Per il suo debutto, Last Exit si trova ancora dislocato sul terreno del temibile urlatore Peter Brötzmann e Köln si impone rapidamente come il Last Exit che occorre necessariamente aver ascoltato. In realtà mi secca terribilmente scrivere in questi termini; è esattamente il genere di frasi definitive e nette che certuni lettori attendono per rifuggire da investigazioni ed analisi eccessivamente laboriose, troppo ansiosi di ricevere nelle mani il Santo Graal ora e subito, senza fare sforzi di interpretazione. Il lato negativo della vicenda è che il lettore si mette così volontariamente nelle mani del recensore e rischia di scartare a priori delle possibili, illuminanti, scoperte musicali che potrebbero giovare non poco nel futuro. Ecco perchè mi risulta piuttosto difficile analizzare questo lavoro senza pensarne tutto il bene possibile così da metterlo al riparo da ogni forma di aggressione ed obiezione. Occorre tuttavia precisare una cosa; anche se l'album è ormai costituito di vecchie tracce, nel 1986 Last Exit si segnala come un giovane gruppo. Ed è esattamente questa debordante vitalità che trasuda dall'ascolto di Köln, prima che le consuetudini sonore e la routine venissero ad intaccarne l'enorme dose di spontaneità propria di una musica prevalentemente improvvisata. Che sia proprio il contatto con il pubblico ad esaltare l'impatto sonoro di un grande Peter Brötzmann? In tandem con Sonny Sharrock sulle tracce di un vero e proprio chaos elettrico che sono i primi a mettere a punto, la sezione ritmica formata da Bill Laswell e Ronald Shannon Jackson fronteggia con bravura la platea, raddoppiando in inventività. A partire da una monumentale versione di Hard School sino a giungere alle più serrate e assassine Take A Beating o Last Call, Last Exit si dimena come un cane furioso per almeno quaranta indescrivibili minuti, alla ricerca di una via d'uscita che ha un solo nome: libertà. I quattro musicisti, per i quali il termine energia rima con virtuosità, sono all'apice della loro forma e della loro arte. Questo loro fantastico massacro sonoro, estremo e convulso, appare ancora oggi come il canto del cigno di una primigenia idea/epoca del free, ormai compiutasi. Un tornante della storia musicale. |
Ronald Shannon Jackson: Voce, batteria Anno: 2005 |