suonare i Genesis. Complessivamente appare una elaborazione di prog sinfonico mescolato a soavi melodie del folk con la chitarra che denota uno stile piuttosto versatile. In “Every Day”, "Spectral Mornings" e “Shadow of the Hierophant” risuonano fantastiche melodie e sintetizzatori di grande effetto. Il set è caratterizzato da splendidi crescendo acustici con un forte sapore british o con strumentali dalle tinte cupe. I primi creano incantevoli paesaggi sonori, incentrati sul delicato lavoro dei fiati. Il suono si fa in seguito più sperimentale, mescolando trame orchestrali con chitarre dissonanti. C’è un radicamento nei Genesis, ma gli occhi sono vistosamente rivolti al futuro. La seconda parte è dedicata alla esecuzione integrale di Foxtrot, il lavoro che consentì ai Genesis di spiegare le ali, affrontare situazioni sociali difficili con brani come “Get 'em out by Friday” tratteggiati come “per parte opera comica, in parte profezia”. Ma lo è anche per la loro prima epopea di 23 minuti, "Suppers Ready", una storia di bene contro male, ed una traccia costantemente indicata come uno dei brani prog più grandi e influenti di tutti i tempi. Foxtrot, nonostante le preoccupazioni iniziali di Hackett sul fatto che l'album potesse rivelarsi "troppo lontano dal pubblico", è un disco calato nel suo tempo, ma che ha sicuramente superato la prova dell’incedere degli anni per via della sua grandezza. Cinquant'anni. Eppure fresco, potente, intelligente e appagante. Lo stesso di sempre, ma esaltato dalle interpretazioni riverenti di ottimi musicisti.
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Steve Hackett: chitarra, voce Bologna Setlist:
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