Gradevolissima (prima) trasposizione italiana di una delle tante opere a firma di Norm Foster, commediografo fra i più più noti e prolifici del Canada, le cui opere sono state spesso rappresentate con successo anche fuori dalla terra natia.
Da noi già largamente apprezzata sia al Teatro Manzoni, durante l'aprile scorso (nella pièce "La finta ammalata"), sia in altri compagini teatrali capitoline (come il Teatro Golden e il Teatro Marconi), Miriam Mesturino interpreta un personaggio brioso e spumeggiante, sublimato anche da un Sergio Muniz intelligentemente indirizzato verso il ruolo di sua solida e garbata spalla. A latere della coppia, si collocano quattro attori complementari che contribuiscono a movimentare il palco incarnando riuscitissimi soggetti, ciascuno tipizzato da una personalità borderline: la terremotante nevrotica Valentina Maselli, la psicopatica bipolare Maria Cristina Gionta, lo spietato giornalista d'inchiesta Giuseppe Renzo, il pignolo ma distratto investigatore Luca Negroni. Ciò che scaturisce da questo pot-pourri attoriale è una pièce allegra e frizzante nel corso della quale vengono ironicamente toccati argomenti scabrosi, come il sesso, il tradimento, la scena del delitto, sempre con pungente senso del sarcasmo e della parodia, ma mai infrangendo completamente il muro del politicamente corretto. In alcune occasioni, peraltro, si apprezzano alcune incursioni in territorio farsesco, grazie ad una regia capace e attenta, nonché caricaturale, per merito delle capacità interpretative dei citati Maselli, Gionta e Negroni. Un uso contenuto del turpiloquio e la capacità di gestire con garbo alcune piccole allusioni e doppi sensi a sfondo sessuale, rendono quest'opera adatta anche un pubblico di adolescenti, pur accompagnato. Questa recensione di riferisce alla rappresentazione del 14 ottobre 2023. |
C’È UN CADAVERE IN GIARDINO
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