Musical ambientato nella Capitale del 1500, interamente dedicato alla figura di Beatrice Cenci, protagonista di una vicenda scabrosa che può senz'altro essere annoverata tra i primi casi documentati di violenza domestica.
L'opera viaggia su coordinate altamente drammatiche, incentrate sul triste destino della donna, ripetutamente stuprata dal padre, del quale la stessa organizza poi l'omicidio con l'aiuto di una manciata di complici, venendo infine condannata con l'accusa di parricidio e giustiziata per decapitazione. Musiche suggestive di stampo tragico (a firma del M° Simone Martino, qui impegnato anche nelle vesti di regista) e una fotografia austera, a tratti plumbea, perseguono il chiaro scopo di sottolineare l'angoscioso e penoso destino vissuto dalla nobildonna. Questa mesta attitudine, peraltro, permea tutta l'opera in maniera così incisiva e determinata, da risultare totalmente impermeabile anche agli effetti solari dell'unica scena a vocazione giuliva, finanche giullaresca (si allude alla festa organizzata dal popolino in favore di Don Francesco Cenci, il dominus violentatore), pur sublimata da costumi assai sfarzosi e multicolorati. In un siffatto quadro, spiccano, su tutte, le voci degli attori che intepretano rispettivamente figlia (Zoe Nonchi) e padre (Giuseppe Cartellà): l'ugola da usignolo della prima appare fagocitata dalla veemenza tenorile del secondo, rapporto che sembra dare vita ad una sorta di figura retorica putativa che sottolinea il ruolo predominante dell'uomo violento e prepotente verso la donna fragile ed indifesa. Per i temi trattati, la visione è certamente consigliata ad un pubblico composto da soli adulti.
Questa recensione si riferisce alla rappresentazione dell'11 settembre 2024.
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BEATRICE CENCI Vittima esemplare di una giustizia ingiusta
PERSONAGGI & INTERPRETI Beatrice Cenci - Zoe Nochi Francesco Cenci - Giuseppe Cartellà Giacomo Cenci - Antonio Melissa Olimpio Calvetti - Giorgio Adamo Claudia - Ilaria Deangelis Lucrezia- Stefania Fratepietro Giudice - Maurizio Semeraro Bargello - Danilo Ramon Giannini
ENSEMBLE Alessandro Giorgi Jasmine Lazzoni Beatrice Mastrangeli Luca Petrone Francesca Romana Reniers Sofia Sandri Martina Sbardella Martina Torrisi
Produzione - Paola Ferrari Marketing & Distribuzione - Giovanna Gattino Costumi - Catia Mancini
Regia di SIMONE MARTINO
Libretto - Simone Martino e Giuseppe Cartellà Musiche - Simone Martino
Il copione di questo spettacolo musicale in due atti è del tutto originale. La sceneggiatura è tratta dalla vera storia di Beatrice Cenci nobildonna romana vissuta nella seconda metà del 1500 e riadattata dal Maestro Simone Martino (che ha curato anche la Regia), compositore e autore di molte Opere musical, tra le più note citiamo, “Roma Opera musical”, “San Michele l’Angelo dell’Apocalisse”, “Lo sguardo oltre il fango”, “Il Canto di Natale - La favola musicale”, “Re Artù opera musical” e “Vlad Dracula” attualmente in tour italiano. La vicenda si svolge nella seconda metà del 1500 quando la giovane subì ripetuti abusi da parte di suo padre Francesco Cenci, un nobile di spicco della Roma papale. La giovane denunciò gli abusi scrivendo direttamente al Papa, chiedendo di farsi rinchiudere in convento, pur di condividere la propria vita con quel mostro dentro casa, ma le sue preghiere non vennero ascoltate. Queste ripetute violenze spingono Beatrice a voler eliminare suo padre, sua unica via di scampo per essere libera. Con l’aiuto della matrigna Lucrezia Petroni Velli, del fratello Giacomo e del castellano Olimpo Calvetti, Dopo due tentativi andati a vuoto riescono nel loro intento, cercando di far passare la morte del nobile come un incidente, gettando il corpo già esanime dell’uomo da un mignano del casale di Petrella Salto (proprietà dei Cenci). Le indagini proveranno il contrario e a nulla valgono le testimonianze delle violenze subite dalla giovane che verrà processata assieme ai suoi complici e decapitata l’11 settembre 1599 nella piazza di Castel Sant’Angelo in Roma. Beatrice Cenci può essere considerato uno dei casi di violenza casalinga più documentati nella storia antica. La brutalità della legge romana della fine del 1500 non è certo paragonabile alla giurisdizione dei nostri giorni. Certo la violenza sulle donne era, e purtroppo rimane ancora, una gravissima piaga della nostra società. fonte: comunicato stampa
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