Il 2008 l'avevo messo nel cassetto, musicalmente parlando, con un pezzo da novanta quale era stato Traced In Air dei Cynic.
Nemmeno il tempo di rifiatare e mi ritrovo tra le mani grazie ai buoni uffici del cortese Massimo Pupillo un altro lavorone. Per me l'attesa era molta, con gli Zu in ballo è sempre così, a loro poi non piace fossilizzarsi. Tirano dentro un ospite (anche due o tre) in ogni album, lo circondano di premurose attenzioni, entrano in simbiosi con lui e mettono al mondo una nuova creatura musicale che alla fine non è nè Zu nè l'ospite al tirar delle somme. Mettici pure che l'aria era diventata densa di aspettative perchè l'album lo produce la Ipecac di Mike Patton e perchè Patton stesso partecipa in due pezzi: Soulympics e Orc. Perchè c'è anche Buzz Osborne (King Buzzo), per intenderci, dei Melvins e dei Fantômas e Giulio 'Ragno' Favero del Teatro degli Orrori che suona le parti addizionali di chitarra e basso ed Alessandro 'Pacho' Rossi impegnato alle percussioni in due tracce ed il quadro è completo. Loro ti spiazzano subito. Hanno cambiato ancora: non è più jazz-core. Diciamolo rapidamente, Carboniferous è un album con un sacco di elementi azzeccati perchè ha un suono spaventoso, King Buzzo è bravissimo alla chitarra, Mike Patton è esaltato alla voce. C'è tantissimo doom, sezioni metal alla Meshuggah, follia a piene mani e grandissima corposità ovunque. E allora Ostia ti sorprende perchè è quasi 'ballabile', con sax effettato e sovrainciso, il suono del basso persino più distorto rispetto a prima e, se li avete presenti, anche molto vicino a quello impiegato da Brian Gibson dei Lightning Bolt che qualche loro concerto lo hanno aperto in passato. In Chthonian protagonista è la variazione del tempo, pezzo fragoroso e a tratti matematico ed illogico nella sua quadratezza. Massimo Pupillo squaderna il basso, lo fa lentamente, procedendo dalle potentissime eco, fino a renderlo tenue, sottile. Poi è ancora il regno di cassa, rullante e basso blindati in progressione e alterazione del suono. In qualche modo è una liaison che unisce idealmente la composizione alla simmetria e alla pressante ritmicità di Mimosa Hostilis. Carbon che è stata proposta come anticipazione dell'album è cupa, greve, inquietante incardinata a breve sulla violenza rumorosa e darkeggiante del sax di Luca Mai, ora totalmente free ora assurdamente inquadrata. Così in questa climax si innesta perfettamente Beata Viscera sorta di soundtrack tutta organizzata intorno ad una complessa intersezione strumentale e a colloqui metafisici e forsennati con break e continue ripartenze, violentissime, quasi prossime a quelle del progetto drone-metal Black Engine con Eraldo Bernocchi. Erinys è un altro carnefice sonoro incaricato di afferrarti alla gola e di scagliarti nella polvere mentre Axion è una delle sintesi di Carboniferous, una delle sintesi di tutto quello che gli Zu hanno desunto e declinato nel loro impegno artistico dal 1997 in poi: miscela l'hardcore, quello vero della rabbia, della contestazione, qualcosa che va oltre i NoMeansNo e il jazz. Ma lo so, forse è riduttivo. Come è riduttivo parlare di ricerca deliberatamente melodica nella costruzione di Obsidian che è molto di più, è anche durezza lisergica. Dimenticavo, c'è anche Mike Patton in Soulympics ed Orc, si diceva prima. Il primo dei due pezzi è per scelta elaborato attorno al suo caleidoscopio vocale, una sorta di variazioni di registri mefistofelici e di timbri a tratti anche delicati, tutto avviene mentre gli Zu si accollano una maligna proposta dai tratti math. Il secondo brano è invece un viaggio negli spazi ambient-industrial nel quale Mike Patton decide di accompagnare il gruppo in una orribile e ciclopica caverna. Credo che Carboniferous avvicinerà i molti che trovano solitamente ostica la produzione degli Zu perchè non è musica facile ma è un album tremendamente compatto. Siamo su livelli di assoluta eccellenza. Ti sorprende perchè è un lavoro del quale senti il travaglio, il sudore nella gestazione, la furia, la rabbia musicale. E' come se fosse stato forgiato nel cuore della montagna perchè ogni pezzo è lava che trabocca direttamente dalla fucina di Efesto. 95/100
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Luca Mai: Sax Baritono Anno: 2009 Sul web: |