Se una volta l'album dal vivo celebrava la catarsi della condivsione collettiva con cadenza prolungata, in genere dopo l'uscita di 4 o 5 album in studio, oggi il trend pare essersi livellato in termini di pura equivalenza, se non addirittura di inversione: alla fatica discografica in studio, infatti, segue una prova dal vivo, puntualmente estesa, se non estesissima (non più i canonici 2 lp, bensì 3 o addirittura 4). I Kansas non sono esenti da questa nuova evidenza numerica: uscito "The Prelude Implicit" nel 2016, gli fece seguito "Leftoverture: Live and Beyond" l'anno successivo, ed oggi, dopo "The Absence of Presence" del 2020, esce a distanza di poco più di un anno questo "Point of Know Return: Live and Beyond". Al lettore più attento non sfuggirà il richiamo ai gloriosi titoli degli anni '70 che, infatti, sono puntualmente celebrati, alternati a brani stralciati dalla produzione dei decenni successivi: ne consegue che quest'ultima, da sola, non riuscirebbe a sobbarcarsi il peso di mantenere alta la curva dell'attezione dell'ascoltatore, anche fedelissimo, giacchè c'è bisogno, per farlo, che l'archetipo tratto dal passato costituisca l'ossatura granitica dell'intera scaletta. Fatta questa doverosa premessa, questo nuovo titolo dal vivo merita attenzione: 22 i pezzi proposti, registrati in 12 diverse locations tra il 2019 e il 2020, suonati da un organico assai attendibile che vede due soli membri storici, il chitarrista Richard Williams e il batterista Phillip Ehart, e uno stuolo di musicisti aggiunti, a partire dagli anni '80: il bassista Billy Greer (1985), il violinista David Ragsdale (1991-1997 poi ancora nei ranghi dal 2006), i tastieristi Tom Brislin e Ronnie Platt, entrambi coinvolti nel 2014. Strutturato su 3 vinili, l'opera presenta una scaletta giocata sulla celebrazione del magnifico "Point Of Know Return", qui suonato nella sua interezza, al quale si alternano molti classici (tra cui "Song For America" e l'antichissimo "Lonely Wind", tratto dall'esordio del 1974) e una manciata di pezzi post seventies: "Refugee" e "Summer" (soltanto due, gli estratti da "The Prelude Implicite"), "Cold Grey Morning" (da "Freaks of Nature" di metà anni '90, album ottimo ma raramente celebrato dal vivo), "Musicatto" e "Taking in the View" (da "Power" del 1986). E se si segnala in termini negativi l'assenza anche soltanto di un solo pezzo tratto da "The Absence of Presence" (ma la cosa non stupisce, visto che questo ottimo album, QUI recensito, è stato pubblicato dopo il tour da cui è estratta la tracklist), va di certo evidenziato che, rispetto al precedente live, è qui presente una stratificazione minima, essendo soltanto 5 i brani condivisi: "The Wall", "Point of Know Return", "Paradox", "Dust in the Wind" e "Carry On Wayward Son". In conclusione, questo album non deluderà, perchè testimonia la grandezza di un album esemplare come "Point Of No Return", e rappresenta anche la conferma di quanto ottimi siano i Kansas odierni, con un Ronnie Platt che propone un'estensione vocale oltremodo competitiva con quella del gigante Steve Walsh. |
Label: Inside Out Music Genere: prog, hard rock Tracklist: • Cold Grey Morning [Freaks of Nature 1995] • Two Cents Worth [Masque 1974] • The Wall [Leftoverture 1976] • Song for America [Song For America 1975] • Summer [The Prelude Implicit 2016] • Musicatto [Power 1986] • Taking in the View [Power 1986] • Miracles Out of Nowhere[Leftoverture 1976] • Point of Know Return [Point of Know Return 1977] • Paradox [Point of Know Return 1977] • The Spider [Point of Know Return 1977] • Portrait (He Knew) [Point of Know Return 1977] • Closet Chronicles [Point of Know Return 1977] • Lightning’s Hand [Point of Know Return 1977] • Dust in the Wind [Point of Know Return 1977] • Sparks of the Tempest [Point of Know Return 1977] • Nobody’s Home [Point of Know Return 1977] • Hopelessly Human [Point of Know Return 1977] • Carry On Wayward Son [Leftoverture 1976] • People of the South Wind [Monolith 1979] • Refugee [The Prelude Implicit 2016] • Lonely Wind [Kansas 1974] |