I Di Viola Minimale auto-producono il loro primo disco vero e proprio nel 2008; un anno più tardi danno una bella sterzata alla loro musica con Ai margini del tempo, dei colori, del suono e della narcolessia, piccolo gioiello del sottobosco indie italiano, fumoso e labirintico viaggio tra le nebbie fantasmatiche della notte.
Questo EP prosegue sulla strada del post rock, ma muta decisamente la tonalità. L’ipnosi vaporosa si trasforma qui in un deliquio rabbioso delle forme, una destrutturazione sistematica delle coordinate spaziotemporali in un movimento ciclico senza fine. Dipinti di stasi infinita, movimento e immobilità si confondono in pennellate torbide; canzoni dall’impatto visivo, istantaneo, che si sviluppano sostanzialmente ripetendosi, in stranianti melodie che sembrano sputate fuori da stati alterati della mente, come uno stream of consciousness sonoro. Cusumano affina la tecnica di decostruzione, Sciacca costruisce ritmi grevi, di una monotonia labirintica, mentre è Natoli a riempire gli spazi mentali con suoni liquidi, ineffabili. Soprattutto nelle parti vocali, i brani sembrano la trasposizione musicale del vagare disorientante della mente, in un movimento sinusoidale, di apertura e chiusura continua, come lo sbatter d’ali di una farfalla rallentato in una proiezione immaginativa amplificata. Cusumano viaggia su binari insondabili, spirali melodiche inafferrabili ed ipnotiche. Il quadro sonoro si riconferma in questi episodi rarefatto, liquido, come maree notturne che si infrangono dolcemente contro la nera roccia. La gran parte dell’EP segue queste linee evanescenti, mentre “Retro V.M.” reinnesta solo per pochi minuti distorsioni e vibrazioni rock, l’impeto ardente che si era inevitabilmente perso con il calare delle tenebre post. Rimangono però ben più interessanti le nenie ipnotiche come “Di cobalto e di viola”, densissima ipnosi fuori dallo spaziotempo, o le pennellate impressioniste di “La presa di coscienza”. 70/100
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Davide Cusumano: Chitarre e voci Anno: 2011 |